martedì 8 gennaio 2019

Come processo di storia naturale


Massimo Cacciari è preoccupato per la crisi della democrazia rappresentativa. Individua le cause di questa crisi anzitutto nella mancanza di reali riforme degli assetti istituzionali, dunque dei “poteri e funzioni tra centro, regioni e enti locali", in modo da stabilire "un rafforzamento delle assemblee legislative, riducendo drasticamente il numero dei rappresentanti, eliminando il senato, rivedendo i regolamenti così da rendere ancora più rapide le procedure, ma limitando a un tempo radicalmente la possibilità di ricorrere alla fiducia”. Questa analisi coglie il fenomeno, per quanto molto evidente, e trascura le cause più generali e profonde della crisi della democrazia rappresentativa.

Cacciari trascura  un aspetto essenziale della crisi, il quale riguarda proprio l'insufficienza del riformismo in quanto tale, cioè la sempre crescente difficoltà della politica nell’affrontare le insanabili contraddizioni del sistema capitalistico con aggiustamenti e pannicelli caldi, ossia con nuove leggi e regolamenti, con più snelle procedure, eccetera (ed infatti Cacciari lamenta che tale crisi non riguarda solo l’Italia, storicamente refrattaria a tali riforme).

Il riformismo aveva indubbiamente un senso e una validità pratica in certi periodi storici, ma oggi il capitalismo è diventato ben altro e le sue divaricanti contraddizioni procedono di pari passo con l’impetuoso sviluppo delle forze produttive che sta travolgendo i tradizionali rapporti sociali e cioè le condizioni di vita di tutti, in particolare modo di quella che fu la cosiddetta classe media sulla quale poggiavano le fortune politiche dei maggiori partiti.

Si sarebbe potuto evitare la caduta dell’ancien régime e dunque la rivoluzione borghese in Francia nel 1789? Al massimo, con misure più accorte, si sarebbe potuto tirare più in lungo la crisi di quel sistema e delle sue articolazioni statuali, ma non si sarebbe potuto evitarne la caduta, più o meno tragica e violenta. Ciò diventa chiaro solo se si concepisce lo sviluppo della formazione economica della società come processo di storia naturale e non come il prodotto di singole, ma anche collettive, volontà politiche, economiche, militari, eccetera. Per una riflessione seria su questi temi bisognerebbe lasciar stare la mitica Maria della leggendaria Nazareth e tornare a qualche lettura riposta troppo in fretta molti decenni or sono. 

3 commenti:

  1. l'europa appare sempre più in difficoltà nel gestire la congiuntura, l' impressione è che il gap con USA e Cina s'è approfondito ultimamente

    in effetti Cacciari ha un pò la fissa di avere un riformismo per ogni stagione, prima federalista e poi pure presidenzialista purchè qualcosa si facesse

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    1. si è sempre posto dalla parte della ragione e mai del torto, anche quando da ultimo lisciava renzi e la sua riforma costituzionale

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