martedì 4 gennaio 2022

L’oggetto principale di ogni riformismo

 


Nonostante i concioni degli “esperti” e dei politici secondo i quali “siamo insieme in questa pandemia”, i dati sull’accumulazione della ricchezza e le disuguaglianze sociali gridano tutt’altro. Questo non è un virus come gli altri: è ultraliberale. Per la grande borghesia la vita non è mai stata migliore, perciò le viene naturale disdegnare le difficoltà di chi ha perso reddito e lavoro, e considerare utopia anche solo l’ipotesi di un mondo più decente.

Quante sono le forme di travestimento del dispotismo economico? Parafrasando Lacan potremmo dire che “l’inconscio è l’economia”. In un periodo per molti versi fobico come questo, agitato dai piccoli pericoli per far dimenticare meglio alle persone che sono quotidianamente esposte a dei grandi pericoli (devo farne l’elenco?), il godimento devastante dell’economia liberale non ha sosta, come confermava il Dow Jones anche ieri.

Viviamo in un mondo ricco di dati eppure ci mancano le informazioni di base sulla disuguaglianza. I numeri della crescita economica sono pubblicati ogni anno dai governi di tutto il mondo, ma non ci dicono come la crescita è distribuita tra la popolazione, chi guadagna e chi perde dalle politiche economiche. Un giorno la storia economica rientrerà nell’ambito degli studi di criminologia, come già oggi il colonialismo, la schiavitù, l’ apartheid, ecc..


Sebbene negli ultimi due decenni le disuguaglianze globali tra i paesi siano diminuite, il divario tra i redditi medi del 10% più ricco e del 50% più povero degli individui all’interno dei paesi è quasi raddoppiato, da 8,5 a 15 volte. Significa che le disuguaglianze all’interno dei paesi sono ora maggiori delle disuguaglianze osservate tra i paesi.

Inoltre dobbiamo porre mente a due fatti: le disuguaglianze di patrimonio sono ancora più pronunciate delle disuguaglianze di reddito; il denaro preso in prestito dagli Stati è prevalentemente costituito da ricchezza privata. Pertanto, mentre in ragione del debito pubblico si sono tagliate le spese in settori essenziali (mi pare nella sanità e nell’istruzione, ma potrei sbagliare), patrimoni di ogni dimensione e vastità hanno lucrato per decenni sui prestiti agli Stati.

Anche l’attuale aumento dell’inflazione è a tutto svantaggio dei redditi più bassi, che vanno tutti in spesa corrente, e a vantaggio di chi può scaricare l’inflazione sui prezzi e mettere al riparo il proprio patrimonio. Va anche detto che poche persone avvertono di pagare le tasse quando fanno la spesa, e non prestano molta attenzione a tutte quelle piccole righe in busta paga che erodono il loro stipendio “lordo”. Discorso diverso per le bollette, in tal caso salta all’occhio la rapina mentre teniamo la luce accesa in una stanza vuota.

Non è credibile che circa 14,5 milioni di famiglie su un totale censito da Istat di 25,7 milioni, viva in media con meno di 10mila euro lordi l’anno. Anche se l’Italia non è, come si crede, un caso isolato: in Francia, per esempio, oltre la metà delle famiglie non paga l’imposta sul reddito (solo 70 miliardi allo Stato), pure se l’imposta francese su successioni e donazioni dà un gettito di 14,3 miliardi, mentre in Italia la ridicola cifra di 820 milioni. L’eredità è una delle ingiustizie più marcate perché avvantaggia chi ne ha meno bisogno, dunque fin dall’inizio i dadi sono truccati.

Secondo il Global Wealth Report 2021 di Credit Suisse, in Italia si concentravano a fine 2020 il 3% di tutti i paperoni del mondo: 1.480.000 persone, in aumento di 187mila rispetto agli 1.293.000 milionari (in dollari) contati nel 2019. Non solo: nell’anno del Covid sono aumentati a 3.560 (785 in più rispetto all’anno prima) pure i multimilionari con patrimonio superiore ai 50 milioni di dollari.

L’oggetto principale di ogni riformismo sono sempre le tasse. Anche per il riformista più radicale, l’elemento specifico di ogni riforma economica è mettere mano sulle tasse per una più equa distribuzione delle imposte (ahimè anch’io a volte cado in questo peccato). L’ideale chimerico di un’equa ripartizione delle imposte è perseguita con tanto maggiore zelo quanto più questa, in pratica, sfugge di mano. Bisogna considerare che si tratta pur sempre di una banale riforma borghese che non incide sui rapporti di classe.

1 commento:

  1. "L’ideale chimerico di un’equa ripartizione delle imposte è perseguita con tanto maggiore zero quanto più questa, in pratica, sfugge di mano"
    Lo zelo ideale si trasforma nello zero reale ahimè...
    Giovanni

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