giovedì 17 settembre 2020

Ogni pettine trova i suoi nodi

 

Lo so, il tema caldo di questi giorni sono i soldi rubati dalla Lega. Almeno fino a domenica, poi si vedrà. Mentre sono già in molti a contare e ricontare quanti manifesti si stampano con tutto quel gruzzolo, mi permetto, davanti a mezza bottiglia vuota, di guardare un po’ i conti in casa d’altri.

La Federal Reserve statunitense si è assunta l’impegno con i mercati finanziari di mantenere i tassi d’interesse vicini allo zero per un tempo indefinito (quindi offerta di denaro facile) e di mantenere i suoi acquisti di attività finanziarie (compresa la spazzatura) a sostegno di tutte le aree del sistema finanziario.

Queste le decisioni prese nella riunione del comitato di politica monetaria della Fed di ieri e l’altroieri a ricalco di quanto annunciato il mese scorso al conclave dei banchieri centrali di Jackson Hole.

La Fed sa bene che il mercato speculativo va di pari passo con le aspettative e che bisogna nutrirlo con qualcosa. Ciò significa che il tasso zero continuerà per un periodo indefinito. Come ha notato Powell nelle sue osservazioni introduttive, la proiezione dell’ inflazione mediana del FOMC è dell’1,2% quest’anno, per salire all’1,7% l’anno prossimo e raggiungere il 2% nel 2023.

Vale la pena osservare che nei 12 anni trascorsi dalla crisi finanziaria globale, il tasso d’inflazione non è mai andato oltre il 2%, ed è improbabile che succeda nel prossimo futuro.

L’altra questione chiave nella cosiddetta “forward guidance” è la portata dello stimolo della Fed sui mercati finanziari. Al momento la Fed sta pompando denaro per un importo di 120 miliardi di dollari il mese, ovvero 1,4 trilioni l’anno. Ciò comprende 80 miliardi il mese di acquisti di buoni del Tesoro Usa e 40 miliardi il mese di debito garantito da ipoteca.

Powell ha affermato che questo tipo d’intervento è ben sopra dei livelli di supporto forniti ai mercati finanziari all’indomani della crisi finanziaria del 2008. Dalla gelata del mercato a metà marzo, la Fed ha acquistato quasi 2 trilioni di buoni del tesoro e circa 1 trilione di mutui garantiti, iniziando ad acquistare obbligazioni societarie.

C’è da chiedersi dove sarebbe oggi l’economia americana e quella mondiale senza questi massicci interventi della Fed e di altre banche centrali. Questo sostegno è stato il fattore principale nel riportare Wall Street ai suoi massimi record all’inizio dell’anno e nell’arricchimento delle élite finanziarie.

Il FOMC afferma che nel prossimo periodo la Fed aumenterà le sue disponibilità di attività finanziarie “almeno al ritmo attuale per sostenere il buon funzionamento del mercato e favorire condizioni finanziarie accomodanti”. Questo impegno è stato sottolineato da Powell nella sua conferenza stampa, ovvero quello di escludere qualsiasi riduzione del flusso di denaro (*).

Il potere monetario è sotto ricatto del mercato speculativo.

Powell ha dichiarato che quando sarà il momento, ossia “dopo che la crisi sarà passata, rimetteremo questi strumenti di emergenza nella cassetta degli attrezzi”. Fatto sta che nell’ultimo decennio quel momento non arriva mai.

Va ricordato che quando la Fed ha aumentato i tassi d’interesse quattro volte nel 2018 e ha iniziato a ridurre le sue partecipazioni in attività finanziarie, a Wall Street si è verificata una reazione così avversa che la politica monetaria tesa a rialzare i tassi è stata ritirata all’inizio del 2019, un anno prima che la pandemia colpisse.

Siamo a un fatto nuovo per dimensioni e portata: la crisi del sistema non è più una crisi di ciclo, bensì strutturale e di lungo periodo, con brevi sussulti e ampie ricadute. Non è sfociata finora in una debacle globale totale perché gli Stati vi fanno fronte sommando debito su debito. Ma ogni pettine prima o poi trova i suoi nodi.

(*) Sulle prospettive economiche americane, il FOMC ha affermato di aspettarsi una contrazione dell’economia del 3,7% per quest’anno, rispetto alle previsioni di giugno di una contrazione del 6,5%. Ha abbassato la stima del tasso di disoccupazione per la fine dell’anno dal 9,3% al 7,6%, ma ha potuto evitare di notare che 11 milioni di persone avevano perso il lavoro.


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