sabato 13 febbraio 2021

Ostrega, xe tornà i marsiani

 

Ieri sera abbiamo assistito al ritorno dei marziani. Non sappiamo se hanno approfittato della congiunzione favorevole tra la Terra e Marte, che si verifica circa ogni 26 mesi, quando i due pianeti raggiungono il punto più vicino l’uno all’altro, fatto sta che gli omini sono di nuovo al governo, pronti a dirci la loro in fatto di riforma della pubblica amministrazione e di tunnel tra i laboratori del Gran Sasso a quelli del Cern, vicino alla città di Ginevra (la notizia, data allora dalla ministra dell’istruzione, trovò posto in un “sussidiario per tutte le discipline” pubblicato dalla Mondadori Education).

Non so se Mario Draghi ne sia a conoscenza, ma la faccenda dei marziani fu favorita da una cattiva traduzione in inglese del lavoro (Il pianeta Marte, 1893) di Schiaparelli: la parola “canale” fu tradotta con il termine canal, canale artificiale, invece del più corretto channel, che può indicare una conformazione naturale.

Scriveva Schiaparelli:

«Questa zona si ramifica dalla parte esterna con strisce oscure, le quali occupano tutta la regione circostante, e sembrano essere i canali distributori, per cui le masse liquide ritornano alle loro sedi naturali.
[...] aggiungeremo ora, che queste inondazioni diramate a grandi distanze per una rete di numerosi canali, forse costituiscono il meccanismo principale (se non unico), per cui l’acqua (e con essa la vita organica) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta».

Insomma, fu mal tradotto, ma Schiaparelli lavorava molto anche su delle ipotesi di fantasia. Come succederà inevitabilmente anche nel nuovo governo, c’è da scommetterci 10 a 1.

Ma veniamo al Marte di oggi.

Due missioni hanno raggiunto Marte e sono entrate con successo nella sua orbita: il 9 febbraio la sonda spaziale Hope costruita dagli Emirati Arabi Uniti e lanciata dal nipponico Tanegashima Space Center, e il giorno dopo la Tianwen-1 lanciata dalla Cina dal sito Wenchang. Una terza missione, della Nasa, raggiungerà il pianeta giovedì prossimo, con a bordo una coppia di rover, denominati rispettivamente Perseverance e Ingenuity.

La “finestra di lancio” varia leggermente a seconda del percorso esatto intrapreso per arrivare su Marte, ma ha permesso a tutti e tre i veicoli spaziali di arrivare solo sette mesi dopo il lancio, dopo un viaggio relativamente breve di circa 493 milioni di chilometri.

La manovra d’inserimento orbitale è una delle operazioni più difficili nell’esplorazione spaziale. Le navicelle arrivano su Marte (e sugli altri pianeti) a velocità di decine di chilometri al secondo e devono frenare bruscamente e con precisione per essere catturate dalla gravità del pianeta ed entrare nella sua orbita, tanto più se si considera che l’attrazione gravitazionale di Marte è molto più debole, circa il 62% in meno, di quella terrestre.

Inoltre, i tempi di percorrenza dei segnali radio tra Terra e Marte, e viceversa, sono di circa 22 minuti, e ciò significa che l’intera operazione i veicoli spaziali la devono effettuare in programmata autonomia. Una sfida non da poco, basti pensare che da quando l’Unione Sovietica ha sfruttato per la prima volta questa finestra di lancio, 61 anni fa, più della metà delle 49 missioni su Marte sono fallite. Solo negli ultimi 25 anni i successi hanno superato i fallimenti.

La vicedirettrice del progetto della missione Emirates su Marte è una donna: Sarah bint Yousef al-Amir, che ha solo 34 anni. Se viene a saperlo la Gruber, l’invita in trasmissione per un intero anno marziano al posto di Travaglio, che pare sia in procinto di partire per raggiungere un nuovo sistema stellare.

2 commenti:

  1. Amica, il link non funziona!

    Ma detto questo, sfruttando le mie possenti capacità mentali (...), ho cercato e trovato l'articolo via Google. Che dire..... Forse su Marte certo imbecilli potremmo non trovarceli.

    Non ci resta che partire verso altri mondi, possibilmente a diversi parsec di sicurezza da Travaglio.

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