Sarà
per via della giornata che si preannuncia nuvolosa e anche un po’ fresca, ma non
riesco proprio a vedere nulla di positivo laddove Scalfari vede brillare il
sole dell’avvenire. Se ci si limita a valutare con speranzoso entusiasmo
qualche dato statistico in leggera e incerta controtendenza dopo anni di
tracolli, ebbene ci s’illude non solo sul momento, sul contingente, ma tanto
più sul futuro. Ecco cosa dice:
«In un mondo sempre più interdipendente gli
elementi negativi e quelli positivi si intrecciano senza posa e il termometro
che ne misura l'andamento ne registra ogni giorno l'intensità e le aspettative
che ne derivano.
Nella settimana appena trascorsa
l'alternarsi degli eventi e gli effetti che hanno prodotto hanno toccato il
culmine della confusione tra timori e speranze, ottimismo e pessimismo. Pensate
all'Egitto, ai venti di guerra in Siria che potrebbero incendiare tutto il
Medio Oriente, ai sintomi di crisi nell'economia dei Paesi emergenti, ma anche
alle buone notizie sulla ripresa dell'economia americana e ai segnali -
timidi ma visibili - d'un miglioramento dell'economia europea.
I mercati, sempre molto sensibili a queste
diverse sollecitazioni, hanno registrato fedelmente quanto accadeva. Alla fine
il bilancio della settimana è moderatamente positivo anche se il circuito
mediatico tende a mettere in evidenza le cattive notizie che producono più
sensazione delle buone.
Insomma il mondo è una variante soggettiva
dipendente dagli umori dei media che, com’è noto, per ragioni d’interesse tendono
al pessimismo».
Personalmente
– e con me credo molti altri – vedo invece i guasti irreversibili di un sistema
economico globale improntato al massimo sfruttamento della biosfera, con
inquinamenti di tutti i tipi e la drastica riduzione delle specie faunistiche e
vegetali, l’implementazione di modelli unici di pensiero, l’uniformazione dei
prodotti e dei consumi, la decadenza dei comportamenti sociali, la riduzione delle lingue
parlate, la banalizzazione della cultura, la scomparsa delle arti e dei
mestieri, la concentrazione del sapere e delle competenze – in particolare nel
complesso neotecnologico – presso un ristretto numero di soggetti, la riduzione
della quasi totalità dell’umanità a una massa priva di autentiche competenze e
ruoli sociali significativi, l’assenza di coscienti obiettivi sociali e il
radicarsi della rassegnazione, la centralizzazione dei poteri presso organismi
paraocculti e comunque svincolati da reali processi democratici.
Eugenio
Scalfari tutte queste cose e molte altre
finge di non vederle, o più probabilmente le interpreta nel senso positivo che
a questi fatti conferisce la sua ideologia. A lui bastava Monti Mario, e ora è
contento di Letta Enrico. E pazienza, penserà, per il mancato laticlavio, sarà
per un’altra vita e del resto lui ha già avuto così tanto, soprattutto in Borsa.
P.S.:
il resto dell’articolo non l’ho letto, per evitare, come detto, di farmi
travolgere dall’ottimismo già dal primo di settembre.
Per il laticlavio non è ancora detta ora che violante si candida alla successione del monarca naploletano.
RispondiEliminaOttimo il post successivo sugli usa: liberatorio!
Buona giornata, gianni