domenica 13 giugno 2021

A piedi non si sbaglia mai

 

“Senza musica la vita sarebbe uno sbaglio” [Irrtum], è un celebre aforisma di Nietzsche. L’interpretazione comune di questa frase è estensiva, mentre il filosofo richiamava l’attenzione sull’indispensabilità delle lezioni di musica nelle scuole. L’affermazione che la musica è la più sociale di tutte le arti non è nuova. E per quanto riguarda lo sport, segnatamente il gioco del calcio?

Il gioco del calcio non piace a tutti. Del resto nemmeno la musica. Ascoltavo la settimana scorsa un’intervista a Walter Siti su Classica HD, nella quale dichiarava, appunto, non solo di non essere interessato alla musica, ma di sfuggirla. Non siamo fatti tutti della stessa argilla, e del resto sono gli dèi a farci dono delle nostre sensibilità e passioni.

Oggi, per esempio, c’è la finale per agguantare la serie B tra Padova e Alessandria, che vedrò in tv alle 18. Confesso che non ho simpatia per i patavini (nemmeno per i vicentini), per ragioni di campanile, non per altro. Sarà battaglia, lotta fino all’ultima stilla di sudore, e vincerà il meno sfortunato, come spesso accade in simili tenzoni.

La prima partita di calcio professionistico cui assistetti, negli anni Sessanta, fu inevitabilmente allo stadio Pierluigi Penzo, a Sant’Elena. Perdemmo maldestramente contro il Lecco, e mi brucia ancora. Molti anni dopo vennero le partite in serie A, spettatori tra gli altri il buranello Lino Toffolo, il castellano Massimo Cacciari (purtroppo irrimediabilmente milanista: ognuno sconta le proprie mende), e altri che non ci sono più o si sono persi lungo la strada. L’anno d’oro fu quello con Recoba, non potendo dire nulla per ragioni anagrafiche dell’epoca di Valentino Ferruccio Mazzola, poi ceduto a quel Torino tragicamente scomparso a Superga (i Savoia anche da morti portano sfiga).

Qualche settimana fa si è disputata la finale per la serie A, contro il Cittadella. Ho visto solo il primo tempo della partita, il resto con irenica catarsi nel registrato, sorseggiando qualcosa. Così ho evitato un possibile scompenso cardiaco.

Il glorioso stadio Penzo è il più antico d’Italia (il secondo, in verità). Fu costruito nel 1913, ancora prima dell’urbanizzazione del quartiere (della originarie abitazioni della Venezia plebea rimane ben poco). Lo stadio, per chi non lo sapesse, è posto nel lato est della città. Tutte le strade conducono lì: in auto, in treno, in bus, in vaporetto. A piedi non si sbaglia mai.

Prima che gli stadi fossero chiusi a causa del panico virale, in tanti usavano la motonave per raggiungere lo stadio, disposta dalla società e in partenza da San Giuliano (Mestre). Circa 35 minuti di tranquilla navigazione nella luce abbagliante e meravigliosa della laguna e si arriva allo stadio sull’acqua, nel mentre rintoccano le campane di San Pietro di Castello in un silenzio di cui l’ospite non è avvezzo.

Per i tifosi che arrivano al terminal di piazzale Roma, si può scegliere di salire sui mezzi acquei dell’Actv o di farsi una bella passeggiata a piedi lungo calli, campi e campielli che hanno fatto la storia. I più pigri possono salire a bordo del 5.2 (media di percorrenza 29 minuti), oppure utilizzare il 6 (26’). Chi non ha fretta, e vuole godersi un panorama unico nel suo genere, può salire su un vaporetto della linea 1, che impiega da Piazzale Roma a Sant’Elena 53 minuti esatti. Chi arriva con il treno e sale su un mezzo acqueo impiega 4 minuti in più a seconda che s’imbarchi sulla linea 1 o sulla linea 5.2..

Non c’è nessun’altra città che eguagli lo spettacolo (“a gratis”, dice sornione il gondoliere). La partita di calcio diventa così un pretesto, la ciliegina sopra. Se è una bella giornata di sole, ma, credetemi, anche se non c’è il sole, farsi una passeggiata per la città è gioia impagabile.

Se scendete dal treno a Santa Lucia, il percorso della Strada Nova (Cannaregio), andando per San Giovanni e Paolo, la Vigna e l’Arsenale, è di 50-55 minuti (ci impiegherete sicuramente di più per le giuste tappe ristoratrici!). Da piazzale Roma, Campo Santa Margherita, Ca’ Rezzonico, Accademia, San Marco, ci impiegherete anche di più, ma bastano questi nomi per dire quale avventura storico-architettonica vi aspetta.

Infine, anche se giungerete allo stadio in incognito quali tifosi della Juve, ricordatevi di un certo 4 a 3 al Penzo; se laziali, di un 2 a 0 notturno pattinando sul ghiaccio; se romanisti, rammentatevi che il pareggio per 2 a 2 è stata una rapina posta in atto dall’arbitro Collina nei minuti di recupero con due rigori palesemente inventati. Se padovani, rassegnatevi che la serie A non è la vostra categoria.


21 commenti:

  1. Come non condividere (nel senso classico) parola per parola? Anzi, no: il grande Mazzola si chiamava Valentino. Il figlio Ferruccio ebbe anche lui a che fare con il Venezia, ma da allenatore.

    RispondiElimina
  2. Però l'itinerario che io consiglio è Frari, San Polo, Rialto, Mercerie, San Marco, Schiavoni.

    RispondiElimina
  3. Dovresti fare la guida turistica per tutti gli aficionados del calcio, ma anche per i non aficionados accidenti. 😊

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci sono guide bravissime, e poi costo troppo in bevande e cibarie. Il rischio è arrivare allo stadio a partita conclusa, il che qualche volta è meglio.

      Elimina
    2. Rimane da menzionare il quartiere a lato dello stadio, nell'isola di S.Elena. Dove, di turisti, neanche mezzo (a parte i tifosi ospiti, normalmente poco interessati alle bellezze architettoniche e urbanistiche). Il quartiere è prevalentemente fatto di case destinate alla piccola borghesia, costruite con grande unitarietà stilistica nella prima metà del secolo scorso, e che si rifanno solo per analogia all'architettura veneziana che tutti conoscono. Complessivamente, un posto bellissimo, nel quale si desidera abitare. C'è anche un paio di ristorantini per veneziani, anche se l'inglese è presente nel menu. Utile una puntata alla chiesa di S.Elena, cui si accede dalla parte dell'entrata "distinti" dello stadio. Allo stadio, se non piove, evitare le tribune e andare, appunto, nei distinti. (Le tribune hanno i pali di sostegno, unico sfortunato caso in Italia). Buone sconfitte, tifosi juventini e simili.

      Elimina
    3. bravo.
      a Venezia, come in tutte le città d'arte, non si mangia bene in genere. ho in mente una "guida" alle trattorie (3-4) dove si può mangiare decentemente senza essere derubati. quanto ai vecchi bàcari, solo ricordi.

      Elimina
    4. Guida alle trattorie, è un buon inizio. Resto in attesa di indicazioni. 😁

      Elimina
    5. ho bisogno di qualche anticipo (per le spese)

      Elimina
  4. ...cara Olympe, leggere i suoi post è come abbeverarsi ad una fonte montana dopo una lunga e faticosa escursione...
    maurix

    RispondiElimina
  5. che delizioso teatro. non vi resta che mettere su una compagnia decente...

    RispondiElimina
  6. Sempre a divagare.... Intanto il Capitale domina. Torniamo ad occuparci delle cose serie. Grazie.

    RispondiElimina
  7. Che dei magnagati non siano ben visti a Venezia va da se, non capisco la repulsione per dei gran dottori. Nel grande Torino di Valentino Mazzola c'erano anche due fratelli "ciosoti" Aldo e Dino Ballarin di uguale levatura, tanto per restare nell'ambito lagunare. E dopo le divagazione torniamo a studiare.
    un saluto roberto b

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Solo rivalità calcistica, nessuna repulsione, ci mancherebbe

      Elimina