lunedì 2 gennaio 2023

La maggioranza deficiente

 

Leggere è diventata un’attività noiosa. Scrivere è sempre stato faticoso. Quanti di noi scrivono abitualmente a penna e specie sotto i quarant’anni lo fanno usando il corsivo? Il corsivo è diventato come il demotico, archeologia. Quanto a far di conto per i più elementari usi quotidiani c’è da disperarsi. Il mese scorso in banca una giovane funzionaria doveva dividere una cifra tonda per cinque. Cercò istintivamente il suo “coso”, al che le suggerii il risultato della elementare divisione. Niente da fare, usò la calcolatrice del “coso”. Una funzionaria di banca!


Non si vuole comprendere che si tratta anzitutto di un’espropriazione che subiamo, che si finisce per pensare come si parla e si scrive. Un mondo interamente circoscritto e plasmato da logiche e interessi che non controlliamo. Persino i nomi delle vie stanno cambiando. Via XXV aprile diventa 25 aprile. Nuove regole di standardizzazione e di ordinamento elettronico, dicono. Stessa sorte anche per la numerazione secolare, per renderla più semplice. Ormai vivere ha questo prezzo.

Prendo spunto da Meloni. Non il presidente del consiglio dei ministri, che si sta godendo una meritata vacanza. Mi riferisco a Vittorio Meloni e a un suo libro dal titolo Il crepuscolo dei media, edito nel 2017, perciò molti dei dati che riporto di seguito sono riferiti al periodo antecedente il virus cinese.

Tra il 2007 e il 2016, le vendite dei quotidiani sono crollate del 48%, ma se prendiamo i primi sei quotidiani il crollo oltrepassa il 50%. I giovani non leggono più i giornali. Non è detto che sia un male, salvo il fatto che questa idiosincrasia per la lettura viene da altre cause che non lo schifo per un’informazione ipertrofica e distorta dall’insulso e dal falso. Non va meglio per i settimanali che sono diminuiti del 68% e i mensili del 48.

Nemmeno la televisione se la passa bene. La riduzione sui sei maggiori canali generalisti era a quel tempo tra il 20 e il 40%, tra i giovani del 55%. Il che dovrebbe far ben sperare, poiché in genere quasi tutti i programmi televisivi hanno la tendenza di trasformare gli umani in animali ubbidienti. Salvo che gli utenti degli smartphone erano passati dal 64,8% al 75% nel 2020 (dato aggiornato).

La spesa media in cultura per famiglia è scesa del 39%. Poco più del 42% della popolazione sopra i sei anni legge un libro all’anno (compresi quelli di cucina e di Vespa), dal che si può desumere che le folle che infestano i festival della letteratura siano alla stregua dei villaggi Potëmkin o delle vacche di Mussolini.

Oltre il 50% degli italiani non possiede titoli di studio superiori alla terza media e solo il 13% ha una laurea, comprese quelle in “scienze della disoccupazione”. Gli analfabeti, secondo l’Istat, sarebbero circa il 5%, un dato palesemente inaffidabile.

Solo il 20% degli italiani possiede gli strumenti minimi di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi, cioè circa l’80 per cento non capisce neppure il senso del titolo di un quotidiano (e non solo perché spesso sono dei cretini a fare i titoli) e figuriamoci per quanto riguarda le nozioni base economico-finanziarie.

La borghesia è passata dal 12 al 7 per cento; il ceto medio è sceso dal 57,1% – era una maggioranza intorno alla metà degli anni Ottanta – al 38,5 per cento. Il ceto medio-basso e basso è cresciuto al 54%, in tal modo la plebe è diventata la maggioranza assoluta. Non più del 10% degli italiani si interessa alla politica (si può anche capire) e la stampa si rivolge alle persone sopra i cinquant’anni.

Pare nel frattempo la situazione sopra descritta sia per taluni aspetti anche peggiorata, confermando la tendenza. Ci sarà immancabilmente chi darà la colpa a quegli stronzi che stanno a capo dell’Unione europea, ai governi nazionali (che tra le altre cose hanno distrutto la scuola pubblica e favorito quella privata, ma è anche vero che la scuola odierna prepara a vivere in un mondo che non esiste più), alla politica inetta, al neoliberismo, che ha messo in miseria parecchia gente, e insomma a quello che ci pare. Certo, tutto questo e non in piccola parte. Ma se la maggioranza della popolazione è deficiente (in senso tecnico del termine, sia chiaro), qualche domanda ce la dovremmo porre senza dare con troppa comodità tutta la colpa agli altri.

6 commenti:

  1. https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/tempo-di-svegliarci-dalla-resilienza-e-dalla-comodita-da-il-manifesto/

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  2. Sì, è un'espropriazione. La cosa più disperante è che gli espropriati non se ne accorgono. Oppure corrono dietro a sintomi secondari, come se fossero gli effetti e non le cause a dover essere corretti. In questo quadro metto, per esempio, i piagnistei per le librerie chiuse. Ahimè, spariscono le librerie, ambienti dove si respira cultura! Sparisce il libraio amico! Il libraio consulente! Io devo essere un cuor duro, perché non ho mai chiesto la consulenza di un libraio per comprare un libro. Oltre a avere il cuore duro, ho anche qualche problema oculistico, per cui poter regolare la dimensione del carattere è per me un grande progresso. Con la lente? No, con gli e-book.

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  3. La cultura non fa più presa perché non è più un ascensore sociale pratico. Fino a 20 anni fa se studiavi, trovavi un lavoro, la tua famiglia ti supportava e in società guardavano di buon occhio gli "studiati" anziché gli "ignoranti".

    Poi c'è stato internet e tutti hanno potuto dire tutto, le distanze di ogni cosa si sono ridotte fino a sparire. Oggi un idraulico del CEPU dice la sua sula fusione nucleare e avrà il suo mini pubblico che gli dirà bravo. Le famiglie ormai lasciano fare ai figli quel cazzo che gli pare e si sa che un giovane difficilmente studia se non viene coinvolto da genitori e/o insegnanti premurosi.

    Il lavoro è sempre più spezzettato, immateriale, variabile a come gli gira a quelli della tecnologia. La continua ricerca dell'aggiornamento, corsi infiniti, certificati da conseguire, esami che non finiscono mai ha stancato. Meglio un lavoro da precario che ti consente di avere l'iPhone, unico vero feticcio sociale di questa epoca.

    Per Erasmo ti consiglio BYUNG CHUL HAN - LE NON COSE - EINAUDI per capire gli effetti sull'uomo tra un libro di carta e un ebook (e non solo).

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    1. Grazie del suggerimento. Ma lo trovo in ebook?

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    2. Penso sia da evitare di sovrapporre in modo troppo meccanico istruzioni e cultura

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    3. Non vorreti mica leggere un qualcosa sulla carta o su un ereader! C'è il video della sua lectio magistralis. https://www.facebook.com/associazionetlon/videos/i-non-oggetti-lectio-magistralis-di-byung-chul-han/949738202635604/

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