sabato 19 novembre 2022

Il problema è l’anima

 

“Il mondo è malato, molto più malato di quanto pensiamo, e questo è ciò che dovremmo dapprima riconoscere, per avere pietà di esso”. Georges Bernanos, l’unico cattolico per cui nutro rispetto.

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Cos’è uno scrittore che non scrive più? chiede Kafka. Risposta: un invito alla follia. Ciò che vale anche (più modestamente, evitiamo malintesi) per chi scrive su un blog e vive alla frontiera tra il nulla e il mondo degli uomini, insomma in una morbida atmosfera di ripetitività, salvo fugaci evasioni verso la laguna e il mare.

Quindi tranquilli, non sto impazzendo, anche se da qualche settimana i miei meravigliosi post tendono ad essere più egocentrici. Si tratta semplicemente del cielo carico di grigio, del buio alle quattro, degli effetti dell’età e mettiamoci pure qualche pensierino sul tempo che fugge, come direbbe il gobbo marchigiano.

Di fronte ai mezzi di smarrimento, a una delle caratteristiche di questa era terminale, ossia al modo in cui il mondo artificiale delle reti si sovrappone sempre più al mondo reale, fino a inghiottirlo, confido nel fatto che la parola ci aiuti. E però osserviamo come la parola sia costantemente attaccata, degradata, contaminata.

Il paradosso è che queste reti sono ormai l’unico modo per comunicare, e non sappiamo nemmeno quanto ancora nella nostra lingua. Nemmeno il latino e il greco antico, che pure avevano dominato i millenni, sono sopravvissuti all’impeto travolgente delle neolingue e della volgarità.

Nel nostro caso non seguirà alcun umanesimo e rinascimento, ma allo stesso tempo la più grande libertà e la più grande schiavitù dissimulata. Di fronte a questa crescente volgarità, la partita è persa in partenza: un Paese fratturato e sospettoso, tra chat e flat tax, tatuaggi e capelli alieni, giardino pulito e motosega, evasione fiscale e pick-up. Sto sventolando degli stereotipi? Non sono tali dalle mie parti.

Accanto al momento cibernetico, che diffonde l’oblio in tutti i punti del globo, l’indignazione è al massimo una posa, quando non è una nicchia mediatica. C’è di meglio da fare, c’è da misurarsi con l’evento, ogni giorno nuovo: le panzane sulla guerra, la gente che non si sa se fa finta di non capire oppure è proprio scema, e quella roba che chiamano crisi economica mondiale.

A proposito, la notizia è che gli statunitensi, in prospettiva di colonizzare Marte in prima persona, con il lancio di Artemis vogliono tornare sulla Luna. I cinesi, come ho già avuto modo di dire, pare stiano aprendo un loro bazar sulla faccia nascosta, e perciò non posso vederli col mio telescopio dal terrazzo.

Il nostro ingresso nell’era planetaria. Non resta che considerare un significativo cambiamento rispetto a tutta la storia passata: ovunque si fosse morti, si moriva in questo mondo. In futuro non sarà più così, si potrà tirare le cuoia anche su un altro pianeta. È probabile si studierà il modo di riutilizzare i cadaveri per cavarne materiale di utile impiego in loco. Il problema è l’anima: non è riciclabile, e poi come farà a ricongiungersi qui sulla Terra?

In attesa che la geologia riprenda il sopravvento sulla storia.

10 commenti:

  1. Cara Olympe, i comunisti e i marxisti (due qualificazioni non sempre coincidenti) hanno oggi la tassativa esigenza di un “ethos” affine a quello che ispirò e sostenne l’azione politica e militare di Guglielmo il Taciturno, eroe della guerra degli Ottant’Anni (la guerra per l’indipendenza che, fra il 1568 e il 1648, le Province Unite olandesi condussero contro la Spagna): ‘ethos’ il cui significato profondo è riassunto con due mirabili antitesi nella massima a lui attribuita: “Non occorre sperare per intraprendere e non occorre avere successo per perseverare”.

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  2. Per favore continua a scrivere .Aggiungi pure laguna mare egocentrismo.

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  3. https://bit.ly/3hLKZDs

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  4. È un piacere leggere i tuoi post quale che sia l'argomento.
    Pietro

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  5. Nessuna pazzia, uno scrittore che non scrive potrebbe semplicemente essere uno scrittore guarito. Siamo positivi..

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