sabato 8 giugno 2019

Diario minimo napoletano / 1


Prima di scrivere queste note ho riflettuto a lungo poiché so bene quanto faccia male sentire denunciare le criticità della propria città da chi non vi abita. Stringe il cuore vedere le nostre città ridotte a letamai. Tuttavia se mi viene fatto osservare che Venezia negli ultimi trent’anni è peggiorata sotto molti aspetti, compreso quello igienico, ebbene non mi trincero dicendo: e allora Roma, Napoli, … ? Né costituisce un’attenuante chiamare in causa l’afflusso turistico e la complessità della gestione amministrativa di una città. Le responsabilità delle amministrazioni locali sono cronaca quotidiana, e però, specie per città come Roma e Napoli, le colpe di molti dei loro abitanti sono evidenti e gravi. Se il loro attaccamento alla propria città fosse sincero e non solo una posa, non lascerebbero andare le cose così.

Discorso che si può allargare a tutta la nazione per come stanno precipitando le cose. C’è chi sostiene che bisognerebbe agire partendo dalla scuola, dall’educazione civica. Osservo però che un bimbo ben educato si comporta in un certo modo anche in età prescolare, e che per ridurre l’evasione fiscale, pagare il ticket per il bus e mettersi in regola con l’affitto dell’alloggio comunale, l’educazione civica a scuola, pur necessaria, non basta. E non serve a tal fine nemmeno saper distinguere una obbligazione senior da una subordinata.

Scrive Galli della Loggia che le nuove generazioni stanno perdendo contatto con il passato storico, che, inoltre, gli insegnanti dovrebbero recuperare ruolo e rispetto. D’accordo, prof. Galli, ma non diamo la croce al Sessantotto come fa lei. Ricordiamoci quanto la società italiana d’allora fosse bacchettona e reazionaria, e quanto c’è voluto per affermare basilari diritti civili e rendere la scuola un po’ meno classista. Lorenzo Milani incarnava un’unica significativa contraddizione, quella di essere prete; se Lettera a una professoressa ha segnato un’epoca, un buon motivo c’era. Perciò non buttiamo tutto in pattumiera con il pretesto che si sono succedute negli ultimi lustri delle riforme demenziali.

Sto andando fuori tema, quando invece devo parlare di Napoli, non di quella del primo impatto che si presenta al viaggiatore quando si esce dalla stazione centrale (p.zza Garibaldi, Umberto, dintorni), cosa che meriterebbe una lunga riflessione sul fenomeno immigratorio, fuori controllo. Mi soffermo invece sul primo approccio con l’hotel dove abbiamo preso alloggio. Dalle recensioni degli hotel napoletani, scritte dai clienti, si può leggere, tra l’altro, che in genere agli hotel partenopei bisogna togliere una stella (com’è consueto con gli hotel di certi paesi). In 43 anni che frequento Napoli posso confermare che a volte bisogna toglierne anche due di stelle (non solo a Napoli, per verità). Nel caso che sto per raccontare, quattro.

La hall era tutt’altro che pulita, i vetri opachi, la pulizia del pavimento denotava quantomeno approssimazione. Uno dei due ascensori non funzionava, e non c’era alcun avviso a segnalarlo. Ad ogni modo inezie. Arrivati in camera, in bagno toglievo dal wc l’inutile fascetta di carta che declama disinfezione e, alzato il coperchio, facevo (letteralmente) un balzo all’indietro. Una cosa del genere l’avevo vista mezzo secolo fa in Inghilterra nelle più scalcinate family pension.



Le condizioni del water spero siano evidenti dalla foto (dal vivo fa ancora più schifo). Tra l’altro, il lungo pelo nero, che ho cerchiato di rosso, è un cadeau che sta per: grazie di aver scelto questo hotel. A mia volta giro la foto del wc al presidente della Regione Campania, quello della famosa “pozzanghera”, che legge quotidianamente questo mio blog.

Scriveva ieri sul Corriere del Mezzogiorno Titti Beneduce: “La città non migliora, non rimane neppure com'era, ma peggiora senza rimedio” (p. 9).

Nel prossimo post dirò qualcosa sulla mostra del Caravaggio a Capodimonte. Poi, in seguito, anche su quella del Canova al MANN. E di positivo su Napoli.


4 commenti:

  1. Sempre a cercare il pelo nell'uovo.

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  2. Ok,
    ma a Napoli che si dice dei minibot leghisti? ^_^
    Saluti,
    Carlo.

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    1. proveranno a stampare anche quelli in proprio
      la situazione sociale nel napoletano è molto seria, ma può essere che vincano lo scudetto e allora sarà festa per un anno
      ciao

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