martedì 14 marzo 2023

La lezione del ... tasso

 

Una commedia (o dramma) in tre atti.

Il comunicato congiunto delle tre maggiori istituzioni economiche degli Stati Uniti – Treasury (governo), Federal Reserve (Banca centrale) e FDIC (assicurazione e vigilanza) – pubblicato domenica 12 marzo parla chiaro: nessuno con un portafoglio nell’ormai famigerata Silicon Valley Bank, perderà un dollaro causa il fallimento della banca.

I titolari di conti presso la Silicon Valley Bank sono per la maggior parte imprenditori; il loro conto è il loro conto aziendale, in cui possono essere depositati milioni di dollari. Di qui la rapida decisione delle autorità economiche americane di garantire tutte le somme depositate su questi conti, senza limiti.

Perché tutti i titolari di conti bancari della California volevano ritirare i loro soldi tutti in una volta? Grazie al famoso virus erano state create migliaia di società “tecnologiche” utilissime per le conferenze di telelavoro e per i bambini a casa da scuola. Le start-up hanno così realizzato importanti raccolte fondi (fondi di rischio e private equity). Quanto basta per incrementare i depositi presso SVB, da 102 a 189 miliardi di dollari. La banca ha investito questa liquidità in eccesso in investimenti a lungo termine a basso rendimento e basso rischio, in particolare buoni del Tesoro USA.

Ma il ritorno alla vita normale ha fatto crollare la domanda di questi servizi. Le azioni di queste società sono crollate e, cosa più grave, la loro “raccolta fondi”, cioè i soldi che ottengono dagli investitori, non ha più funzionato. Allo stesso tempo, la banca ha anche prestato denaro ai leader delle start-up (è stata il partner bancario di quasi la metà delle startup venture-backed statunitensi quotate in borsa nel 2022). Queste aziende hanno quindi attinto ai propri conti correnti, che si stavano visibilmente prosciugando. Un movimento inverso rispetto al 2021. Questo è il primo atto della commedia.

Vedendo ciò, i vertici della banca californiana si affrettarono a vendere i titoli finanziari che detenevano nei loro caveau virtuali. Questi titoli, come detto, erano obbligazioni del debito degli Stati Uniti, dunque titoli molto sicuri. Il problema è che la banca centrale degli Stati Uniti ha messo fine alla politica monetaria accomodante e alzato bruscamente i suoi tassi di interesse, al fine dichiarato di abbattere l’inflazione. In un anno i tassi sono passati dallo 0% al 4,50 - 4,75%.

Quando i tassi di interesse salgono, i prezzi delle obbligazioni scendono. E viceversa. Non qualche volta, ma sempre: se i tassi iniziano a salire, la tua obbligazione scende per offrire un rendimento in linea con gli attuali rendimenti più elevati (*).

Pertanto, quando i dirigenti della SVB hanno venduto il loro debito del governo degli Stati Uniti per fare liquidità, hanno perso denaro perché hanno venduti quei titoli a un prezzo inferiore a quello al quale li avevano acquistati. Quindi SVB, per compensare le perdite, mercoledì scorso ha chiesto un aumento di capitale di 2,25 miliardi di dollari. Questo è il secondo atto della commedia.

L’ultimo atto è che queste informazioni hanno raggiunto i clienti della banca. Capirono allora che la Silicon Valley Bank non aveva i mezzi per far fronte al fabbisogno di cassa, e si precipitarono a fare la fila in strada. Giovedì scorso le richieste di prelievo hanno raggiunto i 42 miliardi di dollari!

Ovviamente, quando il mondo finanziario viene a sapere che la 14a banca più grande degli Stati Uniti sta fallendo, si diffonde il panico e molti investitori vendono i loro titoli, e quindi, mentre l’offerta di titoli aumenta, il loro prezzo scende, ed è per questo che le azioni della banca crollano.

Le banche centrali degli Stati Uniti (Fed) e quella Europea (Bce), si sono lanciate da diversi mesi in un movimento di successivi rialzi dei tassi d’interesse, al fine di rompere il credito. Queste istituzioni lavorano consapevolmente per provocare una recessione, allo scopo, dicono, di far diminuire l’inflazione. Non con grandi risultati, a dire il vero.

Anche se la caduta di SVB è stata causata da fattori non rappresentativi del settore bancario nel suo complesso, ciò dimostra quanto sia in realtà fragile il sistema, basato sulla fiducia e molto spesso sull’azzardo, certamente non due elementi naturalmente complementari. In generale la vigilanza del settore bancario è più teorica che pratica, l’ottimismo sulle prospettive economiche è eccessivo e i rapporti tra banchieri, politici e imprenditori sono troppo stretti.

L’aver salvato in toto i conti dei clienti delle banche fallite la scorsa settimana consoliderà ancor più l’idea che il rischio è scomparso, passando dai bilanci privati a quelli pubblici.

(*) Quando i tassi salgono, vengono emesse nuove obbligazioni. Queste obbligazioni offriranno cedole più alte rispetto a quelle emesse quando i tassi erano più bassi. Il problema è che il rendimento è fisso nei termini dell’emissione e non si muove. Non sale se i tassi salgono. Di conseguenza, queste “vecchie” obbligazioni devono adattarsi e il loro prezzo deve scendere in modo che gli acquirenti siano pronti ad accettare questo sconto in cambio di una cedola inferiore.

7 commenti:

  1. Spinto da curiosità, sono andato a vedere la diffusione a gennaio 2023 del quotidiano La Repubblica. Con mia sorpresa, ho rilevato un aumento della diffusione rispetto a dicembre 2022 del 16,44% (da 133.723 a 155.703). Una performance imprevedibile, per un giornale che perde copie da anni. La mia curiosità è così aumentata, e sono andato a vedere il dettaglio: vendite individuali (ossia copie veramente acquistate dai lettori), vendite pagate da terzi, copie promozionali e omaggio. Bene: le vendite individuali calano da 80.480 di dicembre a 76.112. Quindi l'aumento è attribuibile alle copie pagate da terzi (3.974) e alle copie omaggio (un incredibile 32.345, ossia quasi metà delle vendite vere).
    Bisogna dire che John Elkann è assai generoso con questi omaggi. Un po' più parsimonioso quando si tratta di pagare i contributi previdenziali, ma forse era a corto di disponibilità liquide.

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  2. Le attuali difficoltà di Credit Suisse sono legate a quanto scrivevi sulle pressioni contro la neutrlità elvetica o solo alla slavina SVB?
    Pietro

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