martedì 8 marzo 2022

Le conseguenze della guerra e del sangue (reale)

 

Passiamo da una tragedia odierna a una del secolo scorso. L’8 marzo del 1918 si registrò ufficialmente il primo caso di quella che è considerata la pandemia più devastante della storia, in termini di morti assoluti. In realtà, probabilmente già nel 1916 si registrarono i primi casi negli ospedali militari nel nord della Francia, diagnosticati come bronchite purulenta. Vigeva la censura, la Spagna era un paese neutrale, fu facile e pratico chiamarla influenza “spagnola”.

Tale epidemia, una mutazione dell’influenza tipo A, si estese da un esercito all’altro, con un numero d’infetti e di morti, in rapporto alla popolazione, più elevato del Covid-19. Fra il 1918 e il 1920 uccise dalle decine al centinaio di milioni di persone nel mondo.

La scrittrice e ricercatrice dell’università di Cambridge, Catharine Arnold, autrice di Pandemic 1918: The Story of the Deadliest Influenza in History, stima che in Gran Bretagna siano morte 250.000 persone, negli Stati Uniti 750.000, le morti nel continente europeo raggiunsero diversi milioni. L’Italia fu la più colpita. Solo nel continente africano morirono per l’epidemia decine di milioni di persone. La spagnola se ne andò quasi misteriosamente quanto improvvisamente dopo un paio d’anni.

Di spagnola morirono anche due dei veggenti di Fatima, i fratellini Francisco Marto e Jacinta Marto. La Madonna evidentemente non li aveva avvertiti del rischio d’infezione, mentre il Suo altissimo e misericordioso intervento preservò Kafka, che sopravvisse, ma non mosse un dito per salvare quell’ateo e puttaniere impenitente di Klimt.

Forse fu la Madonna stessa a vendicarsi di Mark Sykes, quel funzionario britannico che siglò con il collega francese François Georges-Picot l’omonimo “accordo Sykes-Picot” per la spartizione dell’impero ottomano, che tanto influì sui destini della Palestina (*). Sykes morì a 39 anni il 16 febbraio 1919, a Parigi, nell’hotel dove risiedeva durante la famosa Conferenza, colpito dalla spagnola.

Nonostante fosse cattolico fu tumulato nel cimitero della chiesa anglicana di St. Mary. La bara che conteneva il cadavere era foderata di piombo, cosa che permise la conservazione di alcuni virus. Nel 2007, quasi 90 anni dopo il decesso, i suoi resti sono stati riesumati per effettuare alcuni studi sull’influenza spagnola.

(*) François Georges-Picot era il terzo figlio di Georges Marie René Picot, il quale aveva sposato nel 1865 Marie Adélaïde Marthe Bachasson de Montalivet, figlia di Marthe- Camille Bachasson, Conte di Montalivet e pronipote del re Luigi XV attraverso una delle sue amanti, Catherine Eléonore Bernard (1740 - 1769). La sorella di François Georges-Picot, Geneviève Georges-Picot, era la nonna materna di Valéry Giscard d’Estaing, per cui François Georges-Picot era il prozio di Valéry. Pertanto, scorreva una stilla di sangue reale nelle vene dell’ex presidente della Repubblica francese.

Poche cose mi rilassano come la ricostruzione delle genealogie. Wikipedia permette con un po’ di pazienza di ricostruire le più curiose di  personaggi noti e spesso imparentati tra loro. In fondo discendiamo tutti da Adamo e Eva.

4 commenti:

  1. Se posso aggiungere una nota frivola, c'è un romanzo americano del genere thriller dove si racconta della diffusione a scopo terroristico del virus della spagnola, recuperato da cadaveri seppelliti in zone artiche. John Case, The first horseman. Trad. it.: L'ombra del cavaliere.

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    1. nota frivola? non direi dopo quelle che ho ascoltato ieri sera in tv
      dobbiamo confidare, in generale, nella scarsa propensione alla lettura in italia e di certi personaggi in particolare.
      curiosa la trad. in it. del titolo

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    2. Il titolo inglese fa riferimento al primo dei quattro cavalieri dell'apocalisse. A dire il vero, sarebbe più appropriato il quarto, quello che porta la peste. Il titolo italiano sta nella lunga tradizione di traduzioni fantasiose, specie dei titoli dei film.

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    3. ti avevo già assunto, ora ti aumento lo stipendio: + 1 euro il mese.

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