giovedì 16 marzo 2023

Tassi in letargo?

 

Immaginiamo i titoli dei giornali e dei telegiornali se a fallire fosse stata una grossa banca russa. E invece si tratta della seconda banca svizzera. Da tempo si sapeva della pessima salute della Credit Swiss, dunque non deve meravigliare ciò che sta accadendo.

Il saldo finale di ciò che Credit Swiss deve è maggiore del capitale sociale della società. Ma questa situazione riguarda una miriade di banche sparse nel “globo terracqueo” (si dice così adesso).

Giorni fa avevo scritto della pessima situazione nella quale si trova Republic Bank (ieri è scesa del 21%). Scrive il New York Times: “Poco prima dell’apertura dei mercati negli Stati Uniti, S&P Global Ratings ha ridotto il rating creditizio della First Republic Bank, un altro prestatore americano di cui gli investitori sono preoccupati, nel cosiddetto territorio spazzatura”.

L’agenzia ha affermato – scrive sempre il NYT – che il prelievo di depositi è stato “elevato”, osservando che la base di depositi di 176 miliardi di dollari della banca è più concentrata rispetto a molte altre banche, con un’ampia quota di clienti commerciali che detengono saldi superiori al limite di 250.000 dollari assicurato dal governo.

Tre banche statunitensi fallite in una settimana e altre se ne annunciano in difficoltà (le cosiddette banche “regionali”). Tutti i regolamenti e le misure introdotte dopo il crollo del 2008, incarnati principalmente nel Dodd-Frank Act, non valgono la carta su cui sono scritti.

Per quanto riguarda Silicon Valley Bank s’è già detto tutto al riguardo: il settore tecnologico, soprattutto nelle aree più speculative che prevedono il finanziamento di start-up da parte di società di venture capital, è stato pesantemente colpito dal prosciugamento del flusso di denaro verso nuovi progetti. Ciò ha comportato il prelievo di denaro che era stato precedentemente versato.

I titoli di Stato (dove aveva investito massicciamente SVB) non sono l’unico asset colpito dall’aumento dei tassi d’interesse. Non si dimentichi il settore immobiliare, quello dei prestiti in particolare, e poi quello commerciale.

La domanda resta sempre la stessa: c’è un rischio sistemico? Non va mai escluso un rischio sistemico. Il sistema bancario statunitense è più fragile di quanto si pensi. Non lo dico io, ma lo riporta il Financial Times citando una ricerca condotta da economisti di cinque importanti università. Si sostiene, tra l’altro, che SVB non era la banca con la capitalizzazione peggiore! C’è da crederci. In fin dei conti SVB aveva chiesto una ricapitalizzazione modesta.

E però non poco dipende anche dal panico che i media sanno diffondere. Se i prelievi di depositi causano anche piccole vendite forzate, sostanzialmente più banche sono a rischio. Ad ogni modo si attendono le decisioni che verranno prese oggi in tema di tassi dalla Bce e la prossima settimana dalla Fed.

La cura prescritta per l’inflazione dalle banche centrali – tassi di interesse più elevati – ha dato il colpo di grazia ad alcune banche. Andrew Brenner, capo del reddito fisso internazionale presso National Alliance Securities, ha affermato che la Fed “è pazza se pensa di poter inasprire” ancora i tassi. La banca centrale “distruggerà il sistema bancario se continuano a pensare in questo modo”.

Gli investitori nei mercati dei futures hanno scommesso che la Fed inizierà a tagliare i tassi nella seconda metà dell’anno, un chiaro segno che pensano che l’escalation della crisi possa forzare la mano alla banca centrale. Ma potrebbe essere troppo tardi, e del resto la Fed aveva ripetutamente affermato di non avere intenzione di tagliare i tassi quest’anno. Non resta che aspettare (nella prossima seduta il rialzo sarà di 25 punti base come massimo, ma è possibile alcun rialzo).

E per quanto riguarda le banche italiane? Intesa Sanpaolo, per esempio, è inclusa – unica banca italiana – negli indici finanziari Dow Jones Sustainability World Index e Dow Jones Sustainability Europe Index, tra i più importanti indici borsistici di sostenibilità mondiali ed europei. Il titolo da inizio anno s’è ben comportato, anche se negli ultimi giorni segnala un calo, ma ciò è fisiologico alla luce di quanto sta accadendo. Stesso discorso per il titolo di Unicredit, ma poi vai a sapere come stanno veramente le cose.

Ad ogni modo, se avete quattro soldi messi da parte per le ferie o per le vostre esequie, state tranquilli, non corrono pericoli. Tenete presente che anche i giornalisti e gli “esperti” hanno il problema dello stipendio. Ai blogger, invece, basta la soddisfazione del dovere compiuto (specifico che è ironica?).

9 commenti:

  1. https://www.adnkronos.com/credit-suisse-prestito-da-50-miliardi-dalla-banca-centrale-svizzera_1a1zzjZiqyBkhGX1gqqXAV

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  2. O. T:
    "In questo Paese c’è un punto di fondo che è la questione fiscale: un Paese che sta in piedi con le tasse pagate da lavoratori dipendenti e pensionati. E lo dico chiaro: mi sono rotto le scatole ad essere sempre io a pagare anche per chi non le paga e che sia sempre io a garantire quella sanità pubblica al posto di chi non lo fa ma la usa. Il fisco invece è un nuovo patto per la cittadinanza e se il 90% dell’Irpef lo sborsano dipendenti e pensionati il governo però ne parla solo con imprese o con chi le evade, le tasse".
    Incredibile, se ne è accorto pure Landini che sono i dipendenti, alias lavoratori, e pensionati i soli a pagare le tasse. 😁😁😁

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    1. "Noi non faremo la fine dell'Italia"
      Questo dicono i francesi in piazza!

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  3. BCE alza 50 punti base. Si vede che sta crisi è ccosa e niente.
    Pietro

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  4. Joseph Stiglitz a Repubblica; "Non mi stupisce affatto che la Bce abbia rispettato i programmi alzando i tassi di mezzo punto, incurante della tempesta finanziaria per la quale il brusco rialzo degli interessi ha una responsabilità non secondaria. Non mi stancherò di ripeterlo: i rialzi dei tassi sono la via più sbagliata per combattere l’inflazione. Sono solo la strada più diretta e sicura per la recessione. Tutto questo denaro bisognava non averlo mai messo in circolazione. Un decennio di tassi a zero e di politica monetaria accomodante su entrambi i lati dell’oceano, hanno dato il via libera alle avventure finanziarie più spregiudicate e rischiose. Ma l’inflazione, ora che inevitabilmente è arrivata si combatte con tutt’altri metodi. Il rallentamento dell’attività dovuto alla fine della grande euforia post-pandemica e alla sciagurata guerra in Ucraina, è da solo un fattore anti-inflazione. E poi vanno incoraggiati gli investimenti produttivi più razionali e sensati, in grado di diffondere anche un certo grado di ottimismo come quelli ambientali".

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    1. a parte il suo "ottimismo", mi pare evidente che legge diciottobrumaio

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    2. In effetti, l'ultimo periodo poteva risparmiarselo. Magari l'ha aggiunto Molinari.

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