sabato 8 dicembre 2018

I veri teppisti



In Francia il gilet giallo è diventato in poche settimane il simbolo di chi il capitalismo ha lasciato sul ciglio della strada. Questo movimento spontaneo e finora genuino, almeno come appare oggi, non è, come sostiene qualcuno, la manifestazione del fallimento del populismo (termine assai equivoco e astratto), bensì il risultato a livello sociale della crisi del sistema politico riformista, dell’idea cioè che il capitalismo sia a lungo compatibile con la vita delle persone reali.

Non dobbiamo quindi stupirci, semmai riflettere sul troppo tempo impiegato da così tanti uomini e donne per uscire dal letargo e dalla rassegnazione, persone la cui esistenza è una lotta quotidiana contro il sistema del profitto per il profitto che desertifica la vita e la terra. Come si è potuto così a lungo tollerare l'arroganza dei poteri economico-finanziari e la fattiva complicità dei politici che rappresentano solo i loro interessi personali e dei loro clienti?

Grazie alla complicità di tutta la melassa borghese che opera per distogliere l'attenzione verso i problemi e le contraddizioni reali facendo molto baccano intorno a dispute politiche in cui i conflitti fasulli tra sinistra e destra finiscono per annoiare e sprofondare nel ridicolo. E ora si stupiscono che in Francia finalmente la gente comune si sia rotta il cazzo e si rivolti contro il sistema che non da oggi permette al capitale di macinare i viventi senza interruzioni.

I veri teppisti stanno al caldo e tramano protetti nei loro covi. Non sono quelli che rompono qualche vetrina del lusso, quelle che scherniscono con cinismo le vittime della crescente pauperizzazione. E comunque i borghesi fingono di temere il lancio di qualche sasso, ma sanno bene che non si possono semplicemente distruggere i simboli per abbattere il loro sistema. Infatti, bruciare una banca non significa far saltare in aria il sistema bancario e la dittatura del denaro.

18 commenti:

  1. Masaniello o Robespierre?

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  2. Al di là di come finirà questo movimento andrebbero spese alcune considerazioni al momento del tutto positive:
    1) Il movimento ha mostrato la debolezza assoluta del consenso creato tramite gli spin-off alla politica di Macron, non c’è stato presidente della repubblica più debole ed isolato di questo individuo, aggiungerei anche nel complesso incapace;
    2) Il movimento si è data subito una visibilità fisica, i famosi gilet gialli, che ha dimostrato come le masse popolari sono più creative di qualunque consigliere alla comunicazione;
    3) È un movimento che conferma la vecchia lezione maoista, che solo dalle campagne e non dalle città deve partire la lotta contro l’imperialismo e i monopoli;
    4) Infatti, la grande campagna francese assedia ora la metropoli, ovvero Parigi;
    5) L’ex ceto medio francese in via di assoluta proletarizzazione, come giustamente aveva visto Marx, scende ora nella lotta, e per paradosso è al momento non è ricattabile – tranne che con la brutale repressione;


    Saluti Giuseppe Castronovo

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    1. sono sostanzialmente d'accordo, ovvio anche sul punto 5. sul punto 3 ho delle riserve, di solito dalle campagne in francia sono nati movimenti come la vandea. cordialità

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    3. da un punto di vista sociologico mettere al centro di questa analisi la contrapposizione campagna/città per me non ha alcun senso come non ce l'aveva per Brexit;

      semmai c'è una contrapposizione tra la rete integrata delle megalopoli del terziario che realizzano il plusvalore prodotto per massima parte altrove, un altrove "globale" che è reso così una piatta esotica sudditaria provincia

      in europa una provincia - che comprende le medie città- spesso deindustrializzata e che è rimasta nel limbo

      dal punto di vista dottrinale invece,se c'è una cosa che mi è proprio chiara è che se c'è qualcuno che può vedere nel capitalismo l'emancipazione dal capitalismo non sono certo coloro che sono impastoiati in visioni fondate su prassi che si vorrebbe localistiche, pur non potendo esserlo, residuali, a km zero, che si sostengono ideologicamente del contrappunto alla megalopoli

      a me sembra che i GJ escano appunto da qui, un antagonismo no global (che ha fatto danni) che, con la faccenda immigrazione/ attacchi ISIS, ha preso la via del identitarismo (cantano la marsigliese per tenersi su) quando non la rivendicazione etnica, i più hanno votato Le Pen e Melanchon (che lavorano nello stesso territorio ideale) anche se devo dire che non ho visto una parola scritta contro gli immigrati ma solo contro Macron/elite/Europa/establishment. Ma come al solito chi fa non sa

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  3. Dissento brevemente e parzialmente! E' vero che la politica francese ha saputo usare la campagna per opprimere la città ed in particolare la grande città rivoluzionaria come Parigi del '48 o della Commune. Ma è anche vero che la campagna del 1789 con la grande paura spinge all'abolizione della feudalità e l'avvio della rivoluzione francese.
    saluti

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  4. mi hanno divertito queste video cronache parigine di un tizio che scrive per il foglio. si vedono un pò di facce di gj

    https://twitter.com/FrMaselli

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    1. carini i tweet e carino il blog del tizio,
      con un pensiero tondo tondo che si riesce sempre ad andare da un ragionamento all'altro pensando di aver capito.
      poi subentra il sesto senso,qualcosa che mi turba e che mi dice: ma non è che sto tizio avrà raccontato un sacco di fregnacce?
      vedremo...magari più invecchìo e più son cinico

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    2. !L'episodio di ieri sera, è sintomo di infiltrazione dei servizi segreti, dei gilet gialli?

      Saluti

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    3. mi sa quando si invecchia ci si consola con il sesto senso

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    4. ...può essere.
      Devo trovare il modo di sfruttare questo senso senso che si sta sviluppando in me.

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  5. Vorrei ringraziare Giuseppe Castronovo, perché questa di campagna e città non la sentivo dai tempi di Servire il Pollo.

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    1. Ha espresso un'opinione non si è candidato al Nobel

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    2. Per me è come les petites madeleines per Proust.

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