mercoledì 8 giugno 2022

Corsa contro il tempo

 

La Bundeswehr sarà “il più grande esercito convenzionale nel sistema NATO europeo”, ha annunciato il cancelliere Olaf Scholz.

Venerdì scorso, a larga maggioranza, il parlamento tedesco ha approvato il Fondo speciale della Bundeswehr per un totale di 100 miliardi di euro, che triplica il budget militare in un solo colpo. Un “salto di quantità” che rappresenta il “più grande cambiamento nell’architettura della politica di sicurezza” della Repubblica federale di Germania.

La Germania punta a ridiventare la più grande potenza militare rispolverando i piani in tal senso predisposti da molto tempo e nessuno in Europa ha niente da dire? Oppure è proprio ciò che si vuole, vista l’impossibilità di raggiungere un accordo strategico comune europeo?

Qual è il motivo di questa escalation di riarmo? Ufficialmente è presentato come una reazione alla guerra in Ucraina. La Russia ha riportato la guerra in Europa, Germania e Nato devono difendere la “democrazia” e i “valori occidentali”, anche con mezzi militari contro “autocrazie” come la Russia, sostiene la giustificazione diffusa giorno e notte attraverso tutti i canali disponibili.

Gli interessi della Germania non sono sempre identici o compatibili con quelli di altri Stati europei, e nemmeno con quelli degli Stati Uniti. A Berlino (ma anche a Parigi, e invece Roma come sempre politicamente in stato confusionale) si è convinti che se l’UE vuole essere un attore globale e non uno strumento di altre potenze, la Germania deve imprimere un cambiamento decisivo alla sua politica estera anche nei confronti degli Stati Uniti.

I circoli europei che contano, in primis quelli tedeschi e francesi, sanno bene che il potere protettivo degli Stati Uniti non può garantire la sicurezza e la prosperità del Vecchio Mondo, e che dunque non bisogna più cedere all’illusione transatlantica. Hanno ben chiaro che gli interessi strategici ed economici dei più importanti Paesi europei non coincidono più con quelli della principale potenza americana in tutta una serie di aree.

Per esempio, la violazione unilaterale dell’accordo nucleare con l’Iran (un paese d’importanza enorme) da parte dell’amministrazione Trump, ha dimostrato che quando si tratta di gravi conflitti d’interesse con la potenza dominante occidentale, l’Europa è lasciata completamente da parte. Da ultimo la decisione di lasciare l’Afghanistan non solo non è stata concordata con gli alleati, ma pare non sia stata nemmeno annunciata per tempo.

Nessuno è così cieco da non vedere che Washington ha troppo spesso invocato nobili valori per nascondere una politica di potere guidata dai propri interessi. La guerra in Iraq del 2003 è un esempio storico eloquente. Da un ventennio Washington sta fallendo come garante dell’ordine mondiale liberale da cui dipendono la Germania e l’Europa.

Questo non significa che gli USA rinunceranno al loro ruolo di potenza mondiale dominante. Anzi, la loro supremazia incentrata sul dollaro e la forza militare è diventata questione di vita o di morte, perciò Washington cerca con ogni mezzo ancora di più di controllare saldamente regioni importanti come l’Europa, il Medio Oriente e l’Asia continuando a mascherare la propria aggressività in nome e per conto di valori quali la libertà e la democrazia. Non importa chi ne pagherà il prezzo, se nemici o alleati.

Inoltre, è evidente come le fazioni che rappresentano l’oligarchia statunitense e che si alternano al potere stiano perseguendo una politica America First anche per ragioni di politica interna, cercando di risolvere i propri problemi a spese degli europei. Pertanto l’Europa, e la Germania come potenza guida, deve essere messa in condizione di risolvere i propri problemi autonomamente.

In vista dell’escalation del conflitto con la Cina, gli Stati Uniti punteranno a trasformare la dipendenza militare dei loro alleati in sostegno ai loro interessi. Non sarà difficile posto che hanno le loro quinte colonne piazzate nei gangli dei media e della politica, spesso incarnate da personaggi ricattabili. La Germania e gli europei troveranno più difficile in futuro salvaguardare i loro interessi economici, commerciali e monetari nei confronti del loro “protettore”, soprattutto quando si tratta della Cina, un’economia strettamente connessa con quella europea, o come già ora a causa delle sanzioni alla Russia.

La stretta alleanza con gli Stati Uniti era attraente fintanto che questi riuscivano a mantenere un proprio ordine internazionale, garantendo il libero scambio e l’accesso alle materie prime globali, ai mercati di vendita e alle opportunità d’investimento nella scia del proprio strapotere economico e militare.

Gli interessi strategici ed economici europei non coincidono più con quelli della principale potenza americana in tutta una serie di aree. Nella competizione sistemica tra Stati Uniti e Cina, come già ora nella guerra aperta contro la Russia, l’Europa rischia di diventare il principale perdente se non sarà rapidamente in grado di prendere decisioni e agire per difendere i propri interessi. La Germania e così la Francia non possono aspettare di raggiungere faticosi e impossibili accordi con gli altri Stati europei, per cui agiranno in accordo con chi ci sta senza se e senza ma.

Con una Europa “forte e capace”, economicamente, tecnologicamente e militarmente, con una moneta comune trasformata in uno strumento geoeconomico di potere (certo nazionalismo no-euro è un classico di cecità e di ...), una rottura conflittuale con gli Stati Uniti sarà inevitabile. È una corsa contro il tempo. A Washington, Berlino e Parigi lo sanno.

2 commenti:

  1. Concordo pienamente. C’è stato un momento in cui l’Europa avrebbe potuto uscire dallo stato di “Minorità”: la caduta del Muro e la fine dell’URSS. Ma il Marchese mondiale del Grillo lo ha impedito cogliendo 3 piccioni: la mancata “Maggiorità” dell’Europa, il controllo e l’allargamento della Nato, ma, soprattutto, l’emarginazione dell’ONU. Adesso, con una corsa alle armi “terribile”, cambi costituzionali in Germania e Giappone, un “Nemico” sporco e cattivo, e il tipo di armi a disposizione, ho paura.

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