giovedì 8 novembre 2018

Figure da cioccolataio


Questa mattina, a Radiotre, nella trasmissione Prima pagina (rubrica Filo diretto), condotta questa settimana da un giornalista del Sole 24ore, ha telefonato la madre di un lavoratore della Pernigotti di Novi Ligure (Piemonte, ditelo al vicepremier), la quale descriveva la ormai nota situazione nella quale si trova suo figlio e gli altri lavoratori dello stabilimento di proprietà di una multinazionale turca, la quale ha deciso di chiudere l'azienda e dunque di licenziare. La signora ha sottolineato l’aspetto umano della situazione e ha chiesto al conduttore: “Cosa può dire una madre, tutte le madri, a un figlio che viene privato in modo così repentino e ingiusto di un diritto sacrosanto per cui s’era impegnato e sacrificato?”.

Il conduttore, tale Giuseppe Chiellino, non ha trovato di meglio che consigliare: “Se fossi al posto di suo figlio cercherei di guardare altrove, di guardare al futuro invece di difendere il passato”, dunque di trovarsi un altro posto di lavoro nel distretto dolciario di Novi Ligure, o presso la Ferrero di Alba. Sono poi seguite altre telefonate che contestavano la risposta data dal conduttore alla signora Lucia di Novi. Il signor Chiellino non ha trovato di meglio che opinare che non si può limitare la circolazione dei capitali (insomma, la solita poesia).

La difesa dell'azienda nella quale fino a ieri sera s'è lavorato, diventa già da subito la difesa del passato (la difesa di un giornale con decine di milioni di debiti è invece faccenda diversa)! Questo il mantra dei galoppini della tirannia del mercato.

Pur non volendo cadere nella semplificazione erronea d’identificare tout court la condizione attuale dei salariati con forme anteriori di oppressione socio-economica, non può tuttavia essere ignorato che di questi salariati, benché restino formalmente lavoratori liberi, e ovunque si rivolgano, ci si prenderà gioco di loro, poiché ovunque regna il capriccio del “mercato”, ovvero del capitale, e l’incertezza che s’accompagna alla necessità di mettersi in vendita per sopravvivere.

Le generazioni future, quando non saranno più dominate dalla falsa coscienza borghese (quella che vive tra le delizie e prova disagio per la miseria che opprime i poveri, ma difende l’esistente come il “minore dei mali”), guarderanno alla moderna schiavitù salariata con l’orrore con il quale noi oggi consideriamo la condizione della servitù antica, cioè a quella dei lavoratori “non liberi”.

Il carattere illusorio delle libertà che la società attuale pretende di rappresentare è provato dal fatto che, nonostante ogni evidenza contraria, per la prima volta nella storia la maggior parte degli schiavi di questa società credono di essere persone libere (nel corpo e nella mente).

3 commenti:

  1. credono già tante cose, anche di essere già umani

    la disumanità la chiamano emozione oppure spontaneità

    intanto rosico eppoi rosico ancora

    lozittito

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    1. «Tutti i metodi per la produzione di plusvalore sono al tempo stesso metodi dell’accumulazione e ogni estensione dell’accumulazione diventa, viceversa, mezzo per lo sviluppo di quei metodi. Ne consegue quindi, che nella misura in cui il capitale si accumula, la situazione dell’operaio, qualunque sia la sua retribuzione, alta o bassa, deve peggiorare.


      il fenomeno-chiave per me è quello del dispiegamento e della capillarità della riproduzione allargata, così come sopra definita

      riproduzione allargata, nel caso intensificazione del velo ideologico e del suo gioco di rimandi in cui ogni propria capacità perviene alla coscienza in forma di asset d' investimento

      la libertà posta in queste condizioni consiste positivamente nel giocarsela nella competizione totale -che viene percepita vagamente come insensata e disumana quando si perde

      e invece stiamo osservando la sua negazione, la vetusta necessità dei più di vendersi, del lavoro-merce manuale e intellettuale

      che livello di potenza sociale

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