domenica 31 luglio 2022

Quando lo capiranno?

 

Il giornale di Confindustria pubblica oggi a p. 16 un artcolo di Éric Sadin, “filosofo specializzato nel mondo digitale”. Come riporta il quotidiano giallo, l’articolo è ripreso da Le Monde del 19 luglio. In realtà quella italiana è una versione ridotta dell’articolo originale. A ogni modo si tratta di un articolo interessante.

Sadin prende avvio dalla notizia delle centinaia di migliaia di documenti interni, datati dal 2013 al 2017, che sono stati recentemente divulgati da Mark MacGann, ex capo delle attività di lobbying di Uber, rivelatori delle pratiche portate avanti da quella che allora era ancora una start-up, volte a esercitare pressioni su numerosi leader politici in tutto il mondo, non ultimo, soggiungo di mio, Emmanuel Macron. L’allora ministro dell’Economia di François Hollande, sostenne attivamente l’azienda americana, che realizzò una vasta operazione di lobbying per aggirare leggi a essa sfavorevoli.

Il filosofo francese rileva come “I documenti trasmessi testimoniano una strategia abilmente elaborata e aggressiva intesa – vista l’annunciata rabbia di coloro che potevano esserne le principali vittime, ossia i tassisti – a presentare questo modello di servizio al pubblico come una promessa economica tale che frenarne lo sviluppo sarebbe stato considerato un errore storico, una mancanza di lucidità” (questo e altri paragrafi sono, come detto, assenti nella versione italiana).

Scrive Sadin: “... è ormai nota la crudele costatazione che certi tipi di sviluppo tecnico hanno sistematicamente fatto rima con l’inizio della regressione sociale. Citiamo solo alcuni degli effetti deleteri provocati da questo tecno-liberalismo, apostolo di una rivoluzione perpetua. Sofisticati programmi di evasione fiscale; manodopera costretta a sottostare all’incerto regime del lavoro autonomo, soggetta una pressione permanente, a un’umiliante valutazione da parte degli utenti”.

Traduco: la strategia di Uber ha avuto due fasi. Uno: distruggere le regole esistenti, ossia “aprire il mercato alla concorrenza”, come dicono i “liberal-democratici”. Due: far credere che i driver di Uber siano “indipendenti”, in realtà falsi lavoratori autonomi che devono rispettare i codici aziendali fino al colore degli slip, essere totalmente dipendenti dalla sua applicazione, sanzionabili alla minima deviazione, ecc..

Se Uber ha potuto fare tutto ciò, è perché ha ottenuto il sostegno attivo dello Stato nelle diverse articolazioni dei suoi poteri a livello apicale. Questa è la definizione esatta di neoliberismo. Ricordiamoci che per combattere una legge (vuoi lo Statuto dei lavoratori, norme anti-inquinamento o altro), è necessaria un’altra legge. Per questo le grandi società hanno bisogno dei partiti e dei parlamentari che scrivono e approvano gli emendamenti (non importa a chi va il tuo voto, l’essenziale è che depositi la tua scheda nell’urna, al resto pensano loro).

Uber si chiama così perché, letteralmente, Uber è sopra a tutto. È la quintessenza tossica di tutto il resto. Il suo nome è intercambiabile con quello di qualsiasi altra multinazionale.

Lo dico per certe persone tristi: c’è poco da scherzarci, da sghignazzare, il sistema imperialistico delle multinazionali è un fatto storico. Storico significa: non solo da oggi.

Sadin, sul finire dell’articolo e nel suo linguaggio adatto a un pubblico critico e tuttavia integrato, scrive: “È giunto il momento di capire fino a che punto, negli ultimi vent’anni, un manipolo di migliaia di persone si è occupato di amministrare il corso delle nostre esistenze al solo fine d’interessi privati e di una visione strettamente utilitaristica del mondo”.

Quando lor signori l’avranno finalmente “capito”, ci faranno la grazia di comunicarcelo.

8 commenti:

  1. Non lo capiranno mai! Siamo noi che dovremo imporci e farglielo capire a bastonate, altroché!

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  2. Molto interessante. Volevo leggere l'articolo su Le Monde. Ho il numero del 19 luglio ma non riesco a trovarlo. A che pagina?

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    1. lemonde.fr/idees/article/2022/07/19/uber-files-un-certain-type-de-developpements-techniques-aura-systematiquement-rime-avec-le-principe-d-une-regression-sociale_6135312_3232.html

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  3. A mio parere, l'esempio di Uber è solo parzialmente valido. Presenta, è vero, chiare connotazioni di sfruttamento e di terziarizzazione. Tuttavia, si inserisce in un mainstream di eliminazione dell'intermediazione che può essere, transitoriamente, favorevole al consumatore. Non lo è, in realtà, e quindi io partirei, nella critica a Uber, dal fatto che lo mette in quel posto sia ai lavoratori che agli utenti. Insomma, se mi è consentita la similitudine, Uber è come una donna vecchia e brutta che ruba il marito a Marilyn Monroe. Un assurdo anche nella logica del mercato.
    Tuttavia, ci sono casi, e sono i più inquietanti, nei quali i lavoratori sono fottuti, ma il consumatore è (certo temporaneamente) favorito. Sto parlando, è chiaro, di tutto il commercio al dettaglio, dove abbiamo assistito, con godimento del cliente finale, prima all'inculata del piccolo commerciante a favore della grande distribuzione, e poi all'inculata della grande distribuzione da parte di Amazon e similari. Temo che questo sia solo l'inizio, perché l'automazione di fabbrica e quella dei servizi ci porterà presto a una situazione di disoccupazione estesa, e quando dico estesa non mi riferisco soltanto al mondo occidentale.
    Mentre mi rimane il dubbio di come si sosterrà questo nuovo capitalismo quando i potenziali clienti saranno tutti privati dei mezzi per comprare le cose, non ho dubbi che il mondo sarà diviso in una piccola oligarchia e una grande classe di poveracci. Ci sarà, è vero, un limitato gruppo intermedio di servitori degli oligarchi, che se la passeranno abbastanza bene. Li identifico soprattutto nella burocrazia, perché tutto questo avverrà dentro, non fuori dello Stato.
    A quel punto, ritengo che il modo rivoluzionario, cui tu alludi verso la fine del post, sarà non solo giustificato, ma l'unica forma di difesa. Purché non abbondino i pentiti.

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    1. pienamente d'accordo, del resto non contesto le leggi del movimento storico, nel caso di specie quelle del capitalismo. cerco, nel mio piccolo, di porre in evidenza le contraddizioni e ciò che queste producono socialmente.
      per il resto Marx aveva descritto tutto nel dettaglio, non parlava del capitalismo dell’Inghilterra dell’800. Marx ha scoperto le leggi di movimento del modo di produzione capitalistico; dunque non semplicemente le leggi di ieri, del neo capitalismo, bensì le leggi immanenti al capitalismo tout court.
      Per esempio: la dinamica divaricantesi tra valore d’uso e valore, valeva allora come vale oggi e varrà anche nel futuro del capitalismo. Cambia la dimensione e l’estensione della contraddizione ma non la sua essenza.

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  4. ottundere menti e coscienze. vietato pensare:
    https://bit.ly/3cVmKR5

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