mercoledì 30 settembre 2020

Ehi tu, dove credi di andare?

 


È proprio vero, ormai apparteniamo tutti alla classe media mondiale in scarpe da ginnastica e con molto tempo per gli aperitivi: non ce ne importa di nulla, salvo cazzeggiare. E dunque può passare di tutto e non si sa più che cosa sia peggio, poiché quel tutto ha la stessa faccia da schiaffi ovunque e comunque. Neppure tra un fascista e un querulo critico “radicale” c’è più differenza. Se c’è bando per l’uno, vale anche per l’altro. Solo la critica laterale è ammessa, quella “costruttiva”, come ci blandivano a catechismo.

Se non è facile spiegare la differenza tra una truffa e un’opera d’arte, figuriamoci sul resto. Ecco perché un bidet esposto vale l’oro dei tramonti. Come fai a spiegare che se un tizio sostiene che il valore di una merce “discende dalla sua scarsità”, sta facendo passare un concetto col quale punta a stabilire ben altro? Che non si tratta, nel vortice indistinto delle chiacchiere, di resuscitare un’impolverata questione nominalistica. Ehi tu, che questa mattina ti sei alzato all’alba, dove credi di andare?

A lavorare? Bastano le macchine, non c’è nulla che abbia valore fatto dagli umani. Il valore è dato dalla scarsità, si crea sul mercato. Dormiamo, mangiamo e facciamo i nostri “bisogni” come duecentomila anni fa? Questa residua invarianza antropologica, come fu per quella estetica, durerà ancora poco; finiremo per fare anche quelle cose in digitale, con delle “app”. Anche per il sesso, l’igiene intima, per ogni cosa ce n’è sarà una, anzi, una serie. Mangiare e defecare come gli antichi è diventato un tedio da morire, dai. Anche pensare.


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