mercoledì 8 gennaio 2020

Ah, i sogni ...


Stavo consultando un vecchio libro del 1962 (edizioni Comunità) poiché rammentavo in esso un giudizio su Pio X, il papa “analfabeta”, riportato dall’autore, Henry Wickham Steed (1871-1956), ex direttore del Times, quando la mia attenzione è stata attratta da un personaggio che nella prima lettura (2005) avevo trascurato di approfondire.

Si tratta di Giacomo Boni (Venezia, 1859 – Roma, 1925). Fu architetto e archeologo molto noto, di dottrina antiquaria inferiore a Rodolfo Lanciani, ma dotato di grande intuizione. Ne dà notizia, come detto, anche Steed, che gli dedica due pagine, dove, tra l’altro, racconta della scoperta del Lapis niger, presso il Foro, dove Bini scavò e scoperse molto.

La curiosità mi ha portato a saperne un po’ di più, perciò ho consultato l’oracolo di Mountain View, che mi spedisce alla relativa voce di Wikipedia, dove leggo che le ricerche archeologiche di Boni furono influenzate dai suoi rapporti con l’ambiente esoterico del tempo, come nel caso del sogno “che gli rivelò la scoperta del Lapis niger la notte prima”.

Ah, i sogni. Peccato che quel soggettivista di Freud abbia abusato di una proficua intuizione (non sua). Quanto alle premonizioni, sono un fatto curioso. E qui mi fermo, poiché con il passo successivo si rischia di cadere nelle sabbie mobili dell’irrazionalismo, del misticismo alienato e della millanteria interessata. Non esiste nulla di reale che non possa essere spiegato razionalmente. Una delle ultime ridotte del misticismo scientifico (si perdoni l’ossimoro) è quella dell’economia.

Steed non parla del sogno di Boni, ma la mia attenzione è per un nome che appare su Wikipedia in relazione a Boni, cioè quello di Emmelina De Renzis, personaggio curiosissimo e del quale ci sarebbe da dire molto, anche più di ciò che riporta Wikipedia e magari con maggiore accuratezza. Ad ogni modo qui interessa solo che da nubile fu Emmelina Sonnino, sorella del più celebre Sideny Sonnino, nonché poi madre di Giovanni Antonio Colonna di Cesarò (anche di costui ci sarebbe da raccontare assai).

Digitando Sideny Sonnino compaiono due voci della Treccani: Sonnino, Sidney Costantino, barone, (Pisa 1847 - Roma 1922), ministro degli Esteri, fu il firmatario del Patto di Londra, eccetera; Sonnino Giorgio Sidney, barone (Pisa 1847 – Roma 1924) ministro degli Esteri, e anch'egli autore del Patto di Londra. È evidente l’errore, probabilmente uno scambio di persona.

Sarà che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e però non bisogna prestare loro troppa fede, così nemmeno a ciò che si legge, fosse pure la Treccani.

Infatti, basta consultare il sito del Senato per rendersi conto che entrambi erano figli di Sonnino Isacco Saul (a sua volta figlio del sensale livornese Moisè Michele), banchiere in Alessandria d’Egitto, diventato barone del regno nel 1862. Il figlio Giorgio (1844), di poco più anziano del più noto fratello Sidney Costantino (1847), non si chiamava anch’egli Sidney. Giorgio aveva sposato Elena Morozzo della Rocca, prolifica autrice di romanzetti e agiografie reali, sorella di Natalia Morozzo della Rocca, moglie del conte Manfredi Francesetti di Malgrà, che sarà sempre legata sentimentalmente al cognato, Sidney Costantino.

Per notizia.


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