giovedì 7 ottobre 2021

Non ci sono più i broccoli di una volta

 

Questa mattina guardavo con un certo sconcerto i molti negozi che hanno cessato l’attività. Due o tre anche di fila. Vuoti, dimenticati, tetri. L’epidemia è stata solo il colpo di grazia. A volte misericordioso. Progressivamente i negozi di prossimità stanno scomparendo. I vecchi commercianti se ne sono andati, non hanno trovato rimpiazzi in famiglia, hanno ceduto l’attività o anche solo i locali. Così nei centri storici c’è un continuo avvicendarsi di nuove aperture e repentine chiusure.

Resistono i mercati rionali, ma anche loro in difficoltà e soprattutto le licenze sono passate di mano, la “razza” autoctona non regna più incontrastata, tutt’altro. Ho una certa difficoltà a spiegare come dev’essere un classico broccolo di Bassano, che non basta una cipolla sia rossa per essere di Tropea, che un mandarino spagnolo non è frutto edibile. Non è l’unica malinconia di una persona che per troppe cose ormai si sente estranea, straniera a casa sua.

Provo a leggere il giornale locale, ma non ce la faccio. Parla di cose reali che però a me fanno l’effetto di notizie di un altro tempo. Il mondo di domani, ancora più di ciò che già avviene, si baserà sulla digitalizzazione di tutte le sfere della vita, sul potere di poche multinazionali che sono già protagoniste e monopoliste di questa rivoluzione tecnologica, la più spettacolare della storia. Tutto ciò è nelle cose e alla luce del sole, così come il fatto che il vecchio sistema economico, sociale e politico non è adatto per sopravvivere a questa rivoluzione.

Come sperimentiamo ogni giorno, ci piaccia o no, nuovi modi di fare e scambiare cose e pensieri preludono cambiamenti radicali nell’ordine del mondo e nella vita di ognuno. C’è solo da chiedersi quanto durerà l’agonia del vecchio mondo, ossia quando la contraddizione antagonista tra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione, per dirla con Marx, produrrà una rivoluzione sociale. Di che tipo? Chi ha sognato la trasformazione del mondo in un certo modo, magari nata sulle barricate, è probabile che rimarrà deluso per come andranno le cose. Se non ha sognato nulla, vuol dire che era già morto.

5 commenti:

  1. Gentile Olympe
    la lettura dei suoi post mi ributta ogni volta nella solita centrifuga tra il piacere forte di leggere pagine ben scritte e la tristezza per gli ineluttabili vaticini dei concetti espressi.
    Amare il proprio torturatore ?
    Mmmmm.....intrigante

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  2. Sto leggendo "Storia del Medioriente moderno" di Gelvin (storico americano). Lettura interessante ma che a tratti mi fa sorridere per l'ingenuità con cui trascura le dinamiche economiche di fondo che hanno generato i grandi cambiamenti della storia tra il 1400 e oggi. Le trascura solo in parte, alla solita maniera, perdendo di vista le cause economiche e fissandosi sulle conseguenze socio/culturali.

    Ma dicevo, questa lettura mi stava facendo fare riflessioni simili alle tue, non tanto sui broccoli :-) quanto sulla evidente prossimità di qualche grande cambiamento della società globale.

    Andando leggermente OT, ma neppure troppo, mi chiedo come non si riesca ad ammettere come anche l'attuale scontro tra "uomini" e "donne" nella nostra società sia, in parte, figlio delle contraddizioni insite nel capitalismo. La stessa definizione di libertà femminile (ovviamente sacrosanta, in quanto persona) oggi declinata come "libero" diritto a vendersi al miglior offerente come salariato mi sembra un'ulteriore prova del fatto che la nostra società è arrivata a un millimetro dall'implosione. Se una società sa offrire solo schiavitù salariata come alternativa al patriarcato, siamo davvero messi male.

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    1. temo non si tratti di millimetri, quelli riguardano il conflitto bellico Usa-Cina

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    2. Effettivamente la guerra è molto più vicina. La trasformazione dell'economia capitalistica in qualcosa di nuovo richiederà un tempo maggiore.

      Innanzitutto perché in questo momento manca un'alternativa, e poi perché proprio le guerre che verranno apriranno scenari difficili da immaginare.

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  3. Il capitalismo ha gia' lasciato un campo di guerra, ma anche la consapevolezza che la rinascita, e' sempre possibile. Poi, il mondo in cuo siamo nati, e' impermanente. Non e' vero?

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