giovedì 16 aprile 2020

Una crisi come nessun’altra, on. Bersani

Migliaia  di frodi da parte di aziende che si avvalgono degli aiuti di Stato per il virsu 19. E problemi di sovraccarico della rete per le richieste. In Italia? No, da unaltra parte (clicca).


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Martedì mattina, il Fondo monetario internazionale ha pubblicato un rapporto dal titolo eloquente: The Great Lockdown: Worst Economic Downturn Since the Great Depression. Scritto dall’economista capo dell’FMI, l’indiana Gita Gopinath, il rapporto descrive una situazione economica e sociale che può riassumersi in questo termini:

“This is a crisis like no other, and there is substantial uncertainty about its impact on people’s lives and livelihoods”.

“Questa è una crisi come nessun’altra, e vi è una sostanziale incertezza sul suo impatto sulla vita e sul sostentamento delle persone”.

E ancora: “… prevediamo che la crescita globale nel 2020 scenderà a meno 3 per cento. Si tratta di un declassamento di 6,3 punti percentuali da gennaio 2020, una flessione importante in un periodo molto breve. Ciò rende il Great Lockdown la peggiore recessione dalla Grande Depressione, e di gran lunga peggiore della crisi finanziaria globale”.

Forse l’on. Bersani non l’ha letto questo rapporto, o magari pensa che riguardi altri, e perciò è ottimista. O forse ha gli occhi puntati sul Dow Jones (ma anche sulla Borsa italiana, che sta sulla scia delle altre) e allora si spiegano le sue dichiarazioni.

Poco più di tre settimane fa, il 23 marzo, il Dow Jones Industrial Average aveva chiuso a 18.591 punti. Nelle cinque settimane precedenti, l’indice era sceso di oltre un terzo dal suo massimo del 13 febbraio, ove aveva raggiunto la vetta dei 29.551.


Il 27 marzo, il Congresso aveva messo in atto con rapidità il Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security Act (cares act), ovvero le misure multimiliardarie per far fronte alle difficoltà sociali, economiche e finanziarie provocate dall’epidemia. In quel giorno, il DJIA ha chiuso a 21.636. L’aspettativa dell’imminente approvazione del piano di salvataggio aveva portato un rialzo di quasi 3.000 punti in soli quattro giorni.

Il 6 aprile il Dow ha chiuso a 22.679, e il 9 aprile a 23.319. Martedì l’ottimismo dell’on. Bersani deve essere cresciuto in linea con il Dow che guadagnava altri 569 punti e chiudeva a 23.935, oltre 5.300 punti in tre settimane. Non so se si tratti di un record, ma è probabile.

Che cosa sta succedendo, mi chiedevo ieri l’altro. Possibile che, pur tenendo conto dei trilioni di dollari immessi praticamente gratis sul mercato finanziario, non ci si renda conto di ciò che accade e di ciò che ci aspetta? Ieri tutte le borse, compreso l’indice newyorkese, hanno chiuso in rosso, con Milano la peggiore e il famigerato spread in volo.

Chissà, forse si comincia a capire, forse no. Vedremo. Per quanto riguarda questo paese nostro, dove “nessuno muore di fame”, per dirla con on. Bersani, se non riparte il settore turistico (e non dipende solo dall’Italia, ovviamente), i consumi interni andranno ancor più a picco, milioni (milioni) di posti di lavoro sono e saranno a rischio nel breve medio periodo, con entrate fiscali e previdenziali in caduta verticale, eccetera.

Mai da molti decenni in questo paese s’è tanto sottovalutato l’aspetto economico, mai c’è stato tanto bisogno di realtà e verità, senza eccessi di ottimismo e, per l’altro verso, d’isteria mediatica e collettiva. Temo invece che confermeremo di essere, e non solo di apparire, ancora una volta così come gli altri ci dipingono, ossia “pittoreschi”, “sentimentali” e ovviamente “furbi”.

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