venerdì 30 ottobre 2020

"Prima la salute"

Per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria, a Taranto per esempio s’è scelto il “lavoro”. La salute viene dopo. Questo fatto dovrebbe farci riflettere su qualcosa che ci stanno ripetendo ora: prima la salute. Bene, belle anime, parliamone tra un cazzeggio e laltro su twitter. 

L’ho scritto già un paio di volte, lo ripeto. In Italia muoiono di tumore cerca 485 persone, di ogni età, prevalentemente adulti e anziani, ma anche giovani e bambini. Ogni giorno, festività comprese. Questo dato per il registro nazionale dei tumori, che copre il 70% del territorio. Pertanto, si può arrotondare questa cifra, per difetto, a 500 morti il giorno.

Una bara è lunga circa due metri. Messe in fila quelle dei morti per tumore, sono 365 chilometri ogni anno. In altezza una pila di 90 chilometri di legno e cadaveri. Morti silenti, non fanno notizia (*).

La ricerca sul cancro riceve sovvenzioni dallo Stato, donazioni e lasciti da privati. Il risultato sono farmaci e cure migliori. Bene, grazie.

Salvo eccezioni, quando ci sono le maratone televisive per raccogliere fondi per la ricerca, nessuno sottolinea che i tumori in gran parte sono dovuti non al destino cinico e baro ma all’avvelenamento dell’aria, degli alimenti e dell’acqua. 


Cialtroni

Un esempio per quanto riguarda l’acqua e gli acquedotti avvelenati. Per decenni le acque della seconda falda più grande d’Europa, che si trova in Veneto, sono state inquinate con i PFAS (sostanze perfluroalchiliche), da uno stabilimento Miteni (oggi come società è una scatola vuota). Un disastro ambientale che ha messo a rischio la salute di un’intera regione e centinaia di migliaia di persone.

L’anno scorso, in una porzione della provincia di Vicenza, su un campione di 25.288 persone, comprese quelle in età pediatrica, sono stati riscontrati valori di PFAS elevati e alterazioni delle pressione arteriosa o degli esami bioumorali in 16.400 soggetti, circa due terzi della popolazione esaminata.

I PFAS si legano alle proteine del plasma e non sono metabolizzati dall’organismo, in tal modo si accumulano e agiscono come interferenti endocrini, in grado di alterare tutti i processi che coinvolgono gli ormoni, responsabili dello sviluppo, del comportamento, della fertilità e di altre funzioni cellulari essenziali.

Uno studio dell’università di Padova mostra alterazioni dello sviluppo fetale: i neonati maschi presentano delle caratteristiche fisiche sempre meno ... maschili. Un altro effetto evidente sono le alterazioni a livello del fegato, con colesterolo alle stelle (e vai massicciamente con le statine). Altre alterazioni riguardano la tiroide, ipertensione in gravidanza, il sistema immunitario, riproduttivo, ecc...

Studi sui PFAS hanno mostrato che nell’organismo possono interferire con la comunicazione intercellulare, fondamentale per la crescita della cellula, aumentando così la probabilità di crescite cellulari anomale con conseguente formazione di tumori (specie del rene e del testicolo), in caso di esposizione cronica, così nei casi del Veneto.

L’acido perfluorottanoico (PFOA) è stato versato da quello stabilimento nelle falde per decenni. Già nel 1966 si sapeva.

Le sostanze perfluoroalchiliche vengono impiegate da più di mezzo secolo per produrre una infinità di prodotti. L’esposizione della popolazione non riguarda solo l’avvelenamento delle falde nelle zone berica, euganea e veronese.

Queste sostanze si trovano p. es. nella cera per pavimenti della nostra casa, nei rivestimenti impermeabili per piatti di carta, padelle antiaderenti e imballaggi alimentari, come coadiuvanti tecnologici nella produzione di fluoropolimeri (“Teflon”, componenti del “Goretex”), nei detersivi, nei tessuti dei nostri abiti, ecc. ecc..

Non è azzardato ritenere la presenza di concentrazioni superiori ai limiti di PFAS, che sono resistenti ai tipici processi di degradazione, in gran parte della popolazione.

Solo le persone residenti o domiciliate nell’area di massima esposizione (area rossa) rientrano nel piano di sorveglianza sanitaria promosso dalla Regione del Veneto. Durante la pandemia virale i test sierologici per tracciare la quantità di PFAS non sono stati effettuati almeno fino a giugno.

A novembre scorso, sono iniziate le udienze del processo contro i responsabili. L’8 giugno la giapponese Mitsubishi è stata la sola a costituirsi responsabile civile per potersi difendere al momento del dibattimento. Quante volte l’abbiamo sentito menzionare questo inquinamento e questo processo penale in televisione? Su questi temi le signore e i signori della tv non trovano un minuto per catechizzare?

(*) Fino al 1993, a Bussi sul Tirino, nel cuore dell’Abruzzo, è rimasto in funzione un impianto industriale per la produzione di piombo tetraetile, l’antidetonante per le benzine. Ebbene una delle peggiori “bombe ecologiche” presenti in Italia. Sostanze tossiche come il mercurio e il piombo hanno inquinato per decenni i fiumi ai piedi del parco nazionale del Gran Sasso, e almeno 700.000 abitanti inconsapevoli hanno bevuto acqua contaminata.

Non solo Abruzzo, anche la CIP, nota a Fidenza come “fabbrica della morte”, lascia una pesante eredità sul territorio della città. Tra il 1988 e il 1991 si esegue lo studio geolitologico ed idrogeologico del sito e si certifica l’inquinamento del suolo e delle falde acquifere di una vasta zona. E poi l’ex SLOI di Trento, quindi lo stabilimento di Ravenna, drammi anche lì.

Non è solo l’acqua ad essere inquinata, anche l’aria. Ovunque. Per decenni sono stati immesse nell’aria milioni di tonnellate di piombo tetraetile. Particelle per la massima parte inferiori al micron, sotto forma di aerosol trapassante direttamente nel sangue dagli alveoli polmonari. Più del 90% del piombo distribuito dalla circolazione sanguigna si deposita nelle ossa. La parte residua esercita la sua azione tossica su tutti gli altri tessuti.

Poi è arrivata la cosiddetta benzina “verde”, di nome non di fatto. Il micidiale inquinamento da piombo è stato sostituito dagli additivi antidetonanti, come il benzene, nocivi e cancerogeni, anche se in parte trattenuti dai catalizzatori delle marmitte. Quello al polmone è la prima causa di tumore.

3 commenti:

  1. https://www.lifegate.it/veleni-nelle-acque-di-alessandria-la-storia-dellazienda-chimica-solvay-che-non-ha-fine

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  2. la situazione è peggio di quello che danno a intendere. E' più profonda, viene da più lontano nel tempo; nello spazio basta stare qui, non serve andare in Cina. Non è mica così vicina, la Cina.
    Compito del governo è anche questo, coprire il resto, concentrare tutto sul virus. Ma non è l'ultimo virus, probabilmente è solo il primo di una serie endemica. E se non è un virus sono i pfas, se non i pfas il radon, se non il radon l'asbesto, se neanche con l'asbesto allora un ponte che crolla. E' il castigo divino per non aver scelto nulla se non di mangiare sempre più formaggio, sempre più formaggio, sempre più formaggio! Ci trattano come una colonia di topi. Vien da chiedersi perché. Prendono tutti i soldi per "ristorare" la propria generazione di riferimento e andarsene. Ci mancheranno moltissimo.

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  3. ma forse è il collasso di una società e di una generazione di cui non ricorderemo nulla, dato che, oltre a mangiare e rubare formaggio, non lascia segno di civiltà alcuna. Quando verranno a scavare gli archeologi troveranno solo televisori, automobili, monopattini, case su case, Conte ancora vivo... e butteranno via tutto.

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