domenica 24 febbraio 2019

Ha ragione Berlusconi



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Ho ascoltato la parte finale di un’intervista televisiva di Silvio Berlusconi nella quale l’ex presidente del consiglio ha dato fondo al solito stereotipo anticomunista. Nell’occasione la sua viscerale idiosincrasia ha preso di mira la Cina e la sua strategia egemonica. Berlusconi è l’unico (o finge di esserlo) ancora disposto a credere che la Cina sia un paese comunista. Ci sarebbe da chiedersi che altro dovrebbe fare un paese con 1.350.000.000 abitanti, se non puntare sullo sviluppo economico e dunque sull’espansione delle proprie attività all’estero. Ad ogni modo, nell’intervista Berlusconi ha magnificato una volta di più il ruolo decisivo e positivo della Russia nella contesa internazionale. E su questo egli ha indubbiamente ragione.


La lotta tra Usa e Cina sembra nascere da una volontà egemonica, tuttavia il conflitto – vedi quello sui dazi doganali e sulle tecnologie – dimostra essere in realtà più uno strumento che un obiettivo, data l’incapacità delle potenze contendenti di elaborare un disegno di equilibrio che soddisfi e rassicuri le parti. Quando due grandi potenze dimostrano di essere incapaci di trovare un punto di equilibrio reciproco, il conflitto viene immaginato come l’unica soluzione possibile. Storicamente, in simili casi, si tratta di un cul de sac che prelude allo scontro finale, che, una volta innescato, non consentirà di essere concluso se non con la definitiva distruzione dell’avversario, così com’è avvenuto nel Novecento.

Sennonché non si tratterà più di una guerra totale tra massime potenze al pari di quelle conosciute prima dell’agosto 1945. Non è nemmeno detto che gli Usa riusciranno a rendere la propria causa abbastanza popolare nel mondo occidentale da spingerlo verso un conflitto che contempla l’annientamento nucleare. Solo un’Europa, considerata oggi naturale alleato negli Stati Uniti, che sapesse da un lato tenere a freno le ambizioni della potenza americana, e dall’altro capace di stabilire un legame strategico con la Russia, potrebbe giocare un ruolo decisivo nella partita. In tal caso anche la Cina dovrebbe riconsiderare le sue ambizioni quantomeno con un diverso atteggiamento. Non sembra questo il ruolo di cui sia capace questa Europa; e non è questa la strada che intendono percorrere gli Usa in questo momento (anche se in questi ultimi giorni s’intravvedono segnali più morbidi, però non bisogna costruire illusioni). Pertanto non si capisce come si possa stabilire un ordine mondiale fondato sull’equilibrio senza un accordo strategico che coinvolga una potenza come la Russia.

Si tratterebbe di far prendere forma a una più convinta e diffusa riconsiderazione dell’identità europea e dell’interesse comune, dopo che l’Europa è stata per lungo tempo la stoffa con la quale da un lato gli Usa e dall’altro l’Urss hanno ritagliato una parte cospicua del loro impero. Nella realtà storica risulterà invece impossibile rivitalizzare le componenti ideali  e politiche dell’identità e degli interessi comuni, posto che tende a prevalere un’Europa mosaico di egoismi nazionalistici e finanche campanilistici in larga parte prodotto dalla crisi e della fredda razionalità del calcolo economico.

8 commenti:

  1. appunto: essere potenzialmente l' area capitalistica più ricca e popolosa non fa della EU un soggetto geopolitico forte di per sè, questo lo lascio pensare alle residuali anime belle europeiste

    senza una coerente strategia -come hanno illustrato fin da subito gli americani- ciò non si traduce in potenza spendibile sullo scacchiere internazionale, sennò con la Russia non ci sarebbe partita

    tra EU e Russia pesa il dossier Ucraina

    a mio avviso c'è stato a suo tempo ampio spazio di agibilità (cioè senza troppi intralci atlantici) e di risoluzione ma l' indecisione europea si è tradotta in scontate e inutili sanzioni commerciali, dannose solo per le aziende esportatrici

    invece era proprio il momento, ora passato, con gli States presi da altre pressanti faccende, per l' EU di porsi come soggetto unitario permanente di trattativa, altro che l' oscillante Merkel di Minsk

    concordo che la trade war nasce dalla necessità di riscrivere gli squilibri strategici -mandando al macero definitivo la multilateralità; l' accordo formale lo troveranno, in seguito le tensioni convergeranno sulla reciproca applicazione

    probabilmente la Cina importerà molto di più dagli USA e meno dall' EU e altrettanto probabilmente si prometterà di mantenere il cambio USD/Yuan entro una certa forchetta di oscillazione

    poi si aprira' il fronte USA/EU, in una stagione cruciale e con una mappa politica da definire



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    1. sono d'accordo, tuttavia bisogna mettere nel conto gli imprevisti del caso. sarajevo insegna.

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    2. Oggi quell' eventualità è detta "cigno nero"

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  2. L'Europa è al momento una vuota espressione geografica! L'unica potenza/stato che potrebbe svolgere tale ruolo in modo minore, rispetto alle attuali necessità storiche, sarebbe la Germania. Ma finché sarà guidata da una linea politica ed economica il cui obiettivo predominante è la creazione di uno spazio vitale, intorno a sé, con una feroce politica di abbassamento dei salari ed uno sviluppo economico che deprime il mercato interno creerà ancora nemici. Nemici che favoriranno o favoriscono già gli Usa.
    D’altra parte, quest'ultimi continuano ad avere armi, uomini, e a controllare gli apparati militari degli stati europei, la NATO oggi serve a questo. Trump per quanto antipatico per noi europei non ha mai proposto il ritiro delle armate Usa dall’Europa. È più interessante la politica di quest’ultimo, Trump, o di chi gli sta dietro. In un certo senso gli Usa vorrebbero ripetere la politica di Kissinger negli anni ’70. Allora la carta cinese fu giocata in funzione antirussa. Oggi le minacce alla Russia servono o mirano a giocare la carta russa in funzione anticinese. Ma la debolezza politica di Trump, la reazione della fazione della borghesia che per 30 anni ha diretto la politica Usa impediscono lo sviluppo lineare della sua linea.

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    1. è di sicuro interesse leggere quanto scrive kissinger nel suo "Cina". kissinger è stato il più lucido statista della seconda metà del 900 al servizio degli interessi Usa.

      su una cosa non sono d'accordo: che le minacce alla Russia servono o mirano a giocare la carta russa in funzione anticinese.

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  3. È vero che gli dei accecano chi vogliono abbattere (quem Iuppiter vult perdere dementat prius), ma non penso che gli strateghi USA siano cosi ciechi di voler sfidare insieme Russia, Cina e al momento Iran. Le ultime guerre hanno dimostrato l‘incapacità militare USA sia di controllare il territorio occupato sia di sconfiggere totalmente un avversario. Con risultati paradossali: la sconfitta di Saddam Hussein ha comportato il trionfo della fazione sciita e l’affermazione dell’Iran come potenza territoriale. L’accusa che il gruppo Obama Clinton muove a Trump di accordi verso la Russia qualche traccia di bruciato la lascia. Sul piano strategico la Russia rimane più debole della Cina. Non ha lo stesso sviluppo economico della Cina e soprattutto e preda dei conflitti fra le minoranze nazionali, ovviamente acuiti a bella posto dagli USA. La separazione dell’Ucraina e la sua partecipazione alla sfera della NATO sono se vogliamo il vulnus peggiore che la Russia sul piano geo-politico abbia ricevuto. Poi nella fase che abbiamo davanti come dice l’ex capo di stato maggiore Fabio Mini :“ È stato modificato lo stesso concetto di vittoria: non si combatte più per vincere e conquistare, ma per non perdere forza di dissuasione e supremazia economica. Paradossalmente, l’impossibilità della vittoria rende i conflitti senza fini e senza fine.” Ovviamente l’impossibilità non è assoluta ma relativa. Quindi credo che in qualche modo assisteremo a un tentativo di Trump di separare la Russia dalla Cina.

    Su kissinger concordo in pieno!. Grande diplomatico e anche grande cinico!

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  4. La Russia e, in subordine, la Turchia dividono geograficamente la Ue da Cindia; insomma, dividono il continente eurasiatico a tutto vantaggio degli USA che, una volta, avevano l'egemonia sul mondo intero, egemonia guadagnata nella 2 guerra mondiale, sulla quale spero di pubblicare due brevi saggi sintetici a primavera.

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