giovedì 13 giugno 2019

Abbiamo diritto di dire che senza l'antica schiavitù ...


I critici-critici del capitalismo, cioè gli ipercritici, il tritume ampolloso alla Fusaro ad esempio, rilevano solo il lato negativo, per così dire cattivo, del modo di produzione borghese. Essi vedono nel capitalismo solo sfruttamento e miseria, non colgono nel suo sviluppo l’aspetto rivoluzionario, distruttivo che rovescerà la vecchia società borghese, non vedono nel movimento storico del capitale la produzione delle condizioni materiali dell’emancipazione sociale. Perciò rimpiangono gli stalinismi e i maoismi, pur con le necessarie cautele e virgolette del caso.

Si sottovaluta spesso il fatto che vi è progresso anche laddove lo sviluppo estremamente unilaterale si accompagna a conseguenze che immediatamente sono distruttive e che da un punto di vista etico e morale respingiamo, ma che nell’ambito di una valutazione storica di una formazione sociale sarebbe sciocco ridurre a un giudizio di valore morale. Ciò vale per la schiavitù antica come per quella moderna, e sempre a tale riguardo tutta la descrizione sugli effetti estremi tra ricchezza e povertà che scaturiscono da questo sistema economico (*).

Tuttavia, storicamente questa forma sociale, il capitalismo, era necessaria per sviluppare le forze produttive della società a un grado che renderà possibile – e potenzialmente già oggi rende possibile – uno sviluppo egualmente degno di tutti i componenti della società. Non è una faccenda di breve momento, d’accordo, ma si tratta di una possibilità concreta, e perciò realistica. Per questo scopo tutte le forme sociali precedenti, comprese le società cosiddette comuniste del XX secolo, erano troppo povere. Solo la produzione capitalistica crea le ricchezze e le forze produttive a ciò necessarie.

Il superamento del modo di produzione capitalistico sarà possibile solo in forza dal suo sviluppo e del movimento contraddittorio delle sue stesse leggi. Allo stato si tratta ancora e solo di una possibilità, la quale risulta necessariamente dalla realtà, poiché il possibile è una componente indissolubile della realtà proprio come tutto ciò che di volta in volta si attua nel grado della sua probabilità. Studiando a fondo i nessi e i motivi del movimento storico della formazione economico-sociale attuale, possiamo trovare quali delle possibilità esistenti di trasformazione hanno un alto grado di probabilità e quali invece ne hanno uno di molto limitato. Oltre non si può andare.

(*) «Solo la schiavitù rese possibile che la divisione del lavoro tra agricoltura e industria raggiungesse un livello considerevole e ciò rese possibile il fiore del mondo antico: la civiltà ellenica. Senza la schiavitù non sarebbero esistiti né lo Stato, né l'arte, né la scienza della Grecia: senza la schiavitù non ci sarebbe stato l'Impero romano. Ma senza le basi della civiltà greca e dell'Impero romano non ci sarebbe l'Europa moderna [altro che “radici cristiane”, nota mia]. Non dovremmo mai dimenticare che tutto il nostro sviluppo economico, politico e intellettuale ha come presupposto uno stato di cose in cui la schiavitù era tanto necessaria quanto generalmente riconosciuta. In questo senso abbiamo il diritto di dire che senza l'antica schiavitù non ci sarebbe il moderno socialismo» (Engels, Anti-Dühring, II sezione, cap. 4).

5 commenti:

  1. “Tuttavia, storicamente questa forma sociale, il capitalismo, era necessaria per sviluppare le forze produttive della società a un grado che renderà possibile – e potenzialmente già oggi rende possibile – uno sviluppo egualmente degno di tutti i componenti della società”.
    Storicamente il Potere con la sopraffazione e lo sfruttamento, seppur abbia sviluppato le forze produttive della società, non ha mai consentito, né consentirà mai, l’emancipazione delle classi lavoratrici sì da permetterne il superamento. L’unico obiettivo perseguito è il Profitto, anche a costo di guerre sanguinose. Oggi addirittura con l’estinzione della specie, viste le armi attuali, ma anche lo stato ambientale del pianeta: https://www.unenvironment.org/global-environment-outlook

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  2. .."Il superamento del modo di produzione capitalistico sarà possibile solo in forza dal suo sviluppo e del movimento contraddittorio delle sue stesse leggi. Allo stato si tratta ancora e solo di una possibilità, la quale risulta necessariamente dalla realtà, poiché il possibile è una componente indissolubile della realtà proprio come tutto ciò che di volta in volta si attua nel grado della sua probabilità. Studiando a fondo i nessi e i motivi del movimento storico della formazione economico-sociale attuale, possiamo trovare quali delle possibilità esistenti di trasformazione hanno un alto grado di probabilità e quali invece ne hanno uno di molto limitato. Oltre non si può andare.."

    In fisica quantistica ,si definirebbe,il tuo ,una sorta di determinismo a lunga scadenza,che si attua però tenendo presente che esistono probabilità diverse e quindi possibilità(nel tempo)con esiti talvolta diversi da come dovrebbe finire.
    nel frattempo in attesa del collasso della funzione d'onda (scherzo),concludo che a mio avviso Marx ed Engels anche se al loro tempo la fisica quantistica ancora non aveva in parte distrutto il ferreo determinismo newtoniano ,loro in qualche modo su sociale avevano previsto ed intuito che nel sociale ciò potesse avvenire.
    Posso aver detto in questo post un sacco di stronzate,ma mi veniva bene..

    un saluto
    caino

    ps. Ancora non so bene come "dividere" l'asse dei tempi, per posizionare il tempo attuale..sic!

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  3. AUDACES FORTUNA IUVAT
    Voi intellettuali siete tutti uguali. Aveva ragione Althusser nel descrivervi, così come siete, nei famosi Apparati Ideologici di Stato! (gli A.I.S.). Già da tempo ho messo a tacere, con me, il Professor E. Barone. Adesso proverò a farlo con te… anche se so a priori che non ci riuscirò (perché tu praticando a priori la censura nel tuo blog” – mai nessuno potrà leggere questa mia aggiunta e variante al tuo post… però tranne te).
    Si è vero che Engels, a giugno del 1878, scrive nell’“ANTIDÜRING” quello che hai inserito nella tua nota a piè di pagina (II sezione, cap. 4), giustificando quello che hai scritto nel tuo post, ma, in un certo senso, solo per poter affermare più avanti (e precisamente a pag. 194 del libro medesimo, edito dagli Editori Riuniti, nel 1971) quello che OPERATIVAMENTE scrive già a quei tempi, senza “menar il can per l’aia” come lo porti e sei abituato a farlo tu!
    Difatti, nel 1878, scrive: « […] tutti gli antagonismi storici sinora esistiti tra classi sfruttatrici e classi sfruttate, classi dominanti e classi oppresse, trovano la loro spiegazione nella stessa produttività, relativamente poco o nulla sviluppata, del lavoro umano. Sino a quando la popolazione effettivamente lavoratrice è stata tanto impegnata nel suo lavoro necessario da non aver tempo di occuparsi degli affari comuni della società, direzione del lavoro, affari di Stato, questioni giuridiche, arte, scienza ecc., ha sempre dovuto esistere una classe particolare che, libera dall’effettivo lavoro, si occupasse di questi affari (come per esempio fai tu… nota mia); ma così facendo, in effetti, questa classe non ha mai mancato di addossare alle masse lavoratrici un fardello di lavoro sempre crescente per il proprio profitto. Solo l’enorme incremento delle forze produttive, raggiunto mediante la grande industria, permette di distribuire il lavoro fra tutti i membri della società senza eccezioni, e perciò di limitare il tempo di ciascuno in tal misura che per tutti rimanga un tempo libero sufficiente per partecipare, sia teoricamente che praticamente, agli affari generali della società. Quindi solo oggi (e siamo nel 1878: altra nota mia) ogni classe dominante e sfruttatrice è diventata superflua, anzi è diventata un ostacolo allo sviluppo della società e solo ora essa sarà anche inesorabilmente eliminata, per quanto possa essere in possesso della “violenza immediata”. »
    Poi sono passati 141 anni e noi, dopo il P.C.I. fino ad arrivare ad Occhetto, siamo sempre qui: a segnare il passo, privi di qualsiasi organizzazione politica che sia degna di questo nome!
    E più ignoranti “che pria”: tranne tu Olympe che ti sei abbarbicato su di una torre eburnea di gramsciana memoria e che quelli che non ti… “leccano” li… censuri. Sic!

    V.I.P. , ossia il maresciallo d’Italia… Badoglio!

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    1. ancora lei, ex sergente dell'areonautica e coglione in spe.

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