venerdì 14 maggio 2021

Il libero mercato

 

Balzac, nel suo Il deputato d’Arcis, ebbe a scrivere che le dinastie, come i bambini, agli inizi hanno i panni sporchi (per chi s’attarda col francese: Les dynasties qui commencent ont, comme les enfants, des langes tachés).

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Come già accennato in un precedente post sull’argomento (del quale immagino trepidanti lettori attendessero il seguito), secoli di segregazione e di persecuzione hanno costretto gli ebrei a trovare mezzi di sussistenza nel traffico delle merci e del denaro. Qualsiasi altra attività era loro interdetta. Si deve tener conto che almeno fino al secolo XVIII, il divieto di possedere proprietà fondiarie di qualsiasi entità nell’ambito di un’economia prevalentemente agricola, li obbligava al commercio e alla attività consustanziale che è appunto il commercio di denaro. Fatto tesoro di questa grama esperienza, i loro pronipoti espropriarono i palestinesi.

La frammentazione politico-amministrativa della Germania di allora (300 tra Stati, principati e città libere) favoriva i commercianti, fossero essi ebrei o gentili, perché rendeva difficile gli scambi e complicati i circuiti monetari nel reticolo estremamente complesso delle frontiere e delle dogane. Ogni mercante agiato, ossia in possesso di pecunia, diventava un prestatore di denaro.

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Nella lussureggiante periferia di Londra, a Kaw, negli Archivi nazionali del Regno Unito, sono accatastati centinaia di faldoni di documenti contrassegnati dalla sigla T/71. Riportano, scritti a mano, i dettagli delle tenute coloniali, ivi compreso il valore degli schiavi negri.

Nel complesso questi documenti costituiscono l’archivio più completo sui proprietari di schiavi delle ex colonie britanniche. Mai aperti e consultati fino a tempi recenti, tenuti segreti, riguardano famiglie ed istituzioni che trassero profitti dallo sfruttamento degli schiavi.

Il documento contrassegnato T71/1222, riguarda una richiesta di risarcimento pari a 3000 sterline presentata da Nathan Mayer Rothschild e da suo fratello, il barone James (Giacobbe o Giacomo) de Rothschild, entrambi rampolli dell’omonima dinastia.

Nel documento in questione si descrive un accordo tra i due fratelli in virtù del quale essi si facevano garanti delle 3000 sterline dovute al lord James O’Bryen da parte dell’acquirente della sua proprietà in Antigua grazie a un’ipoteca messa su 88 schiavi della tenuta.

Gli schiavi sarebbero serviti da garanzie collaterali nel caso in cui il debitore fosse risultato insolvente. Quando l’acquirente fallì, Nathan Rothschild fece ricorso al programma di risarcimento messo in piedi dal governo britannico dopo l’abolizione della schiavitù per ottenere le 3000 sterline. Quei soldi furono versati alla proprietà di Nathan Rothschild dopo la sua morte.

I Rothschild non furono gli unici a fare affari simili. La banca d’investimenti JPMorgan nel 2005 ha presentato scuse formali per il proprio ruolo ricoperto come creditore ipotecario di schiavi della Louisiana. Non estranea nemmeno la Royal Banck of Scotland, e nemmeno importanti studi legali londinesi che, in qualità d’amministratori fiduciari e di proprietari essi stessi, s’interessarono dei risarcimenti per i proprietari di schiavi dopo l’abolizione della schiavitù.

Come già accennavo nel precedente post sui Rothschild (ha avuto l’onore di ben quattro commenti, che in questa sede equivalgono a un Premio Goncourt), Napoleone fu sconfitto più sul campo di battaglia finanziario che non in quello propriamente bellico. Difatti sono i Rothschild a finanziare quello che poi diventerà il duca di Wellington e che porteranno alla vittoria nota come Waterloo.

I Rothschild ebbero uno stretto legame con il ricchissimo langravio Guglielmo IX dell’Assia-Kassel, effimero elettore imperiale nel momento in cui l’impero cessava di esistere. Donde derivava la sua traboccante ricchezza? Cosa poco nota ai più, Guglielmo aveva come principale attività economico-finanziaria quella di vendere uomini all’Inghilterra.

Guglielmo aveva legami di parentela che lo univano alla dinastia regnante inglese, quella dei Giorgi, antenati degli attuali regnanti, originari dell’Hannover e sovrani dell’Inghilterra solo dall’inizio del XVIII secolo. Si trovò ben piazzato quando, negli anni della guerra d’indipendenza delle colonie inglesi dell’America del Nord, il governo di Londra ebbe bisogno di truppe per domare i coloni ribelli.

Guglielmo continuò il fruttuoso traffico che fu già di suo padre, vendendo i suoi sudditi maschi al miglior offerente perché ne facesse dei soldati, stipulando forti premi che intascava per quelli che morivano all’estero, negli ospedali o sui campi di battaglia.

Il libero mercato dei corpi e delle braccia non è solo retaggio antico. Per chi vuole vedere e intendere, quel mercato costituisce la fonte principale della ricchezza anche ai nostri giorni.


4 commenti:

  1. Questo e il post precedente mi hanno fatto venire in mente un romanzo storico letto il mese scorso I fratelli Ashkenazi, che racconta l'ascesa di questi due fratelli, peraltro rivali, nella Lodz di fine ottocento, fino alla rivoluzione russa. I fratelli non sono però mercanti ma industriali dei tessuti e il racconto è un epitome del capitalismo selvaggio. Verso la fine del romanzo uno dei 2 fratelli sposa la nipote, e una delle grandi dinastie industriali 'scalate' dai fratelli è la Hertz, di origine tedesca

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  2. Israel Singer e suo fratello Isaac Bashevis sono sempre garanzia di qualità sopraffina.
    Madame Olympe, io appartengo a quella schiera di lettori affezionati ma silenziosi per rispetto;ciò nonostante mi permetto di manifestare tutto l'apprezzamento per le cose notevoli che ci regala, da anni. Grazie.
    roberto

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