venerdì 7 giugno 2019

Rapporti sociali e tabaccherie di legno

Battista sul Corriere di oggi, in un articolo dal titolo Il lavoro dimenticato,  scrive che l'attenzione verso il mondo del lavoro: "Sarebbe un primo passo verso quel dialogo con i ceti popolari che è uscito dall'orizzonte stesso della politica e anche della mentalità dei partiti della sinistra". Posto che il "dialogo" non basta, c'è anzitutto da chiedersi (ripeto ancora una volta ) quale sia la composizione sociale e i percorsi esperienziale dei quadri intermedi e di quelli apicali del PD,  dunque gli interessi reali che essi rappresentano. Il resto sono chiacchiere e tabacchiere de legno.

5 commenti:

  1. Frammentazione..

    Riflettendo sul concetto di "classe operaia",tanto per rimanere in una dimensione "attualistica",(per quello che serve) c'è da chiedersi ,me compreso,cosa essa sia allo stato attuale dell'arte (sic!).
    genericamente ,tutti coloro che svolgono lavori salariati (cioè subordinati) possono venire considerati "classe operaia" e questo ,ovviamente ,indipendentemente da come ogni singolo individuo si consideri.
    In pratica poi, si avvia una frammentazione stupefacente ,a seconda del tipo di occupazione,del tipo di salario (livello),senza ovviamente ignorare il livello di "subordinazione"cui ogni singolo individuo è sottoposto,tanto per citarne solo alcuni..
    Vogliamo mettere dei tetti a tutto questa frammentazione?
    Che so un tetto salariale,tanto per cominciare ?
    Non so se esistono "studi sociali"attuali,sistematici, sull'argomento ,io non ne sono al corrente,di mestiere faccio il pensionato,non il sociologo ,nè il politico,nè il giornalista..
    Quasi mezzo secolo fa ormai,per affrontare un esame ,non mi ricordo nemmeno più di cosa si trattasse ,dovetti dare dare una tesina sul "operaismo" ,io mi occupai di Tronti ,il mio compagno di Negri..non mi rammento nemmeno bene cosa diavolo ne uscì fuori..sicuramente nulla di interessante .

    Piggi ora da quello che leggo si pone delle domande ,anzi pone dei quesiti,ma dico io perché invece di chiederlo ai propri lettori,non ci mette a lavorare lui sull'argomento ?
    Forse magari si darebbe anche una risposta sul PD.
    Quindi caro Piggi,apri la tabacchiera,fai il tuo lavoro da "intellettuale" (sic!)
    In altre parole, comincia a dare i "numeri " della frammentazione"a dargli dei pesi specifici,magari poi, formula delle ipotesi.
    Buon lavoro

    caino

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    1. mi spiace contraddirti, ma non tutti i salariati fanno parte della classe operaia. così come non tutti i "ricchi" fanno parte della borghesia.
      Beppe Grillo sosteneva questa tesi. lui non è mai stato né un salariato, né un proletario, né tantomeno un marxista. anche ora che ha fatto i soldi resta un piccolo borghese con una concezione piccolo borghese delle cose.

      qui spiego la differenza tra realtà e apparenza:

      http://diciottobrumaio.blogspot.com/2018/07/sulle-classi.html

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  2. "Il loro posto nella produzione sociale":

    Hai certamente ragione ed è bene che tu mi abbia contraddetto,al fine di non generare equivoci.
    Ho preso l'argomento troppo alla larga con una generalizzazione inopportuna.
    Resta tuttavia la frammentazione nella parte "corretta",a mio avviso, che era il poi il succo del mio intervento e dell'invito al " piggi" di darsi una mossa a fare il suo lavoro,prima di porre quesiti ai suoi lettori.

    un saluto

    caino

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  3. "Sarebbe un primo passo verso quel dialogo con i ceti popolari che è uscito dall'orizzonte stesso della politica e anche della mentalità dei partiti della sinistra".
    Sarebbe più utile cercare di capire quale dialogo mai si possa avviare con la classe operaia dopo che la stessa è stata costretta, sotto il ricatto della delocalizzazione e la mancanza di investimenti in R&S, a rinnegare l’emancipazione e la stessa lotta di classe per rifugiarsi in una sterile difesa dell’occupazione anche a scapito della salute: Taranto docet.
    E si ritorna alla “socializzazione dei mezzi di produzione”

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