giovedì 7 maggio 2020

Altro che coronavirus e mascherine

Nel febbraio scorso, in un discorso programmatico sulla politica estera, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto appello ai partner europei per un “dialogo strategico” sulla deterrenza nucleare dell’Europa. Di fronte a una nuova corsa agli armamenti nucleari, Macron dichiarò che gli europei non potevano limitarsi “al ruolo di spettatori”.

E qui entra in scena il Future Combat Air System (FCAS), uno dei più vasti progetti militari d’Europa per il prossimo ventennio, che consiste in un insieme di sistemi d’armamento aereo di nuova generazione (NGWS) per il “futuro spazio di battaglia operativo”. Comprende aerei da combattimento polivalenti con equipaggio, con diversi velivoli senza pilota (Unmanned Aerial Vehicle) e altri nuovi sistemi di armi e di comunicazione. In sostanza il programma prevede un sistema di combattimento integrato che incorpora droni, aerei da combattimento, satelliti e velivoli di comando e controllo, potenzialmente collegati a una capacità nucleare indipendente.

Sul velivolo da combattimento del futuro, il caccia di 6a generazione, l’Europa si è divisa: da una parte il progetto britannico Tempest, a cui si sono aggiunti Svezia e Italia (Finmeccanica - Selex ES e Thales per la suite dei sensori); dall’altra il programma franco-tedesco, a cui si è unita la Spagna a febbraio. La francese Dassault (quella che produce l’attuale Rafale) sarà l’azienda leader di tale programma, facendosi carico di tutta la progettazione, mentre al gruppo Airbus SE (Francia, Germania e Spagna) sarà affidato tutto il comparto della sensoristica, dell’avionica e delle comunicazioni.

È chiaro che la scelta dell’Italia per il britannico Tempest, comporterà significative conseguenze di carattere politico-strategico, delle quali ovviamente il popolo sovrano è stato pienamente edotto.

Come non bastasse, il governo tedesco si sta predisponendo all’acquisto di novantatré Eurofighter, trenta F/A-18E/F Super Hornet (in grado di utilizzare bombe all’idrogeno B61-12 da 50 kilotoni) e quindici EA-18G Growler (guerra elettronica e attacco antiradar, ma con possibile dot. nuclere) per sostituire la sua flotta di aerei da combattimento IDS Panavia Tornado (93 di cui 83 operativi), per un costo totale di quasi circa 19 miliardi. Chiaro che non si tratta di giocattolini da tenere in vetrina, dunque il costo d’esercizio di questa nuove flotte aeree sarà molto elevato. L’Eurofighter è prodotto da Airbus, mentre Boeing realizza l’F-18. Il consorzio Eurofighter (di cui non fa parte la Francia) impiega 100.000 addetti in Europa, di cui 25.000 in Germania e quasi altrettanti in Italia.

Quello che sta avvenendo è il più grande riarmo della Luftwaffe dalla fine della seconda guerra mondiale. In Germania si sta parlando apertamente di opzioni nucleari della Repubblica Federale Tedesca (anche se non è ufficiale, le bombe termonucleari sono stoccate a Büchel, vicino alla città di Cochem, sede del Taktisches Luftwaffengeschwader 33, i cui aerei sono rientrati a fine marzo dalla Siria).

Certo, lo scontro in atto tra Cina e Usa, prescindendo da chi siederà alla Casa Bianca, è all’ultimo sangue e perciò non si fermerà alle parole. Altro che coronavirus e mascherine.

1 commento:

  1. nel 2019 sono stati spesi per armamenti 1912 milardi di $

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