mercoledì 13 aprile 2022

L’Europa sta al gioco

 

La guerra in Ucraina come pretesto per demonizzare tutti i russi e tutto ciò che è russo. Se a Trieste l’Ukrainian Classical Ballet decide di non rappresentare Il Lago dei cigni, a Berlino l’ambasciatore ucraino, Andriy Melnyk, non lascia passare giorno senza diffondere la sua russofobia.

Melnyk ha boicottato un concerto di beneficenza per l’Ucraina organizzato dal presidente tedesco perché a suonare è stato chiamato il pianista russo in esilio Yevgeny Kissin. Non solo, Melnyk a insultato la città di Osnabrück per aver assegnato il suo premio musicale al giovane violinista russo Dmitry Smirnov, che aveva suonato composizioni ucraine!

In una lunga intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, Melnyk ha dichiarato che tutti i russi sono dei nemici: “Non è una questione di distinguere tra russi cattivi e buoni russi. Lo dico molto chiaramente, la Russia è uno stato nemico per noi, e tutti i russi sono nemici dell’Ucraina in questo momento”.

Il Memoriale sovietico di Berlino-Treptow, che commemora gli 80.000 soldati sovietici caduti nella battaglia per la liberazione di Berlino alla fine della seconda guerra mondiale, è stato ricoperto di svastiche e slogan come “Morte a tutti i russi”. La polizia, che sorveglia costantemente il monumento, afferma di non aver visto nulla.

Indistintamente i cittadini russi sono puniti per la guerra, anche quando si esprimono contro di essa. In una mail, un direttore dell’ospedale universitario di Monaco ha annunciato: “A causa delle gravi violazioni dei diritti umani da parte dello squilibrato Putin, ci rifiutiamo di curare i pazienti russi”. Poi l’ospedale ha detto che si trattava di un’opinione personale e individuale, dettata da una situazione emotiva. Il clima comunque è questo.

Il colmo è stato raggiunto quando Volodymyr Zelenskyj ha rifiutato di ricevere una visita del presidente federale Frank-Walter Steinmeier a Kiev. Motivo? Aver sostenuto in passato il progetto del Nord Stream 2. Steinmeier una settimana fa aveva chiesto scusa dicendo: “Su Putin mi sbagliavo”.

Su Putin si sbagliavano tutti, ma continuano a importare gas dalla Russia e a pagarlo.

In Germania è in atto un cambio di rotta nella politica estera, con critiche pesantissime sui rapporti stabiliti dalla Merkel e dai suoi predecessori con Mosca.

Dopo decenni in cui la classe dirigente tedesca ha dovuto mantenere le distanze dai crimini dei nazisti, ora può dare libero sfogo alla sua fondamentale visione storica che si nutre di revanscismo e razzismo. Ciò che prima si diceva solo a porte chiuse e nei circoli dell’estremismo di destra ora può essere detto pubblicamente.

Memoria corta ovunque, anche in Germania. Nel 1969 fu abbandonata la dottrina Hallstein, che proibiva le relazioni diplomatiche con gli alleati della Germania dell’Est. Nel 1970, il cancelliere Willy Brandt fece la sua famosa genuflessione alle vittime del ghetto di Varsavia. Nello stesso anno, il suo governo firmava trattati di non aggressione con l’Unione Sovietica e la Polonia. Nel 1972 seguì il Trattato di base con la Repubblica Democratica Tedesca.

A questo periodo risalgono anche le vaste forniture russe di gas, petrolio e carbone che hanno reso la Germania indipendente dalla crisi mediorientale e dal forte rincaro del petrolio a causa del mancato rispetto statunitense degli accordi di Bretton Woods sulla convertibilità dollaro/oro. La Germania forniva i tubi per i gasdotti e contemporaneamente alleviava la crisi della sua industria siderurgica; la Russia pagava con gas e petrolio le sue importazioni.

Dopo il 1989, gli Stati Uniti hanno interpretato la dissoluzione dell’Unione Sovietica come un “momento unipolare” che avrebbe permesso di consolidare la posizione di Washington come unica superpotenza. La Germania ha visto la riunificazione come un’opportunità per diventare ancora una volta la potenza dominante in Europa.

Gli USA, attraverso la NATO, strumento militare che controllano totalmente, si sono sempre più avvicinati ai confini della Russia. Favorendo concretamente il colpo di Stato a Kiev del 2014, puntavano infine a mettere mani e piedi anche in Ucraina e Crimea, ciò che avrebbe consentito loro di dominare il fianco meridionale ai confini della Russia, stringendola in una morsa a tenaglia, quindi controllare il mar Nero, il mar d’Azov, l’Asia centrale.

Con la reazione della Russia a queste manovre, gli USA hanno provveduto ad armare e addestrare l’esercito ucraino e le milizie neonaziste. Ad agosto scorso hanno lasciato inopinatamente l’Afganistan, che non riuscivano a controllare, e hanno concentrato la loro attenzione e le risorse sull’Ucraina. Da ultimo (novembre 2021) hanno sottoscritto un accordo di partenariato strategico con Kiev respingendo a priori qualsiasi proposta di accordo con la Russia.

Gli obiettivi degli USA-NATO non sono la libertà e la democrazia per l’Ucraina. Stanno usando Kiev e personaggi di paglia locali per i propri fini, per il cambio di regime a Mosca, la scissione della Russia e l’accesso illimitato alle sue abbondanti materie prime, togliendo al loro nemico principale, la Cina, se non un amico, quantomeno un alleato. La Germania e il resto d’Europa stanno al gioco.

2 commenti:

  1. Zelenskyj e gli ucraini stanno dettando loro il comportamento che il mondo deve tenere. E dopo averlo creato nessuno può permettersi di contraddirlo pena venire etichettati come filorussi. L'episodio che mi ha fatto più inc....re è stato quello successo in Vaticano.
    un saluto roberto b

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  2. "La guerra in Ucraina come pretesto per demonizzare tutti i russi e tutto ciò che è russo."

    Non c'è bisogno di un pretesto...

    CAPRI - E' polemica a Capri per la scultura di Lenin eseguita da Manzù che da quasi trent' anni si trova nei Giardini di Augusto, una delle zone più frequentate dell' isola. Alleanza Nazionale ha chiesto al sindaco Federico di rimuovere il monumento, collocato nel 1969 per iniziativa dell' Associazione Italiana Rapporti Culturali con l' Urss, a ricordo del soggiorno del protagonista della rivoluzione russa.
    La Repubblica 4 ottobre 1997

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