lunedì 5 settembre 2022

Propedeutica della messa in culo

Non hai molto chiaro a che cosa serve il tasso di cambio e che cosa comporta? Segue spiegazione semplice.

Il tasso di cambio è il prezzo di una valuta espresso in altre valute. Perché acquistare una valuta straniera? A parte i turisti che visitano il paese, il motivo principale di questi acquisti sono le importazioni. Per poterti vendere un iPhone, l’importatore deve acquistarlo da Apple, che chiede di essere pagata in dollari. L’importatore scambierà quindi i suoi euro con biglietti verdi. Più precisamente, venderà euro per acquistare dollari. Questa è la specificità del commercio internazionale. Per importare, devi acquistare il bene, ma anche, e prima ancora, la valuta del paese che lo produce.

Sui mercati finanziari, la valuta di un Paese che esporta molto sarà quindi molto acquistata dagli importatori, e quindi molto richiesta. Risultato: il suo tasso di cambio salirà. Dall’altra parte della transazione, il Paese importatore vende la sua valuta: il suo tasso di cambio scenderà. E fin qui è tutto molto semplice.

Dopo gli importatori, un altro tipo di giocatore acquista la valuta di un paese: gli investitori stranieri. Ad esempio, sei un risparmiatore (li chiamano così) cinese e acquisti il debito emesso dal Tesoro degli Stati Uniti. Perché acquistare questi titoli del Tesoro USA? Perché una volta a scadenza, riceverai degli interessi su quei titoli. Pertanto, più alti sono i tassi d’interesse negli Stati Uniti, e più appetibili all’acquisto saranno quelle obbligazioni. Ma, per fare questo, dovrai vendere i tuoi renminbi per comprare dollari. Se molti cinesi o svizzeri o tedeschi fanno lo stesso, il tasso di cambio del dollaro aumenterà.

Sia la Banca Centrale degli Stati Uniti (Federal Reserve) che quella dei paesi membri della zona euro (Bce) si sono impegnate ad alzare i propri tassi d’interesse. Essendo questa ascesa dei tassi più rapida e più forte dall’altra parte dell’Atlantico, è più interessante per gli investitori piazzare le loro biglie a Wall Street piuttosto che alla Borsa di Francoforte o di Milano. In altre parole, come accade in questo periodo, non è tanto la divisa europea che cade quanto il dollaro che sale. Il che ci ricorda che il tasso di cambio è il valore relativo di due valute. È quindi necessario confrontare costantemente quanto sta accadendo nei due paesi interessati.

Il terzo fattore di variazione del tasso di cambio è rappresentato dalle prospettive di crescita e inflazione. Anche qui è necessario assumere il punto di vista dell’investitore: l’ideale è investire in un Paese ad alta crescita e bassa inflazione. Il peggio è investire in un paese con bassa crescita e alta inflazione. È il caso della zona euro, che sta entrando in recessione, e dove l’inflazione è vicina al 10% e le prospettive sono pessime. Anche qui gli Stati Uniti stanno facendo meglio di noi, con migliori prospettive di crescita: un nuovo motivo per gli investitori per rivolgersi al Paese di Joseph Robinette piuttosto che a quelli di Ursula Gertrud Albrecht.

Detto questo, anche la caduta dell’euro ha i suoi vantaggi, poiché rende le esportazioni europee più competitive sul mercato mondiale. Viceversa, e questo è il problema principale, aumenta il costo delle nostre importazioni fatturate in dollari. È il caso del gas e del petrolio, anche quando non sono esportati dagli Stati Uniti. Come mai? Per ragioni abbastanza semplici, che dovresti capire da solo.

Questo dovrebbe spiegare a chi vanno certi vantaggi della guerra tra Stati Uniti e Russia, e a chi invece sta andando in culo (non trovo al momento espressione più plastica di questa). Infatti, non tutti i mali vengono da Putin, quel babau da mesi dato in stato terminale. Noi intanto restiamo in fiduciosa attesa, dei lenitivi governativi per le nostre imprese e famiglie, così come della travolgente controffensiva ucraina e dell’effetto devastante per la Russia delle nostre durissime sanzioni e del price cap, l’arma finale (per chi crede di vivere ancora nel medioevo).

3 commenti:

  1. Chiedo scusa a Olympe per l'invadenza ma, in mancanza di tempo e di competenza, non posso mantenere un blog personale e mi appoggio ai migliori.
    Leggo e rileggo l'ultima "Minima Cardiniana"
    https://www.francocardini.it/minima-cardiniana-390-4/
    e mi sembra di aver trovato non solo qualcuno che esprime in modo semplice e coerente quello che sento anch'io ma in modo confuso e contradditorio. Ma soprattutto qualcuno che va oltre la critica e indica una via di uscita. Mi piacerebbe un commento, se non una condivisione, dei miei amici blogger.

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    1. Quando si parla banalmente di conflitto tra “dominati” e “dominanti”, prospettando un futuro dove siano i “sapienti” a dirci come va governata la società, non si va oltre, nella migliore delle ipotesi, alle ricette di quella parte della borghesia che desidera portar rimedio, tramite una casta che possiede la “capacità di comunicazione”, agli inconvenienti sociali, per garantire l’esistenza della società borghese sul modello di una nuova Gerusalemme.

      Vogliono le condizioni di vita della società moderna senza i conflitti e i pericoli che necessariamente ne derivano. In buona sostanza mirano a riformare la società mantenendosi però sul terreno degli attuali rapporti di produzione, che non cambiano nulla al rapporto fra capitale e lavoro salariato, ma che, nel migliore dei casi, diminuiscono le spese che la borghesia deve sostenere per il suo dominio e semplificano il suo bilancio statale.

      Lasciando immutati i rapporti sociali fondamentali, il radicalismo borghese diventa semplice figura retorica, come quando critica le disuguaglianze, quelle tra i ricchi troppo ricchi e i poveri troppo poveri. Nella lotta ideologica su questo terreno, la borghesia ha stravinto.

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