venerdì 9 giugno 2023

Kafka in masseria

 

Il 2 agosto 1914 Kafka scriveva nel suo diario: «La Germania ha dichiarato guerra alla Russia. Pomeriggio in piscina» (Deutschland hat Russland den Krieg erklärt. Nachmittag Schwimmschule). Dunque la traduzione non è strettamente letterale, ma a me piace “Pomeriggio in piscina”. Kafka lo sapeva: i dettagli sono per chi li sa apprezzare.

Kafka, lo scrittore che come nessun altro ha saputo ridurre l’orrore e la quotidianità del mondo alla sua espressione più semplice e radicale. Pensa se l’11 settembre 2001 le persone avessero scritto nei loro diari: “Crollo delle Torri Gemelle. Pomeriggio in piscina”.

È proprio così: mentre in Europa si muore di guerra, altri nuotano nelle “vasche etrusche” di una masseria, con intorno enormi cuscini color sangue e schlafen in “camera imperiale”. È vero, il due di giugno vinse la monarchia, quella dei minchioni.

Kafka era un ottimo nuotatore. Ha nuotato molto, almeno fino a quando la malattia non glielo ha impedito. Uno dei suoi racconti incompiuti, due pagine risalenti al 1920, Il grande nuotatore: «Al ritorno a casa si festeggia un campione olimpico di nuoto. Dopo altri discorsi, esordisce così: “Sono, lo ammetto, autore di un record mondiale, ma se mi chiedeste come l’ho stabilito, non saprei rispondervi in modo soddisfacente. In effetti, non so nuotare affatto”».

Kafka due giorni prima aveva notato che si trattava di una mobilitazione generale, che i suoi amici erano stati chiamati alle armi, e aveva aggiunto: «Ora vado a ricevere il compenso per la solitudine. È vero che difficilmente è una punizione, la solitudine porta solo sanzioni. Tuttavia, sono poco colpito da questa miseria e più determinato che mai. Questo pomeriggio dovrò andare in fabbrica [...]. Ma scriverò nonostante tutto, a tutti i costi, è la mia lotta per mantenermi in vita.»

Scrisse frammenti su 103 pagine, ora chiamati aforismi, in un ordine misterioso e preciso. Il terzo, che poi ha cancellato: «Ci sono due peccati capitali degli uomini da cui derivano tutti gli altri: l’impazienza e la negligenza. L’impazienza li ha cacciati dal paradiso, la negligenza impedisce loro di tornare».

Kafka è morto di tubercolosi, non riusciva più a respirare, anche perché aveva respirato in un mondo impaziente e indifferente.

Da parte mia, quello che mi sembra certo è che preferirei non finire la mia vita in un romanzo di un finalista dello Strega.

2 commenti:

  1. Mi piace quando scrivi di getto, seguendo associazioni spontanee dentro la tua testa, senza curarti troppo di farti capire.
    Io non lo so se ho capito, ma non riuscivo a fermarmi, a uscire dal vortice.,
    Sei come una sirena, ma vera.

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  2. Tre ore dopo la morte della madre, che era con lui, Mozart scrisse al padre: "Ora le do una notizia di cui forse sarà già al corrente, che cioè lo scellerato ed empio Voltaire è crepato per dir così come un cane, come una bestia - questa è la ricompensa!"

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