venerdì 30 aprile 2021

Un’informazione pigra e sciocca

 

Ieri sera, su La7, durante un’intervista di quasi mezz’ora al figlio di Luigi Calabresi, che qualcuno giudica un “momento di vera umanità”, il nome di Giuseppe Pinelli, anarchico ed ex partigiano, di professione ferroviere, non è mai stato fatto.

Oltre a “momenti di vera umanità” televisiva, mai disprezzabili, sarebbe stato il caso di fare informazione oltre che comunicazione, posto che sono passati 50 anni da quei fatti e la maggior parte del pubblico non sa di che cosa si tratti.

Chi fu effettivamente Luigi Calabresi e quale ruolo ebbe nei fatti che precedettero e seguirono la strage di piazza Fontana? Chi fu Pinelli, quale ruolo ebbe nel caso Calabresi, perché si trovava in questura ancora in stato di fermo non convalidato dal magistrato dopo 48 ore? Per quale motivo Calabresi fu incriminato, e perché nel corso di un processo ricusò il magistrato Carlo Biotti, poi sospeso dallo stipendio e dalla pensione e accusato falsamente di “aver inquinato il processo con meschini calcoli di carrierismo senile”.

Solo dopo, nel corso della trasmissione, Paolo Mieli, ha menzionato incidentalmente Giuseppe Pinelli, dicendo che non è vero che fu “scaraventato giù dalla finestra”. Chi sostenne che fu “scaraventato”? E perché mai avrebbero dovuto farlo? Nondimeno e per contro vogliamo ancora far passare la tesi ridicola del suicidio alla quale nessuno diede alcun credito già allora? Perché dico ridicola? Basta leggere, per andare sul leggero, la pièce che gli dedicò Dario Fo: Morte accidentale di un anarchico.

“Mai ci fu il fascismo in Italia” ha ripetuto Mieli riferendosi a quegli anni ed esorcizzando la posizione della Francia su tale questione (Mitterand un sostenitore di Lotta continua?). È uninvenzione di Mieli che in Francia si ritenesse lItalia un paese fascista, tuttavia mai Mieli dice una parola sul ruolo dei neofascisti, dei tentativi di colpo di stato, del ruolo degli apparati dello Stato negli attentati e nelle stragi, nell’inquinamento delle prove, nella sottrazione degli imputati alla giustizia, nel costante depistaggio delle indagini, del clima generale seguito al 1968-‘69, ecc.

Nel corso della trasmissione è stato detto ripetutamente che mancano ancora dei tasselli di verità. E però se si vuole davvero riassumere la verità del caso Calabresi, essa non va disgiunta dal contesto storico, ossia quello della “strategia della tensione” a matrice neofascista delle stragi di quel lustro: piazza Fontana, treno Freccia del Sud, Peteano, Questura di Milano, piazza della Loggia, treno Italicus.

Non mancano, nonostante tutto, conferme processuali, come ad esempio la condanna definitiva di Freda e Ventura per le bombe del 1969 pre-piazza Fontana: attentati per i quali alcuni innocenti (anarchici) erano già stati condannati e sarebbero stati incastrati se a Treviso il giudice Stiz nel 1971-1972 non avesse riportato gli accertamenti sui binari giusti, ben diversi da quelli che intanto avevano già innescato l’arresto dell’anarchico Valpreda e la morte di Pinelli in questura. Neppure “servizi deviati” e “ruolo degli americani” sono concetti che prescindono da punti fermi giudiziari.

E però vi sono motivi per tacere, falsare e inquinare ciò che invece è ben noto. Perché ancora dopo mezzo secolo nei confronti delle vittime delle stragi e di quei fatti? È immorale, prima ancora che falso coltivare il luogo comune di una verità ignota, di stragi senza paternità, di depistaggi e misteri totalmente mai diradati. Si vuole la verità? Allora sia senza reticenze e falsità.

Non c’è nemmeno da togliere “segreti di Stato” che in realtà non ci sono su piazza Fontana e dintorni. Se poi i liceali di oggi ignorano chi siano Valpreda, Pinelli o Calabresi, e attribuiscono la strage di piazza Fontana alle Brigate rosse, questo va sul conto di un’informazione pigra e sciocca, quando non in totale malafede, adagiata su meccanismi di routine che rendono poco “notiziabile” una vicenda così lunga e segnata da esiti altalenanti.


5 commenti:

  1. Siamo sudditi, buoni, se va bene, a consumare merci (e il vaccino che ci stanno imponendo a prescindere è merce). Chi non si è piegato o non si piega verrà scovato e punito anche fra mezzo secolo. Amen.

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  2. Voglio ricordare quanto scrisse Piergiorgio Bellocchio su "Diario" del 9 febbraio 1991, a proposito della sentenza di condanna (2 maggio 1990) nel processo di primo grado a carico di Sofri, Bompressi, Pietrostefani e Marino.
    "Il 15 o 16 maggio (la sentenza era stata emessa il 2) ho ricevuto un invito stampato in corsivo inglese su cartoncino giallo:
    Filippo e Raffaella Pepe Vegezzi sono lieti di invitarLa domenica 27 maggio 1990, alle ore 16,30 alla presentazione del libro:
    Gemma Capra Calabresi . Luigi Garibaldi
    "Luigi Calabresi, mio marito" Ed. Paoline
    Interverrà il Dott. Ferdinando E. Pomarici
    Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano, Pubblico Ministero al recente processo Calabresi.
    Podenzano (PC) - via Bracchi, 21
    "Il Torazzo" . Tel. (0523) 559222
    Mi rincresce di non esserci andato, avrei certamente imparato qualcosa. Ma ho preferito evitare il rischio di una qualche reazione poco protocollare, come talvolta mi capita, se provocato, a dispetto della mia indole mansueta. Con questo timore, non piacendomi guastare la festa a nessuno, ho impiegato diversamente quel pomeriggio domenicale. Non sono quindi in grado di riferire nulla di ciò che fu detto, né dell'atmosfera generale della festicciola cultural-mondana, né della qualità del buffet, né di come il dott. Ferdinado E. Pomarici abbia recitato il suo ruolo di vincitore. Ma per sobrio che possa esser stato il suo comportamento, resta il fatto della sua partecipazione. Se esistesse un Galateo dei magistrati, dubito che vi si leggerebbe : "Il pubblico ministero dovrà astenersi a presenziare a pubblici simposi per festeggiare insieme alla parte lesa il comune successo". Sarebbe superfluo, così come , in un manuale di buone maniere oer adulti civilizzati, l'espresso divieto di sputare sul pavimento e di mettersi le dita nel naso."

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  3. cara Olimpia, come tu sai nel mondo la storia se la scrivono i vincitori.
    In Italia parecchie volte quest'ultimi son pure arroganti mezzeseghe.

    e mo' ritorno nell'oblio a vedermi gratis film piratati, almeno finche' si puo'........

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  4. "...il nome di Giuseppe Pinelli, anarchico ed ex partigiano, di professione ferroviere, non è mai stato fatto."

    beh aho: guai ai vinti. più "vera umanità" di così...

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