venerdì 1 luglio 2022

È bellissimo il mare

 


La bandiera blu è un riconoscimento conferito dalla Foundation for Environmental Education (FEE) alle località costiere europee che soddisfano criteri di qualità relativi a parametri delle acque di balneazione e al servizio offerto, tenendo in considerazione ad esempio la pulizia delle spiagge e gli approdi turistici.

La bandiera è consegnata per due meriti: la bandiera blu delle spiagge certifica la qualità delle acque di balneazione e dei lidi, mentre la bandiera blu degli approdi turistici assicura la pulizia delle acque adiacenti ai porti e l’assenza di scarichi fognari.

Istituita nel 1987, gli organi locali della FEE, attraverso un Comitato nazionale di giuria, effettuano delle visite di controllo delle cittadine rivierasche candidate per poi proporre alla FEE Internazionale le candidature della nazione.

In cambio di un contrassegno a pagamento, spiagge e porti possono issare una bella bandiera blu, presentata come garanzia di eccellenza ecologica. Non ci resta che lodare l’impeccabile impegno degli enti locali a favore della biodiversità e della tutela dei mari. In pochi anni questo è diventato un must: nel 2022 sono etichettate circa 400 spiagge e decine di porti turistici. Migliaia in tutto il mondo. È un business che funziona.

Assegnando questa etichetta, si fa un grande regalo all’industria turistica, con la quale tutta la faccenda è direttamente collegata. I documenti dell’associazione sanno di propaganda pubblicitaria. La Bandiera Blu non effettua di per sé nessuna analisi, e si accontenta di quelle, obbligatorie, svolte dalle Agenzie sanitarie regionali (certificati ARPA). Che a loro volta si basano su una lasca direttiva europea, la 2006/7/CE.

È necessario che il mare interessato sia una fogna per cinque anni per imporre il divieto di balneazione, ma anche solo “un avviso che sconsiglia permanentemente la balneazione”. La categoria “sufficiente” è la soglia minima di qualità, ma sconsiglio anche solo di bagnarvi i piedi. Quanto al monitoraggio delle acque, sono sufficienti “2 parametri rispetto ai 19 della precedente direttiva, minore frequenza di campionamento, possibilità di definire un’area omogenea, classificazione su 3/4 anni”.

Tutto nero su bianco. Se non rovina le vacanze diciottobrumaio chi ve le può rovinare meglio? Ma qui piove e grandina e non avevo voglia di altro.

Nella pubblicità degli enti locali che magnificano lo stato delle acque di balneazione, non una parola sulla cacca, che spaventerebbe. Per dire di due batteri fecali, quelli che causano la diarrea per capirci: Escherichia coli ed enterococchi. Finché l’acqua non ne contiene troppi, la sua qualità può essere considerata eccellente. E così alzano il formidabile striscione turistico che è la Bandiera Blu.

Che cosa contiene veramente l’acqua di balneazione, quel brodo chimico in cui nuotiamo e in cui i nostri bimbi sguazzano felici? È tutto lì, nella relativamente modica quantità di batteri fecali?

Se il Mistero (non è un errore di battuta) della Salute e gli organi sanitari locali facessero il loro lavoro per bene, cercherebbero e troverebbero, oltre alla cacca vera e propria, batteri patogeni che sono diventati resistenti agli antibiotici, un dono di fiumi e impianti di trattamento delle acque reflue, che causano gastroenteriti, infezioni della pelle, alle ossa, alle orecchie, infezioni cardiache e polmonari, eccetera.

Migliaia di molecole chimiche sintetiche disciolte nell’acqua di balneazione, che possono alterare il sistema endocrino e produrre altri danni, molte sotto forma di cocktail dagli effetti sconosciuti. Una parte significativa dei metaboliti, risultato della degradazione di qualsiasi prodotto chimico assimilato dall’organismo, può risultare più tossica delle molecole di partenza. Possiamo valutare il rischio dei singoli composti, ma sappiamo poco dell’impatto delle miscele chimiche, che sono pericolose per tutti, ma soprattutto per le donne in gravidanza e i loro feti, neonati, bambini, anziani, immunodepressi.

Tra questi inquinanti, le microplastiche (MP), che assorbono altre sostanze chimiche idrofobiche come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), i policlorodifenili (PCB), gli eteri di difenile polibromurati (PBDE) e pesticidi organoclorurati.

Anche le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), che in alcune province venete conosciamo purtroppo molto bene per via dell’acqua potabile, in mare sono assorbite dalle MP (che si mescolano alla sabbia, all’acqua e a tutto ciò che è vivo). Una “famiglia”, quella delle PFAS, che comprende migliaia di diversi composti chimici. In Europa sono stimati in 4.730 (secondo l’OCSE), ma negli Stati Uniti l’Environmental Protection Agency (EPA) ne ha contati 10.776. Un delirio d’imprecisione e impotenza.

La stabilità chimica dei PFAS sfida i decenni, nei nostri tessuti con un emivia di anni. E i loro effetti, anche quelli sinergici, il famoso cocktail, sono innumerevoli: cancro al seno, ai reni, ai testicoli, obesità, basso numero di spermatozoi, colite ulcerosa, basso peso alla nascita, pubertà precoce, malattie della tiroide e del fegato, eccetera.

L’intera catena alimentare marina risente dell’inquinamento, dapprima il fitoplancton e lo zooplancton, che sono la base. Gamberetti, granchi, molluschi, granseole e altri pesci sono pieni di molecole impossibili da contare. Chi mangia 100 g di polpa di cozze ingoia contemporaneamente cento microplastiche arricchite con altri inquinanti. Gli organismi sanitari di controllo fingono di nulla, perché non hanno scelta e si accontentano di norme e regolamenti che sanno essere ridicoli.

È bellissimo il mare, eh?

2 commenti:

  1. Tutti in montagna! Dormire con la copertina di lana, latte e burro freschissimi, funghi in quantità, frutti di bosco lungo i sentieri, si può sciare sul Plateau Rosà, si possono fare splendide passeggiate senza incontrare nessuno (umano). E un gran silenzio (a parte i campanacci delle mucche).

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    1. Poi incontri un pezzo di ghiacciaio in discesa libera ...

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