sabato 23 febbraio 2013

La generale illusione



Dicono fossero 800mila ieri sera. Sicuramente erano tantissimi. Stavano lì ad ascoltare quanto aveva loro da dire Beppe Grillo, ossia ciò che già sapevano e avevano sentito ripetere forse troppe volte. Quella di procedere battendo allo sfinimento sugli stessi concetti è una tendenza tipica dei leader carismatici. Grillo tuttavia non credo sia un vero e proprio leader carismatico. Lo sarà certamente per molti dei suoi seguaci, ma non per tutti quelli che nei prossimi due giorni voteranno per il suo Movimento.

Grillo è una brava persona, in buona fede, non penso nemmeno per un momento che egli agisca, consapevolmente, in favore di altri interessi. Più che un progetto organico di società, la sua voce catalizza la disperazione e la rassegnazione per una situazione che non cambia, da troppo tempo incancrenita e che si avvita in una spirale di successivi disastri. L’ultima botta l’ha data proprio Mario Monti, il quale doveva salvare il paese dal precipizio e invece non ha fatto altro che parcheggiarlo sull’orlo del baratro.

Il punto di tutta la faccenda è: Grillo ama illudersi o illudere? Forse entrambe le cose, anche se dalle sue parole, ogni tanto, traspare la consapevolezza che un conto sono i discorsi, i proclami, altra cosa sono le difficoltà enormi di procedere sulla strada del cambiamento. Credo anche che in cuor suo abbia un po’ di paura, quantomeno un senso di vertigine per le aspettative innescate, soprattutto tra quanti si fanno convinti che questo paese si possa cambiare nel e dal parlamento.

La generale illusione, una volta preso contatto con la realtà, e cioè che gli impegni presi non potranno essere mantenuti, potrebbe avere conseguenze funeste e condurci per strade che non vorremmo, almeno oggi. Per conservare il proprio credito in scadenza sarà allora necessario mantenere viva la rabbia, ma anche trovare nuovi e più diretti capri espiatori verso cui indirizzare rancore ed odio. E allora di Grillo non ci sarà più bisogno, forse nemmeno del Movimento cinque stelle.

7 commenti:

  1. Meglio sparare una cagata sui numeri che sparare cagate alla stregua di Monti, Berlusconi, Bersani e company! Iniziamo a riprenderci uno spazio di discussione quale dovrebbe essere il parlamento, poi si vedrà. Intanto senza il Movimento avremmo una speranza in meno e molta informazione in meno. Chissà magari è più marxista il movimento di quanto lo sia lei. Del futur non c'è certezza, del presente si eccome!

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    1. non mi pare di aver contestato il numero dei partecipanti: ho detto che erano sicuramente tantissimi, perciò non così pochi come vorrebbero certe fonti. ecco il motivo.

      che il movimento possieda, sia pure vagamente, impronta marxista ne dubito, ma non è questo il punto

      auguro a lei e al suo movimento ogni successo, anche ben oltre le vs. speranze

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  2. Ciao Olympe.

    Leggo questo articolo come ho letto quello precedente che rinvia alle elucubrazioni di Stiglitz, ripreso da Grillo. Bella la battuta sulle "camicie da stirare"!

    Un osservazione non di poco conto. Se grillo cavalca la protesta tu (voi marxisti) non sei (siete) da meno!

    A parte di criticare continuamente il sistema attuale, il nulla. Nel senso che, e penso che non sia neanche la prima volta che ti pongo il quesito, dopo aver superato i rapporti di produzione capitalistici (dove io concordo in pieno, non è questo l'oggetto della contestazione) cosa si fa?

    Conosco bene la battuta "la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell'altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, cosí come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico" ma la realtà è ben diversa.

    Siamo in 7 miliardi, se tutti si mettessero a pescare, a cacciare e raccogliere quello che la terra produce ben presto saremmo senza un pesce, senza una preda e senza un frutto da raccogliere.

    Potrebbe anche andar bene così, magari dopo un estinzione di massa i pochi sopravvissuti se la godrebbero, ma sarebbero privi di qualsiasi cultura e forse reinizierebbero da capo con "questo e mio".

    Sì perché, anche la cultura è un processo complesso e organizzato, specializzato. Non potrei immaginarmi una persona che sa tutto e che socializzi il proprio sapere con tutti affinché anche gli altri sappiano tutto, così da essere completamente liberi e indipendenti, ma allo stesso tempo sicuri della coscienza altrui.

    Pensa soltanto alla gestione delle biblioteche, che non può essere fatta alla cazzo o "come mi vien voglia". Un orario e dei turni ci dovranno pur essere: implicano responsabilità, cioè la privazione della libertà, che implica precisi doveri.

    Magari questi doveri non sarebbero più in funzione del plusvalore o non sarebbe neanche un lavoro dipendente alla servitù di un privato, ma sarebbe un lavoro subordinato, magari alla società.

    Ecco, quando i marxisti risponderanno a questa domanda e lo faranno in modo rigoroso e scientifico, forse la società potrà cambiare seriamente.

    E questa è soltanto una! Per non parlare dell'egoismo innato, magari dovuto anche alle ricadute della persona. Non mettere in discussione anche le debolezze umane (es: la pigrizia, sensazione di onnipotenza nella stanza dei bottoni, furbizia, frustrazione, sindrome di inferiorità) quando si parla di economia produce, appunto, battute STUPIDE come soluzioni, come quella di Marx che ho citato di sopra.

    saluti

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    1. ti sei dimenticato di dire che anche le stagioni non sono più quelle di una volta

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    2. Sì, me ne sono accorto, ma c'hai pensato te. :D

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  3. Effettivamente, al di là delle polemiche, il mondo è arrivato al punto in cui o si rendono collettivi i mezzi di produzione o è il disastro che abbiamo tutti sotto gli occhi.
    Non può più essere goldman & sachs o la monsanto e affini - cioè quelle poche centinaia di multinazionali che tengono in pugno il 70% dell'economia mondiale - a decidere cosa produrre, come produrre, dove produrre, come distribuire: loro continueranno a farlo solo in base alla logica del profitto che esclude, maciulla e desertifica la complessità della ricchezza degli esseri viventi.

    Se questo è il nodo, chiunque voglia cambiare le cose e riportare la vita, il cittadino, al centro dell'azione dovrà, in un modo o in un altro, scioglierlo o esserne inesorabilmente sciolto.

    Mi auguro che nello scontro, che si farà presto al calor bianco, il M5S sia obbligato a tirare con coerenza tutte le somme che i suoi presupposti e volontà di cambiare implicano. Obbligato, anche e soprattutto, dalle condizioni sociali e materiali terribili in cui è sprofondato il popolo che li sostiene.
    In fondo le leggi che muovono la storia, così ben capite e analizzate da Marx, funzionano concretamente al di là della maggior o minor consapevolezza individuale.
    Che la comunità di cui parla Grillo sia una comunità di Comunisti - per ora - inconsapevoli?
    Antonio

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    1. Antonio, comprendo. Per quanto mi riguarda ho semplicemente scritto che non credo si possa cambiare nel e dal parlamento. Spero – ma non lo dico a te – di poter essere di questa idea.

      Poi ho scritto che ritengo che questo movimento così indistinto possa prendere strade pericolose. Anche su questo, spero – ma non lo dico a te – di poter essere di questa idea.

      qualche giorno fa, in una risposta a un commento, ho detto che la verità è figlia del tempo. e che di tempo non ce ne vorrà molto per scoprire di quali sogni e illusioni – sempre secondo me – si nutre questo movimento.

      ciò detto, non significa che qualche risultato concreto questo M5S non possa raggiungerlo, anzi, sopratutto all'inizio dovrà dimostrare molto. ho scritto anche che dalle parole di grillo, ogni tanto, traspare la consapevolezza che un conto sono i discorsi, i proclami, altra cosa sono le difficoltà enormi di procedere sulla strada del cambiamento.

      posso solo ribadire il mio augurio per un ampio successo, al quale però spero di non dover credere sulla parola.

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