venerdì 2 settembre 2022

Gorbačëv: differenti punti di vista

 

Scrive Giuliano Ferrara:

Ci vorranno biblioteche intere di storiografia, trattati poderosi di antropologia politica, corpose analisi freudiane e junghiane ispirate alla curiosità per il sottofondo della mente umana e per gli archetipi dell’anima, ci vorranno inchieste letterarie direttamente derivate dalla pietas latina e dall’epica greca per spiegare l’inspiegabile: il disamore, perfino l’odio dei russi per Michail Gorbaciov.

Naturalmente l’ex agente della CIA finge di non sapere. Non serviranno biblioteche intere di storiografia, bastano alcuni dati macroeconomici relativi al periodo considerato per comprendere d’acchito per quale motivo Gorbaëv è odiato dalla stragrande maggioranza dei russi.

Perché perdere tempo ancora con queste cose che dovrebbero essere risapute? Vorrei semplicemente rammentare che nel 1989, circa 43 milioni di persone nell’Urss vivevano con meno di 75 rubli al mese, ben al di sotto della soglia di povertà ufficiale di circa 200 rubli. Oppure il caso del premier Gajdar, sotto il primo El’cin, quando aumentò in una notte il prezzo del pane del 200 per cento. Per non dire del tracollo della sanità pubblica, eccetera.

Le cause fondamentalmente del crollo dell’Urss furono tre: le politiche di Gorbaëv, il nazionalismo etnico, l’economia ombra.

Gorbaëv è stato il rex destruens dell’Urss. Possiamo riconoscergli di aver agito in buona fede, tuttavia anche con notevole imperizia, avendo in mente il modello del parlamento e del presidenzialismo esistente in Europa e in America. Ha cercato di sostituire il rapporto di comando del partito con forme di rappresentanza politica che però avevano bisogno di una situazione economica e sociale radicalmente mutata e di un lungo rodaggio. La storia non fa né sconti né salti.

Ha delegittimato il potere del partito già indebolito a causa del nazionalismo etnico e dell’economia ombra. Il responsabile involontario del nazionalismo etnico fu l’ucraino segretario del PCUS Brenev, il quale concesse ad alti funzionari di nazionalità non russa di diventare primi segretari del partito della propria Repubblica (il caso del kazako Nazarbaev è il più noto): una concessione che fece nascere un ceto politico professionale di etnia non russa che sarebbe salito alla ribalta come dura opposizione nel parlamento di Gorbaëv .

L’economia ombra ha una lunga storia alle spalle, che risale al meccanismo della pianificazione. Dal 1929, si reggeva sul presupposto che gli investimenti nei settori della produzione di base, la cosiddetta economia pesante, dovessero essere superiori a quelli per i beni di consumo.

In gran parte l’industrializzazione forzata fu imposta dalla necessità di trasformare una società ancora largamente agricola e dai tratti semifeudali, quella di un Paese sostanzialmente accerchiato che usciva da una guerra civile dai costi umani e materiali spaventosi. Il massimalismo utopista produsse errori e orrori. Sin dal primo piano pluriennale, la soluzione informale per soddisfare le necessità familiari è stata produrre nonostante il piano ma con mezzi sottratti piano.

Com’era fatto il piano? Funzionari del Comitato centrale avevano diviso il Paese in tante piccole fabbriche e a ciascuno mandavano i piani mensili e trimestrali; ma quei piani erano fatti non sulla base del valore ma col sistema dei bilanci materiali, per cui su un piatto della bilancia c’erano le materie prime, eccetera, e sull’altro quello che bisognava produrre, ossia gli obiettivi.

Che cosa succedeva? Per esempio, nelle fabbriche che avevano il piano mensile, i primi 10 giorni operai non facevano pressoché nulla, nei secondi 10 giorni cominciarono a muoversi e negli ultimi 10 giorni lavoravano a pieno ritmo. Anche per questo è nata l’economia extra-piano, perché il piano non funzionava con l’eccezione naturalmente dell’industria militare. Sappiamo bene che il limite della bassa produttività del lavoro ha avuto conseguenze pesanti ed essenziali sull’economia e la vita del Paese.

Non si poteva cambiare questo sistema da un giorno all’altro (il fattore tempo ha sempre valore strategico), tantomeno indebolendo l’autorità statuale, vale a dire quella del partito. Due aspetti della trasformazione che i cinesi si sono ben guardati dall’imitare. Per i cinesi il partito è Keynes e Taylor insieme. Hanno creato un capitalismo di Stato e l’hanno mantenuto nelle mani del partito. Almeno fino a quando ci riusciranno.

Col tempo l’economia informale è cresciuta sempre di più in forme di tipo capitalista, poi risultate utilissime nel passaggio da Gorbaëv a El’cin e sino agli attuali oligarchi. Con le leggi sulle privatizzazioni, le imprese improvvisamente furono costrette a un sistema di autofinanziamento e si trovarono incapaci di assicurarsi le risorse di cui avevano bisogno per produrre, pagare i salari e finanziare i servizi sociali e i benefici maturati dai lavoratori. Autofinanziamento che non riguardava solo le imprese, ma anche le repubbliche sovietiche, che non erano più tenute a versare gli introiti fiscali allo Stato centrale.

Come poteva pensare Gorbaëv che tutto ciò non portasse alla disgregazione del sistema? Ha fatto una quantità d’errori madornali, e tuttavia vogliamo credere, almeno per il momento, li abbia fatti in buona fede, ma possiamo anche dire che si è rivelato un incapace. I russi e la storiografia russa lo ricorderanno soprattutto per questo aspetto, non perché possono mangiare la pizza.

Vladimir Putin, piaccia o no a noi occidentali, sta riscattando la Russia dall’umiliante fine dell’Urss. Pertanto, se i “democratici” a buon mercato vogliono davvero comprendere ciò che sta succedendo oggi e le ragioni del perché i russi odiano Gorbaëv, devono mettersi dal punto di vista dei russi e non da quello di agenti della CIA o di simpatizzanti dell’imperialismo atlantico.

*

In questo sito, la cronaca di come gli USA si sono presi gioco di Gorbaëv e di El’cin.

9 commenti:

  1. Nel caso qualche lettore si fosse spinto a leggere il post e lo avesse fatto prima delle 12.15, segnalo che nella frase "l’ucraino segretario del PCUS Brežnev, il quale concesse ad alti funzionari di nazionalità non russa di diventare primi segretari del partito della propria Repubblica" avevo saltato il "non", la qual cosa privava di senso il concetto espresso.

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  2. Avresti dovuto almeno citare Rita di Leo :)

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  3. Bell'articolo; per i benpensanti nostrani Gorbaciov resta però un martire, o almeno un incompreso. Immagino che chiunque in Russia abbia più di 25 anni ed abbia memoria degli anni '90 segnati da povertà, tracollo morale, corruzione, malaffare, guerre di mafia, guerre nel Caucaso, terrorismo interno, discredito internazionale e crisi finanziarie non possa non avere qualche rimpianto per l'impero [sic] sovietico nel quale si apparteneva comunque all'etnia egemone. (A proposito, "nazionalismo etico" è un refuso?).
    Segnalo un articolo di impostazione marxista nel quale si descrive la strategia di chiusura a riccio (friendly offshoring) del capitalismo ultraoligarchico occidentale, anche a costo di una guerra termonucleare globale:

    https://www.iltascabile.com/societa/emiliano-brancaccio/
    (Peppe)

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    1. colpa della digitalizzazione vocale, e mia che non me ne avvedo. grazie

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  4. ''Vladimir Putin, piaccia o no a noi occidentali, sta riscattando la Russia dall’umiliante fine dell’Urss''

    Nonostante la tua esibizione di finta erudizione, Olympe non te la prendere, resti purtroppo un'ignorantella di provincia.

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    1. conoso i me limiti, ma a ti i te ga sta batezà co l'acqua dei folpi

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    2. Non so se interessa: questo è un troll che viene spesso da me, nonostante sappia di non essere pubblicato.
      Di solito ce l'ha sia con me che con te. Credo si senta solo, ma io non faccio il telefono amico.

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    3. da me i commenti (a parte i tuoi) sono così rari che devo fare di necessità virtù. :)

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