mercoledì 25 gennaio 2023

Siamo complici

 

la Repubblica: ipocriti mestatori

650 deputati del Bundestag si sono alzati in piedi e hanno applaudito calorosamente. Chi hanno applaudito? Era il 25 settembre 2001, Vladimir Putin aveva iniziato il suo discorso con alcune espressioni in russo, poi aveva parlato in perfetto tedesco. Si era detto convinto che la Russia sarebbe dovuta ritornare nella “casa comune europea” (definizione già usata da Gorbaciov) dal momento che ormai la guerra fredda era alle spalle.

Che cosa è successo da allora? Bisogna anzitutto ricordare che nel 1991 la Russia aveva subito un arretramento del proprio territorio di 5 milioni di chilometri quadrati, pari a quasi 17 volte l’estensione dell’Italia. Quando una grande potenza subisce un declassamento di tale rilevanza anche in termini territoriali, molto maggiore in proporzione alle amputazioni subite dalla Germania dopo Versailles, non cè da stupirsi che si inneschino spinte alla revanche, spesso non controllabili.

Del resto, vediamo come la Germania dopo il 1989 abbia ripreso l’antico disegno della Mitteleuropa di bismarkiana memoria, per tacere che quest’anno ricorre il bicentenario della dottrina Monroe, che nel 1823 stabilì l’egemonia statunitense sull’emisfero americano. “L’America agli americani” non ha altro significato che il dominio di Washington su tutto il continente.

Fino al 2007 vi fu una sostanziale disponibilità di Mosca a un confronto su una ridefinizione dei rapporti geopolitici. In seguito vi è stato un progressivo raffreddamento rispetto all’apertura di credito dimostrata inizialmente. La svolta avviene a Monaco nel 2007, alla conferenza sulla sicurezza, dove Putin criticò l’Occidente senza mezzi termini, in particolare accusava Washington di voler inseguire il progetto di un mondo unipolare e denunciava l’allargamento della Nato come una provocazione.

Già nel 1999, l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico aveva inglobato l’Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca e nel 2004 erano entrate Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovenia e Slovacchia. Anche dopo il discorso di Putin del 2007: nel 2009 l’Albania e la Croazia, nel 2017 il Montenegro e nel 2020 la Macedonia del Nord. Al vertice dell’Alleanza atlantica, nell’aprile 2008, gli Stati Uniti ottennero che all’Ucraina e alla Giorgia venisse prospettata la possibilità di un loro possibile inserimento nell’Alleanza, nonostante che la Francia e la Germania fossero contrarie. È del novembre 2021 la stipula di un partenariato militare Usa-Ucraina.

L’autorevole settimanale tedesco Die Zeit, nel n. 49 del 2 dicembre 2021, rilevava che il potenziale militare dell’Ucraina aveva superato quella della Bundeswehr. Il settimanale Der Spiegel, nel n. 8 del 19 febbraio 2022 (p. 25), rilevava come sia ora emerso dagli archivi britannici il documento nel quale i direttori degli Affari politici dei ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, nella riunione del 6 marzo 1991 a Bonn, avessero ribadito l’impegno assunto nelle trattative per l’accordo “Due più quattro” (con il quale si era posto fine all’occupazione della Germania) di non estendere la Nato oltre la linea dell’Elba (vedi nota alla fine del post).

Troviamo oggi scandaloso e imperdonabile che la Russia abbia fatto guerra all’Ucraina chiamandola “operazione speciale” (sorvoliamo sul fatto che una guerra sottotraccia tra Russia e Ucraina si stava già combattendo da anni nel Donbass, dove a morire erano principalmente i civili, molto meno i soldati). Quanta ipocrisia da parte di quello che chiamiamo Occidente. Anche se non dichiara più guerre dalla fine del II conflitto mondiale, le combatte chiamandole con altri nomi. Ormai ci siamo abituati al fatto che si bombardino e si radano al suolo delle città, dei Paesi, senza dichiarare guerra.

Quando poi ci riferiamo al ruolo dell’Italia in queste guerre, l’ipocrisia raggiunge l’apice. Non abbiamo né uno Stato e tantomeno delle forze armate dotate di sovranità. Nel 1999 l’aeronautica militare italiana ha bombardato Belgrado, che è nel cuore dell’Europa, e l’ha fatto senza minimamente concepirsi come se stessero facendo una guerra. Tutt’altro.

Ospitiamo sul nostro territorio nazionale sette basi Nato, e altre 54 esclusivamente americane, eccetera. Tuttavia non è solo per questo che siamo a tutti gli effetti una colonia statunitense. Non abbiamo una politica estera che si possa definire indipendente da quella di Washington e non abbiamo sovranità in nulla che possa smarcarci realmente da tale dominio politico, tecnologico e militare.

Dopo la fine della guerra fredda, terminata la nostra funzione anticomunista rispetto all’Europa dell’Est, non c’era alcuna necessità di mantenere questa dipendenza. Allora ci hanno raccontato che per garantirci l’approvvigionamento delle materie prime e delle fonti energetiche, si dovevano garantire militarmente le vie attraverso le quali queste fonti ci arrivano, e così garantire anche le imprese italiane che operano nei Paesi dove sono situate tali risorse.

Enrico Mattei aveva dimostrato al contrario che è possibile ottenere tutto ciò per vie pacifiche, su base paritetica e di collaborazione. È per questo che l’hanno tolto di mezzo, così come hanno tolto di mezzo Olivetti che con la sua elettronica d’avanguardia rompeva il cazzo.

Avevamo bisogno di guerre, quindi di armi (su licenza), potenziate con l’uranio impoverito, rendendo inaccessibili per i prossimi 4 miliardi e mezzo di anni intere zone della Serbia, come poi in Iraq, Libia, Afghanistan e in tutti i posti dove siamo andati. Abbiamo così creato le condizioni per le ricostruzioni che sono la fortuna di tanti industriali, compresi quelli italiani. Ed è quello che ci si propone di fare anche in Ucraina e, auspicabilmente, anche in Russia, una volta che l’avranno resa democratica.

La storia degli Stati Uniti d’America è in gran parte una storia di crimini contro l’umanità. Noi oggi ne siamo complici.

(*) Il documento è stato trovato dal professore statunitense di scienze politiche Joshua Shifrinson negli archivi nazionali britannici. Il documento mostra come tutti e quattro i paesi occidentali concordassero sul fatto che l’adesione alla NATO per i paesi dell’Europa orientale sarebbe stata ”inaccettabile”. Ha dichiarato l’allora rappresentante della Germania Jürgen Chrobog: “Abbiamo chiarito durante i negoziati 2+4 che non avremmo esteso la NATO oltre l’Elba. Non potevamo, quindi, offrire l’adesione alla NATO alla Polonia e agli altri”. Il rappresentante degli Stati Uniti Raymond Seitz ha confermato che durante lo stesso incontro l’Occidente aveva chiarito all’Unione Sovietica: la NATO non dovrebbe espandersi né formalmente né informalmente verso est. 

Anche prescindendo da questo tipo di documenti e dichiarazioni, pur essendo palese che non esiste alcun impegno formale sulla rinuncia della Nato ad espandersi ad Est, va considerato, proprio alla luce della dottrina Monroe del 1823, che esistono di fatto dei taciti accordi di non ingerenza (tantopiù riguardo quella militare) per evitare di mettere a rischio la sicurezza degli Stati. Portare missili e basi militari statunitensi ai confini con la Russia, tantopiù in paesi che hanno una storica idiosincrasia per tutto ciò che è russo, non è forse una provocazione quanto lo fu la crisi dei missili a Cuba? C’è bisogno di un minimo di onestà intellettuale in queste faccende, ma oggi è chiedere troppo.

Quanto all’invio di armi all’Ucraina, non si contesta il suo diritto alla difesa, ma il fatto che ciò alimenta la guerra e anzi prelude un aggravamento e ampliamento (a Berlino l’hanno capito benissimo). Bisognava non mandarle prima le armi! Bisognava non aizzare il nazionalismo fascistoide e antirusso prima della reazione russa. Ma questo non era certo l’intendimento di Washington, che quella guerra l’ha pianificata e armata. Come se ne esce? Non certo dichiarando di voler sconfiggere la Russia e riprendere la Crimea. Non inviando carri armati per l’“offensiva finale”. In tal senso non esiste fine a quella guerra. 

6 commenti:

  1. stante la nostra "Cupidigia di Servilità" non posso dire altro che: it doesn't make a Grinz!

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  2. E' desolante come la UE abbia rinunciato del tutto a una politica estera autonoma e adesso anche a una politica economica, visto con quale entusiasmo hanno sacrificato le proprie risorse energetiche e un partner commerciale di primaria importanza (questo già dal 2014).
    Non capire prima quanto le ingerenze USA in Ucraina fossero pericolose per tutti, soprattutto per la stessa Ucraina e per noi, non aver avuto la forza di opporsi e proporre altre soluzioni è stata una dimostrazione di autolesionismo, nel migliore dei casi idiozia, ma temo ci sia anche molta mala fede.
    Al 24 febbraio forse non si sarebbe arrivati se gli stessi paesi si fossero dichiarati definitivamente contrari all'ingresso dell'Ucraina nella NATO, se si fosse operato attivamente per il rispetto dei trattati di Minsk e si fosse provato a trovare una soluzione per la Crimea accettabile per tutti.
    Arrivati al 24 febbraio era ormai tardi, ma la UE e nazioni in teoria importanti come Francia e Germania avrebbero potuto comunque agire in modo differente.
    Una volta partita l'azione sarebbe stato meglio lasciar perdere la retorica "c'è un aggressore e un aggredito", francamente ridicola dopo gli interventi in Serbia, Afghanistan, Iraq, Siria, Libia etc.
    Provare magari a sbarazzare il tavolo dai progetti USA e porsi come soggetto di mediazione. Cosa che dopo le sanzioni e l'invio di armi non è più ovviamente possibile.
    Fra l'altro per come è stata condotta la prima parte dell'operazione mi pare che Putin avesse lasciato qualche spiraglio. Penso che si sarebbe accontentato del riconoscimento dello stato di fatto in Crimea di autonomie e tutele garantite seriamente per il Donbass, la messa fuorilegge di quello che anche gli americani fino a qualche anno fa anche gli USA definivano come formazione terroristica. Oltre a una formalizzazione della rinuncia definitiva da parte dell'Ucraina all'entrata nella NATO.

    Invece penso che le condizioni finali saranno molto più pesanti per l'Ucraina. Che finirà per dover fare pesanti concessioni non solo alla Russia.

    La speranza è che questa vicenda porti a una discussione nella NATO sulla natura dell'alleanza, sulle modalità di coinvolgimento e di intervento, sulle modalità di accettazione di nuovi membri etc.

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    1. questa guerra, così evitabile, è diventata inevitabile, perché pianificata e voluta. L'Europa? Non esiste, per Washington è solo una cartolina turistica, così come l'Italia.
      una discussione nella NATO sulla natura dell'alleanza? scusami, ma allora non abbiamo capito che cosa sia realmente la NATO.

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  3. Una precisazione sulla Nato: Prima che il Rapporto Delors venisse votato, il 9 novembre 1989 cadde il Muro di Berlino, il 3 ottobre 1990 avvenne la Riunificazione tedesca e il 25/12/1991 si dissolse l’URSS. Dopo questi sconvolgimenti, il 7 febbraio 1992, fu firmato il trattato di Maastricht che del Rapporto Delors non solo conteneva ben poco, ma , grazie anche alla presenza nella UEM della GB, quinta colonna statunitense, segnava la fine di quella UE che avrebbe potuto rappresentare un concorrente politico ed economico per l’egemonia USA. Sull’onda lunga degli anni ’80 improntati al liberismo thatcheriano, all’edonismo reganiano, alla Milano da bere craxiana e gli accadimenti sopradetti, che comprendono, il 31 marzo 1991, lo scioglimento del patto di Varsavia, ma non della NATO, s’innesta la contrastata nascita del PDS il 3 febbraio 1991, che, continuando lungo il piano inclinato della captatio benevolentiae USA, divenne DS, Ulivo, PD, confermandosi vieppiù la Cappadocia dell’Impero(vedi guerra alla Serbia, iniziata il 24 marzo 1999, senza l’autorizzazione dell’ONU). Naturalmente è solo per caso che il 24 aprile 1999 la NATO cambia lo scopo della sua costituzione: da Difensivo ad Offensivo. Ottenendo un triplice risultato: continuare a mantenere l’egemonia militare in Europa(complice l’allargamento della UE e della Nato a 10 paesi dell’EST), bloccare il processo di costruzione della stessa UE e, ultimo, ma forse il più importante, mettere fuori gioco l’ONU.

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  4. NEL CAPITALISMO LA GUERRA È NECESSARIA E INEVITABILE

    – La guerra in Ucraina non è il prodotto della malvagità o follia di alcuni capi ma una inevitabile necessità economica per il regime capitalistico
    – La guerra è vitale per la conservazione dell’attuale sistema sociale diviso in classi
    – Solo la lotta internazionale della classe lavoratrice potrà fermare la guerra imperialista
    – I proletari non hanno nessuna patria da difendere
    – Contro la guerra imperialista, per la guerra di classe contro il regime del Capitale.

    E. M.

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  5. TERZA GUERRA MONDIALE

    "Se la Russia accerterà che i carri armati tedeschi, così come i veicoli da combattimento USA Bradley e Marder, useranno proiettili all'uranio impoverito, li considererà alla stregua di bombe sporche e quindi come attacchi nucleari.

    Sappiamo che questi veicoli da guerra sono armati con proiettili APCR con l'anima in uranio e il loro uso ha portato alla contaminazione dell'ambiente in Yugoslavia e Iraq.

    Se a Kiev saranno forniti tali proiettili dalla NATO, la Russia considererà il loro uso come un attacco nucleare con bombe sporche, con tutte le relative conseguenze. Invitiamo gli sponsor di Kiev a non incoraggiare provocazioni e ricatti nucleari" - Konstantin Gavrilov, capo della delegazione russa all'OSCE

    La Russia considera le armi nucleari solo un mezzo di deterrenza e ha già annunciato che non le userà mai per prima. Ma se l'Occidente dovesse usarle, anche sotto forma di bombe sporche, si riterrà libera di rispondere in modo adeguato.

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