lunedì 9 gennaio 2023

Tanto per dire

 

Negli ultimi tre lustri, le maggiori banche centrali hanno inondato il mercato di liquidità (il famoso quantitative easing, un nuovo nome per il buon vecchio “stampare denaro”). La Fed e la Bank of England hanno cominciato dal 2008 e la BCE dal 2015, il Giappone prima di tutti. La teoria alla base di questa strategia è semplice: incapaci di ridurre ulteriormente il prezzo del credito, le banche centrali hanno spostato la loro azione sull’espansione della sua quantità.

In tal modo il costo del denaro è stato pressoché azzerato (i tassi ufficiali convenzionali sono finiti sotto i tacchi), e quando il denaro non costa nulla o quasi, nei fatti si socializza il rischio, si alimentando bolle finanziarie, si sostiene artificialmente il prezzo delle azioni a vantaggio dei più ricchi che le possiedono e dei broker che razzolano nel grande pollaio. E tutto ciò a fronte di una sostanziale stagnazione economica.

C’è chi sostiene che nel 2008-2009, quando sono scoppiate le bolle immobiliari e del credito, non c’era alternativa se si voleva evitare un terremoto economico e sociale come quello dei fatidici Anni Trenta. In realtà i banchieri centrali, ostaggi della nevrosi dei mercati finanziari, con la loro politica monetaria hanno sostituito le decisioni politiche in tema di economia.

La motivazione ufficiale, detta a grana grossa, stava nella promessa delle autorità monetarie di raggiungere obiettivi specifici come la piena occupazione e la stabilità dei prezzi, oltre che raccomandare agli alunni più discoli “riforme strutturali”, vale a dire, ad esempio, agevolare i licenziamenti, nella speranza che ciò crei posti di lavoro, secondo il principio “più facilmente posso licenziare, più assumo”.

Le banche erano autorizzate a prendere in prestito a tassi d’interesse prossimi allo zero, nella speranza che prestassero questi soldi a famiglie e imprese a tassi molto bassi (quantitative easing for the people), un incoraggiamento a consumare e investire, che, se il tempo è bello e gli oracoli sono di buon umore, tutto ciò poteva finire per creare qualche posto di lavoro.

Tuttavia, anche tra le pizie liberali si ammette a denti stretti che le banche centrali hanno “un po’ esagerato” con la liquidità, ma nel complesso l’intervento andava fatto. La questione sta per l’appunto, e non secondariamente, in quella frase minimizzante: “un po’ esagerato”. Solo un po’? Si è arrivati al punto di avere sul mercato tassi negativi e acquisti di vera e propria spazzatura.

La Fed aveva qualificato la sua strategia di “politica reflazionistica” con una serie di condizioni dipendenti dai dati relativi allo stato dell’economia e ai rischi d’inflazione, impliciti quando si operano massicci aumenti della base monetaria e i debiti, pubblici e privati, raggiungono livelli che definire folli è un eufemismo. Alla resa dei conti, stiamo vedendo gli effetti di tale strategia dopo un anno in cui l’inflazione veniva bollata come “temporanea”.

Vero è che ci si è messa di mezzo anche la pandemia, e sappiamo per esperienza storica che cosa successe ai prezzi all’epoca dell’influenza spagnola del 1918-1919, o come avvenuto per le pandemie medievali e di epoca romana. Ciliegiona sulla torta, la guerra in Ucraina, quindi la speculazione sui prezzi dell’energia, eccetera.

Ad ogni modo quando si “stampa” moneta a go-go, quando si gioca d’azzardo con i debiti, poi qualcosa succede sia per quanto riguarda i prezzi e sia per tutto il resto. È un fatto anche intuitivo, non serve scomodare la “scienza” dei soliti nomi.

A un dato momento, la Fed e poi la Bce non avevano alternative per cercare di frenare l’inflazione: aumentare i tassi e ridurre lo stimolo monetario. Ciò provoca recessione. In un’intervista l’amministratore delegato del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, ha avvertito che quest’anno un terzo dell’economia mondiale sarà colpita dalla recessione.

Ancora una volta prevalgono le contraddizioni di base del sistema. Anche i liberali lo sanno. Quanto ai social liberali e a tutti gli altri né di destra né di sinistra, prima o poi lo capiranno.

Il futuro è nelle mani degli dèi. Però Feuerbach ci ha insegnato che gli dèi sono una nostra fantastica proiezione, cosa che del resto sapeva anche mio nonno senza aver letto nulla del tedesco. C’è chi, invece, caduti tutti gli dèi, sostiene che il nostro destino è affidato a sua maestà il “caso”. Troppo Nietzsche e poco caffelatte (*).

È evidente a qualunque persona dotata di buon senso che questo sistema non può reggere. Il capitalismo è entrato nella sua crisi storica (dunque non solo di ciclo o di fase), così come accadde a ogni altra formazione economico sociale che l’ha preceduto. Che cosa lo sostituirà? Chi può saperlo esattamente? Non potrà seguire la statalizzazione dei famigerati “mezzi di produzione”, per cui sia pianificata anche la distribuzione pro quota di carta igienica.

In attesa degli eventi (senza fretta), sarebbe bene che i nostri liberali riflettessero, per esempio, sulle centinaia di tipologie contrattuali a cui è soggetta la forza-lavoro, oppure se una società possa oggi definirsi improntata a razionalità quando un tizio diventa l’uomo più ricco del mondo per il semplice fatto che ha avuto l’idea di far arrivare le merci presso le nostre abitazioni con un corriere. Tanto per dire.

(*) Concepiscono il processo storico alla stregua degli infiniti nostri singoli miserabili arrabattamenti, ossia come dipendente da una casualità permanente, un caos eterno. Esiste una polarità caso-necessità, dalla quale dipende l’evoluzione stessa. Caso e necessità sono tra loro in rapporto reciproco: non il caso assoluto o la necessità assoluta, ma di caso e necessità relativi all’unica certezza assoluta: il movimento della materia (compresa quella storico-sociale).


12 commenti:

  1. Non so cosa sostituirà il capitalismo. Una mia piccola idea ce l'ho, ma sono troppo pudico per esporla. Invece so dire qualcosa di inoppugnabile sulle banche centrali e sui rapporti di causa/effetto. La cosa inoppugnabile è: la politica monetaria non serve a un cazzo. La prova è lì, per chi la vuole vedere: per anni e anni, le banche centrali, a cominciare da quella giapponese, hanno cercato di risvegliare l'inflazione, in base a un ragionamento che invertiva il rapporto causa/efetto. Poiché avevano riscontrato che nei periodi di sviluppo si registra una moderata inflazione, hanno pensato di ovviare alla recessione inducendo artificialmente una moderata inflazione. Lo hanno chiamato Quantitative Easing, sospinti dagli esausti epigoni di Lord Keynes, capitanati dal più coglione, di nome Krugman. Come era ovvio, non hanno creato nessuno sviluppo, e (fortunatamente) nessuna inflazione. Hanno solo ingrassato gli speculatori finanziari, presso i quali ristagnava invariabilmente il flusso di liquidità. Li chiamerei stupidi (i banchieri centrali) se non fossi sicuro che avevano la loro fetta di torta.
    Venendo all'oggi, pensano di invertire la tendenza inflazionistica aumentando i tassi. Dicano ai governi di smettere di fare la guerra, e di multare gli speculatori sulle materie prime. Ma figuriamoci se la zitellona della BCE è capace di un atto (non ho detto un atto di coraggio: ho detto un atto).

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    1. Lagarde non decide niente, è solo una mascherina di facciata

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  2. sono ladri spaventati

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    1. non so se sono spaventati, perché ciò presuppone consapevolezza

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    2. fanno lockdown e continuano a guadagnare. Vuoi non se ne siano accorti? Lo spavento a questo punto è dover lavorare.

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    3. decenni senza patrimoniali, niente sulle successioni, niente sui conflitti d'interesse e manco se ne accorgevano... anzi pensavano fosse la democrazia, la scienza e merito proprio.

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    4. niente sul fine vita

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    5. per decenni in pensione a 40/50 anni la chiamavano pace sociale bisognerebbe dir loro grazie ma non si son accorti di nulla che versarono 10 tirano 90

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    6. tutto sempre costituzionale ci mancherebbe

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    7. le contraddizioni e l'ipocrisia italiane sono una calamità per qualsiasi sistema si voglia liberale, democratico, occidentale e quant'altro.

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    8. solo per quanto son riusciti a combinare i nostri eroi col covid meritano di essere presi per il culo da qui ai prossimi mondiali

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  3. si gioca a monopoli con il culo degli altri

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