giovedì 30 agosto 2012

Fuorilegge


“Questa sede romana non commise mai nessun errore e mai lo commetterà”.
Gregorio VII contro Enrico IV

Non ha destato affatto rilievo, in Italia, il fatto che la stampa e l’opinione pubblica israeliana abbiano preso posizione contro la nomina di monsignor Giuseppe Lazzarotto  a nunzio del Vaticano in Israele. Il prelato è accusato di aver fatto, quale nunzio in Irlanda, tutto ciò che era in suo potere, seguendo le direttive del suo boss, per proteggere i preti pederasti. Soprattutto è accusato di non aver in alcun modo collaborato con il giudice, Yvonne Murphy, capo della Commissione incaricata dal governo irlandese di indagare sullo scandalo degli abusi sessuali nell’arcidiocesi di Dublino.

La Commissione criticava l’arcivescovo Lazzarotto per il suo rifiuto di rendere note informazioni dai rapporti circa gli abusi sessuali del clero su minori. Nel 2008, un anno prima che la Commissione d’inchiesta inoltrasse le sue conclusioni incriminanti alla Corte Supreme irlandese, il Vaticano decideva di nominare Lazzarotto suo rappresentante in Australia. Con un attacco senza precedenti alla Santa Sede, l’allora primo ministro irlandese Enda Kenny affermava: “Lo stupro e la tortura di bambini sono stati minimizzati o ‘gestiti’ pur di sostenere il primato dell’istituzione, il suo potere, il suo rango e la sua reputazione”.

Dal punto di vista canonico poi, bisogna ricordare che un vescovo, nei casi di abusi sessuali perpetrati da preti su minori, ha un compito rilevante. È infatti attraverso le relazioni dei vescovi delle singole diocesi che il promotore di giustizia (un pubblico ministero ecclesiastico – istituito ad hoc nel 2001 per far fronte alla crisi scoppiata con gli scandali per i casi di abusi sessuali – che fa parte della sacra congregazione per la dottrina della fede) valuta i fatti relativi al procedimento. Ed è quindi privilegio riservato al Vaticano, attraverso tale promotore di giustizia, emettere il giudizio finale sulla colpevolezza di un prete. Chiaro che se i fatti vengono insabbiati, minimizzati, dilazionati o travisati già in partenza …..

La questione della pederastia tra i preti cattolici, lo stupro e la tortura dei bambini, è tutt’altro che conclusa. Le gerarchie ecclesiastiche sembrano non rendersi conto dell’assurdità e dell’impossibilità di sottoporre un prete ventenne ad un vincolo di perpetuità quando la vita cambia in continuazione. Ecco perché i preti con il voto di celibato e di castità non possono che diventare persone sofferenti e spesso degli spostati. Lo dico senza alcuna acredine, il voto di celibato e di castità va contro quelle che sono le più naturali e speciali pulsioni della vita e le più profonde aspirazioni di un essere umano e la chiesa non ha alcun diritto su di esse.

La chiesa di Roma ritiene di essere sopra tutto e tutti, una realtà sacra detentrice di un potere sovrano e assoluto a cui nessuno può chiedere conto e ragione dei suoi atti e di quelli dei suoi ministri. Essa vede nei ragazzini stuprati un bene di consumo disponibile senza assumersene le responsabilità che certamente su di essa gravano. Essa ha perso, con i suoi comportamenti di complicità e con gli atteggiamenti assolutori in fatti di gravità inusitata, il diritto di cittadinanza nel consesso delle istituzioni con legittimità sociale e con esso la ragione stessa della sua esistenza.

Se il potere corrompe, quello sacro snatura. E lo si vede bene anche nelle vicende italiane che riguardano le nostre leggi. Non è il parlamento a legiferare in talune materie, ma direttamente il Vaticano. E se la Corte europea per i diritti dell’uomo obietta che tali leggi sono fatte coi piedi, ecco ancora i vescovi prendere posizione e sollecitare ricorsi ridicoli. E tutto ciò in forza di un peccato d’origine, l’aver accolto nei principi fondamentali – quindi immodificabili – della Costituzione i Patti lateranensi di mussoliniana memoria, per cui si è stabilito, tra repubblica e una particolare organizzazione religiosa, non più e non solo un rapporto di tipo politico ma bensì un rapporto di fedeltà. 

6 commenti:

  1. Ciao Olympe,
    come va? Rieccomi nel Tuo blog dopo una lunga assenza.Mi mancavano i Tuoi scritti.

    Più che un rapporto di fedeltà fra politica e chiesa, intercorre da sempre un rapporto di perenne ricatto da parte di quest'ultima verso la classe politica. La forza della chiesa sta nei suoi seguaci,contemporaneamente elettori , ancora troppi in Italia. Prova ne è l'articolo 7 della Costituzione Italiana ottenuto con il ricatto, davanti al quale capitolarno De Gaspari e Togliatti. Sono per il divieto al voto per tutti i cittadini dello Stato del Vaticano, preti, monaci, monache e prelati. Bisognerebbe negare loro la cittadinanza italiana una volta presi i voti, visto che scelgono una vita spirituale a servizio di uno Stato straniero. Verrà mai tanta civiltà in Italia? Fortemente ne dubito che tanto coraggio possa saltare mai fuori.

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  2. Ho copincollato (segnalandone la provenienza) sul FQ la seconda parte di questo post, all'interno di un articolo sulla morte del cardinale Martini, e tempo due minuti, è sparito, dopo essere stato votato da due persone. CHE SCHIFO! Non esiste nessuna libertà di espressione, siamo fottuti. Scusa lo sfogo e ciao.

    Franco (un vecchio lettore)

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    1. ciao Franco, scusa l'imbarazzante ignoranza: cos'è FQ ?

      di che stupirsi, il post non a caso porta quel titolo

      ciao

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  3. FQ= Fatto Quotidiano

    Questo blog, è una delle poche isole felici dell'informazione, della cultura, e della critica politica e sociale.

    Franco

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    1. grazie Franco, anche a te per natale spedirò una cassa di vini. ciao

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