martedì 15 novembre 2022

Come altro dirlo?

 

D’interesse larticolo del prof. Andrea Zhok che ieri è stato segnalato nel blog di Erasmodue.

Chiedo: ma questo è lo stesso Zhok candidato di una lista non esente da tratti conservatori se non addirittura reazionari?

Quello che scrive Zhok nel suo articolo mi trova complessivamente d’accordo, ma ciò non mi esime da alcune osservazioni, tenuto conto che a mio giudizio per quanto le tesi di Zhok possano sembrare “estremiste” la sua critica mi pare comunque consustanziale alla critica laterale borghese, e del resto non mi sembra casuale che il professore sia stato scelto dagli specialisti dello spettacolo per recitare la parte del bastian contrario.

Scrive Zhok che i capitalisti hanno “come fine il mantenimento e consolidamento di un potere a base economica incrementale”. Vero ed è fin troppo ovvio, se non altro perché è nel loro precipuo interesse, sia come singoli che come classe, adeguarsi funzionalmente alla natura e dinamica storica capitalistica, essenzialmente accumulativa, e dunque a una necessità del tutto oggettiva.

Si tratta, ed è cosa fondamentale per la comprensione del tema, dell’oggettivazione dei rapporti economici e della loro autonomizzazione rispetto agli agenti dell’economia, e ciò riguarda l’universo sociale intero.

Di che cosa è fatto il “capitale”, del quale il capitalista non è altro che la personificazione? Sia nella forma D-M-D’, e tanto più nella forma puramente finanziaria di D-D’, la dinamica capitalistica nel suo complesso si muove del tutto autonomamente rispetto alle singole volontà, e anche alle volontà di gruppo e d’élite. Ogni singolo soggetto sociale è dominato da una cieca legge di natura, che impronta la nostra epoca con specificità sue proprie il complesso dei rapporti sociali borghesi.

Ciò che dobbiamo avere al centro dell’attenzione, non è questo o quell’aspetto dei fenomeni, bensì il movimento del plusvalore, essenza del capitale! È la razionalità del plusvalore che definisce, in ultima istanza, tutto il resto.

Scrive Zhok: “Le élite apicali del sistema contemporaneo conoscono le contraddizioni del sistema, ma questo non significa affatto che intendano abbandonarlo”. Che i capitalisti o funzionari delle élite apicali possano singolarmente decidere di perseverare o abbandonare il “sistema”, non ha rilevo essenziale. Primo, perché è il sistema che non si fa “abbandonare”; secondo, perché essi stessi, nel loro insieme, fanno parte del “gioco”, appartengono come tutti al regno della necessità, e ciò vale anche in considerazione, come dice Zhok, “che ogni potere ha un incentivo intrinseco ad aumentare le proprie capacità di controllo”, il che è ovvio e vorrei dire fin quasi banale in ogni epoca e situazione.

Scrivevo nel post di ieri: La struttura degli elementi economici fondamentali della società non viene toccata dalle tempeste della politica. Questo fatto è noto a ogni capitalista intelligente e a ogni ideologo che non sia anche un cretino. Il processo di produzione capitalistico, considerato nel suo nesso essenziale, non muta in base a chi governa.

Soggiungo ora in nota al ragionamento di Zhok: non solo quella struttura non muta in base a chi governa, ma nemmeno per effetto della volontà recondita o esplicita di chi crede di cavalcare la tigre. Si tratta della struttura di rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla volontà degli uomini.

Un’altra chiarificazione va fatta: è vero che le più realiste sono le teste pensanti del sistema, che sanno bene quali siano le contraddizioni e le “rotte di collisione”, ma sarebbe altresì erroneo attribuire loro chiara consapevolezza delle cause immanenti, e penso sia fuori luogo credere che “a prendere massimamente sul serio le analisi marxiane” siano “i detentori del potere all’interno del sistema”.

Anche qui, nel considerare le contraddizioni laceranti innescate dal sistema capitalistico, si deve tener conto che nessuno può sottrarsi fin dalla nascita all’influenza ideologica della classe economicamente dominante, dunque nemmeno gli elementi più dotati della classe borghese, che al pari e anzi più degli altri interiorizzano e assimilano quel tipo di rapporti sociali, fino a restarne profondamente segnati.

Tanto più che le “analisi marxiane” non seguono il metodo storico, ma quello logico, “il solo adatto”, come rilevò Engels. “Questo non è però altro che il modo storico, unicamente spogliato della forma storica e degli elementi occasionali perturbatori”. Insomma, pur non sottovalutando nessuno dei capitalisti e giocatori in borsa, non penso sia nelle loro corde la dimestichezza della logica dialettica di Marx, che è una logica oggettiva e materialistica, opposta a un criterio logico di disposizione delle categorie economiche soggettivo.

E ciò tanto più in un periodo in cui l’interconnessione e l’interdipendenza degli enti materiali esistenti oggettivamente si tende porli fuori della coscienza oppure all’interno del dato meramente biologico. Zhok, come esperto del pensiero filosofico, sa bene come butta la faccenda e a quale grado di regressione si sia giunti finora in ogni ambito.

Non era del resto lo stesso Zhok che dichiarava in una sua intervista: «In qualunque sfera che vada al di là delle dimensioni di un’azienda le capacità previsionali medie degli economisti non superano quelle del buonsenso informato, e talvolta non lo raggiungono neppure, in quanto l’inquadramento teorico spesso acceca rispetto alle esigenze di una visione d’insieme»?

E ciò che vale per i “mandarini”, vale anche per i loro feudatari.

Al contrario di ciò che sostiene Zhok, almeno in questo ultimo suo articolo, la borghesia sfrutta proprio i meccanismi dualistici, vale a dire le contraddizioni che a tutti i livelli solcano la formazione sociale capitalistica, ai propri fini di conservazione. La borghesia sa bene che il conflitto si può solo controllare, arginare, volgerlo a proprio favore, ma non risolverlo, perché appunto appartiene al processo di leggi che funzionano come cieche leggi di natura.

Zhok, infine, scrive: “Una soluzione radicale di uscita dal modello capitalista da parte del potere capitalista è immaginabile solo con la promessa di cristallizzare i rapporti di potere correnti (un’uscita in direzione di una democrazia socialista non risulta perciò particolarmente gettonata)”. Ci risiamo: non si tratta meramente dei “rapporti di potere correnti”, bensì della struttura degli elementi economici fondamentali della società. E dunque anche il discorso sull’’uscita verso “una democrazia socialista” (tanto o poco gettonata), risulta del tutto aleatoria se tale “uscita” è contemplata nel novero delle “riforme”.

4 commenti:

  1. Ti dirò che, mentre ho capito quello che dice Zhok, faccio un po' più di fatica con questo tuo commento. Colpa mia, senza dubbio (e lo dico seriamente). La mia generale impressione è che tu faccia qui lo stesso ragionamento che dicono (anche se è leggenda) abbia fatto il generale ʿAmr b. al-ʿĀṣ, che, conquistata Alessandria, avrebbe detto, a proposito della biblioteca: "se questi libri contengono ciò che dice il Corano, sono inutili. Se non lo contengono, sono dannosi. Perciò distruggeteli."
    So che è solo una leggenda, ma mi serve per dire che, per analogia, tu hai filtrato le opinioni di Z. con il filtro della dottrina marxista. Ahimè, nel colino restano alcuni sassolini grossi grossi, il maggiore dei quali è quella faccenda del neofeudalesimo. Devo dire che è un'idea che era venuta anche a me, indipendentemente da Z. Non riuscivo però, nell'analogia, a superare la faccenda dell'investitura, che Zhok spiega brillantemente.
    Te la metto quindi in due parole, e ti perdono fin d'ora se mi accuserai di rozzezza. Dopo il capitalismo non verrà il comunismo, ma un regime orwelliano con la tecnologia come strumento di oppressione e sorveglianza.
    Da ultimo, vorrei dire la mia su quell'accusa rivolta a Z. di essersi intruppato in un partito reazionario. Si trattava della riunione a scopi meramente elettorali tra Rizzo (comunista filosovietico) Ingroia e un gruppo di intellettuali che avevano esternato opinioni antigovernative al tempo della pandemia. Io dissi a Z. che il 3% non lo vedeva manco col cannocchiale, e anzi gli consigliavo di aggregarsi opportunisticamente alla destra, con la quale sarebbe stato sicuramente eletto. Lui però ha una storia di sinistra, e mi ha mandato a cagare.

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    1. In effetti devo evitare questo tipo di post. Mi impegno a farlo. Z. dal mio punto di vista ha sbagliato a candidarsi. Punto.

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  2. Se non erro sia Zhok che Agamben e Cacciari in passato, ormai diventato trapassato remoto, hanno espresso la loro assoluta contrarietà al Green Pass. Posizione teoricamente condivisibile perché affronta una riflessione seria sui diritti civili, che purtroppo è stata strumentalizzata dai No Vax per giustificare le loro battaglie idelogiche contro il vaccino il cui scopo sarebbe quello di controllare il mondo! Grazie a queste battaglie, Zhok è diventato per alcuni punto di riferimento.

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    1. Sia chiaro che considero z. persona assolutamente rispettabile e degna di considerazione, spiace però che si presti allo spettacolo.

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