martedì 3 maggio 2022

La terribile logica della contesa imperialista

 

Gli sforzi degli Stati Uniti per mantenere la loro posizione di dominio globale, di fronte alle sfide geopolitiche ed economiche dei rivali in Europa e in Asia, richiedono uno stato di guerra permanente e crescente. Questo è il quadro strategico (e anche psicologico) dal quale si deve partire se si vuol comprendere che cosa sta avvenendo sotto i nostri occhi (e a nostre spese, come verificheremo a breve).

Già ben prima della guerra in Ucraina, la Russia è diventata un bersaglio dell’imperialismo statunitense non a causa del carattere autocratico del regime di Putin (frega nulla alla cricca di Washington della “democrazia” degli altri purché siano allineati ai suoi interessi), ma perché i suoi interessi si scontrano con la volontà degli Stati Uniti di mantenere l’egemonia globale, che non può non incentrarsi sui suoi preparativi per guerra con la Cina.

In secondo luogo, l’immenso territorio russo è fonte di materie prime, metalli e minerali di grande valore economico e strategicamente critici: oltre agli idrocarburi, oro, platino, palladio, zinco, bauxite, nichel, mercurio, manganese, cromo, uranio, minerale di ferro, cobalto e iridio, eccetera. Gli Stati Uniti sono determinati a portare sotto il loro controllo tale ricchezza.

Come sempre, l’imperialismo britannico è ansioso di partecipare a una guerra guidata dagli USA, sperando che il suo “rapporto speciale” con Washington gli dia diritto a una distribuzione favorevole del bottino di guerra. I francesi sperano che, sanzionando, per quanto con riluttanza, la guerra americana contro la Russia, gli Stati Uniti non interferiscano con le loro operazioni in Africa. Anche le potenze minori dell’alleanza NATO si aspettano di essere ripagate per il loro appoggio alla guerra guidata dagli Stati Uniti. La Polonia, ad esempio, non ha dimenticato che Leopoli era una volta una città polacca.

Per quanto riguarda il sacro diritto dell’Ucraina, quale nazione sovrana, di aderire alla NATO se lo desidera, Washington non riconosce l’estensione di tale diritto a qualsiasi paese i cui interessi di difesa nazionale siano visti come una minaccia per gli americani. Gli Stati Uniti da ultimo stanno minacciando un’azione militare per impedire alle Isole Salomone, 10.000 kilometri di distanza dalla costa occidentale americana, dall’entrare in un’alleanza con la Cina.

Le affermazioni secondo cui la NATO sta reagendo a un’invasione “immotivata” di un’Ucraina politicamente irreprensibile da parte di una Russia aggressiva, intenzionata a ripristinare il perduto “impero sovietico”, sono un mucchio di falsità. Una valutazione obiettiva dimostra chiaramente che l’invasione russa è stata una risposta disperata all’inarrestabile espansione della NATO e alla guerra che Kiev sta conducendo da anni contro la popolazione russa del Donbass.

La pretesa che la massiccia mobilitazione della NATO contro la Russia sia stata una risposta imprevista e non pianificata all’invasione è una favola per gli ingenui cui fingono di dare credito i soliti banditi della comunicazione. Una balla smentita dopo qualche settimana da dichiarazioni ufficiali che rammentavano gli ingenti preparativi e forniture di armi in tal senso. Dall’iniziale “rivoluzione arancione” del 2004-2005 e, in particolare, dal putsch di Maidan organizzato dall’amministrazione Obama per far cadere il governo Yanukovich nel 2014, gli Stati Uniti questo conflitto l’hanno voluto, ideato, preparato e istigato.

Lo scopo di quel colpo di stato era di portare al potere elementi scelti direttamente da Washington per porre l’Ucraina sotto il suo controllo. L’Ucraina usata come punta di lancia contro la Russia.

Gli strateghi del Pentagono e delle varie organizzazioni dell’intelligence americana ritengono che l’isolamento strategico della Cina richieda non solo il controllo statunitense delle regioni dell’Asia-Pacifico e dell’Oceano Indiano, ma anche quello l’Eurasia.

Le relazioni internazionali hanno raggiunto un livello di tensione che eguaglia, se non ha già superato, quello che esisteva alla fine degli anni 1930. Riemerge come allora, anche in campo economico, la prospettiva della divisione del mondo in valute rivali e blocchi finanziari.

Tutte le maggiori potenze, inclusa Germania e Giappone, non da oggi stanno aumentando i loro impegni militari. Che un conflitto tra Stati Uniti, Cina e Russia possa comportare l’uso di armi nucleari è già stato riconosciuto. Sarebbe il più grave degli errori presumere che né i leader politici e militari delle potenze imperialiste, né i loro spaventati avversari a Pechino e Mosca, rischierebbero mai le devastanti conseguenze della guerra nucleare.

Gli strateghi statunitensi hanno già analizzato la fattibilità dell’impiego di armi nucleari in un conflitto militare, e predisposto la relativa dottrina: 1) contro un avversario non nucleare; 2) come minaccia per costringere un avversario a fare marcia indietro; 3) come guerra nucleare limitata; 4) come primo attacco volto a eliminare la capacità di ritorsione di un paese avversario (ecco perché Putin s’è affrettato a mostrare i suoi nuovi missili).

Chi ha proposto e dettagliato questa strategia che è, di per sé, un segno di follia? Nulla può fermare lo svolgersi della terribile logica della contesa imperialista e delle sue conseguenze, tranne un forte movimento di opinione e di protesta sociale, che però al momento è ancora debole e appena s’intravvede. La maggior parte delle persone sono cloroformizzate da un’incessante propaganda, anche se in cuor loro sono ben contrarie a come stanno piegando le cose. Basterà questa resistenza dei “cuori”? No. Ecco perché, per quanto possibile e secondo i propri mezzi, dobbiamo mobilitarci.

8 commenti:

  1. Non ricordo chi ha preso il Nobel per la pace nel 2009. Mi aiuti?

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    1. un Nobel conferito preventivamente peraltro
      ha fatto bene Sartre

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  2. Esilarante leggere che Saviano fa outing "Ricordo che la Russia di Putin è stato il Paese che più di ogni altro ha finanziato e finanzia le destre populiste, eredi dei partiti neofascisti d’Europa"

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  3. A me pare che l'unico percorso concreto sia quello di Gaetano che venne dal NJ. Percorso da me aborrito, sia chiaro, sig. Procuratore.

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  4. Le rammento, signor Imputato, che la tattica va adeguata alla situazione concreta. Del resto i precedenti non preclusero e anzi favorirono ciò che accade nel giugno-agosto 1914.

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    1. Prendo atto, sig.Procuratore, che lei aborre la violenza quanto me, e me ne compiaccio. Le faccio però presente che l'ipotesi di lavoro ha, in astratto, un senso, specie se si ha l'accortezza di imparare dalla storia. Per dire, se il citato Gaetano si fece un lungo viaggio in mare anziché sfogarsi oltre oceano, ciò non fu per carenza di figli di puttana nel Nuovo Mondo, ma per ... vogliamo chiamarlo nazionalismo? Va bene sovranismo? e sia. Questo ci porta dritti all'altra analogia che lei ha messo sul tavolo, sig.Procuratore. Il sig.Gavrilo andò a toccare equilibri internazionali. Se, invece, noi parliamo di faccende interamente interne alla Repubblica Italiana, cosa vuole che gliene freghi a Biden, Putin, Bojo e Xi Jinping? Voglio dire, la lista che ho in mente io non direbbe niente se sottoposta all'attenzione dei signori summenzionati.Si tratta di fdp strettamente confinati in ambito provinciale.
      Da ultimo, vorrei anche ricordarle, sig.Procuratore, che non si tratta di un pranzo di gala, come il summenzionato Xi può autorevolmente confermare.

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    2. Non avevo valutato che l'Imputato si riferisse a fatti interni. Quanto alla violenza, non la aborro in quanto tale, essendo una componente fondamentale della lotta. Vi sono molte forme di violenza, così come di bontà. Pertanto le riconosco le attenuanti generiche e anche quelle storiche.

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    3. mi avvedo di un mio "accadde" come "accade"

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