lunedì 5 marzo 2018

Il picco del contagio (per ora)




Parto dall’evidenza: la gente va a votare in massa, crede ancora agli inganni della recita elettorale, nel famoso “cambiamento”, da realizzarsi non più attraverso i vecchi partiti, ma per mezzo di movimenti populisti e xenofobi, di nuove e mirabolanti promesse: il picco del contagio del cretinismo politico.

E dal già detto: l’epoca del riformismo è finita, perché siamo a un cambio d’epoca inedito sotto molti punti di vista. La politica dello zero virgola si è dimostrata ridicola. L’esito elettorale di ieri fotografa una situazione reale ben diversa da quella celebrata con baldanzosa iattanza.

Non c’è più trippa per gatti (vedi la riforma Monti-Fornero), si va incontro all’inedia demografica (si stanno aprendo voragini nella platea centrale della popolazione attiva), la forbice delle disuguaglianze mai è stata così larga negli ultimi decenni (vecchie e soprattutto nuove povertà), la questione immigrazione non è solo un problema di contenimento dei flussi.

Insulsa la tattica delle mance a pioggia, inefficace quella della decontribuzione, indecente la strategia che promuove nuove e antiche schiavitù, balbettante l’atteggiamento sull’immigrazione (la Lega ha buon gioco a mandare la polizia alla stazione di Milano) e spesso controproducente pure l’iniziativa, spiace dirlo, sui diritti civili (i “matrimoni” dei “ricchioni” e delle tribadi), poiché siamo in maggioranza un paese d’ignoranti, di bigotti, di creduloni e di oscurantisti. Su quest’ultimo punto si potrebbe aprire un lungo capitolo (*).


Ora ci si adopererà perché tutto cambi purché tutto resti sostanzialmente come prima; nei sacri palazzi si cercherà il compromesso, con o senza ricatto, e la compravendita. Machiavellismi tattici, manca una visione strategica che non sia la mera conservazione dell’esistente. In tal modo il sistema reggerà, nell’immediato, ma non potrà durare

Terrà, male, fino a quando permarranno forme ancora diffuse di welfare, cioè fino a quando saranno ancora garantite pensioni e stipendi pubblici, largo accesso alla sanità pubblica, cassa integrazione, fondi di garanzia e scivoli pensionistici. Perciò la questione del debito pubblico, alla luce della vittoria del partito trasversale della spesa, sarà ancor più dirimente. E nuove tempeste s’annunciano sul piano internazionale, da quella sui dazi (America First), a quelle in arrivo dall’Asia, e pure dall’Africa.  

Dal canto suo la borghesia, parte di essa, sembra disorientata, o finge di esserlo. Al resto non gl’importa granché. Non ha potuto approntare un’alternativa perché non c’erano le condizioni, sia perché la cricca toscana non ha mollato l’osso e sia perché un Macron italico non era pronto. Quanto a Gentiloni, non lascerà rimpianti se non in ragione del governo che seguirà.

(*) Sarebbe peraltro necessario un cenno anche sul ruolo dei media (televisione e stampa restano la prima fonte d’informazione per tutti), sul mito che siamo tutti sulla stessa barca, sfruttati e sfruttatori, sul veleno anticomunista, eccetera. È un panorama omogeneo, salvo qualche controllata e circoscritta eccezione, l’informazione di denuncia, a conferma della “libertà di stampa”.



14 commenti:

  1. A cosa si riferisce con la definizione "la politica dello zero virgola"? grazie buona giornata

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    1. agli zero virgola economici, della crescita, della diminuzione della disoccupazione, ecc

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  2. che la sinistra (qualsiasi cosa si intenda) si sia rottamata da sola a mio avviso non è un gran male

    ben rappresentata l' accelerazione della crisi sociale italiana, con il sud attratto dal nuovo assistenzialismo del reddito di cittadinanza dei 5s, ed un nord attratto dalla flat tax e dalla promessa di un paese più veloce

    per quanto riguarda l' astensione, che pratico da decenni, è l' ennesima sconfitta. quando i tempi si fanno duri i miei prossimi di classe vanno a votare. dicono, al bar cioè dove li incontro, che hanno il voto nel dna

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    1. preciso e conciso
      l'astensione ha perso, questo è un fatto, almeno per ora
      è presto per dire quale governo, ma credo si stia sottovalutando il fatto che se renzi si dimette il Pd sarà l'ago della bilancia: è una questione di numeri se non si vuole ritornare al voto (cosa da non escludere ma improbabile)
      cmq aspettiamo di vedere la ripartizione dei seggi, è un dato fondamentale

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    2. 5s con il pd senza renzi -si è dimesso or ora- (escludo che le mummie di leu siano invitate)? può darsi, la finanza internazionale approverebbe, le province del centro-nord invece non so come prenderebbero un ennesimo colpo di coda "romano"

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    3. ora la parola passa ai capi bastone, gli elettori non contano più nulla
      i seggi parlano chiaro, a meno di esodi di massa alla camera, il Pd è l'ago della bilancia
      la lega con i 5s non la vedo, sono concorrenti
      il paese è spaccato a metà, non solo in senso cromatico, ma, come rilevavi, nel senso delle aspettative
      grande è la confusione sotto il cielo, ma non promette nulla di buono

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    4. ah no 5s con lega per me non è mai stata una opzione,troppe convergenze

      salvini alla conferenza stampa ha parlato chiaro: mirano a inglobare l'elettorato di berlusconi

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    5. è tutto nelle mani del Signore (quello di ge[n]ova), come già nel 2013, con la differenza, non da poco, che il Pd ha un terzo dei seggi di allora e B. è fuorigioco (e forse anche R.)

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    6. Sposo in pieno la sua tesi, PD vero ago della bilancia per il raggiungimento di una maggioranza parlamentare (possibile un accordo M5S-PD_sine Renzi).
      Paradossalmente il PD conta più oggi post sconfitta, che 5 anni orsono, post-vittoria (o presunta tale).
      Astensione, che io ho praticato, pensavo più alta, almeno al 35%, ma il fascino delle politiche è troppo ammaliante per il popolo elettore.
      Saluti.
      AG

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    7. è come con Sanremo, molti dicono di non seguirlo pochi lo fanno davvero

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  3. poco interessante cosa faranno ora.
    Caciara senz'altro, ma irrilevante.

    Il dato a mio avviso sul piatto e ormai nudo è che l'Italia non è Europa, non vuole esserlo, né forse potrà mai.
    La rappresentazione della democrazia è insufficiente, lo dico da anni.
    Non c'è democrazia nelle famiglie, non c'è nella convenzione privata e quella propinata in pubblico è ormai incredibile.
    Nemmeno il gusto per il teatro di questo popolo giustifica dei risultati del genere.
    Delle due l'una: o si vota perché non si sa o si vota perché va bene così.
    La maggior parte, infine, vota per cretinismo, è vero.
    L'altra volta si è votato addirittura con una legge evidentemente incostituzionale, roba da denunciare tutti i votanti.
    Chissà se questa volta il bollino antifrode li salverà.
    Ho visto, come ogni volta, con i miei occhi, interi nuclei famigliari votare quello che indicava il capofamiglia la sera prima.
    Questi risultati, in Europa, non valgono nemmeno come sondaggio.

    Ancora una volta toccherà inventarsi un governo dal nulla di queste consultazioni.
    Ma il gioco è ormai logoro.
    Difficilmente, ora, si potrà fare ancora come se l'Italia fosse Europa.
    Per questo credo sia necessario formare un governo con accenti antieuropeisti, per finta naturalmente.
    Niente sul conflitto d'interessi, niente patrimoniale soggettiva, niente sulle successioni e via, come sempre, amen.

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  4. Italia divisa in 2: a nord pancia piena,a sud pancia vuota.Divide et Impera.

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  5. questi risultati "sconcertanti"
    vengono da un lungo e immenso
    deragliamento di tutti i sensi democratici.

    Sono risultati che infine non contano niente
    perché là dove la democrazia ha da risiedere
    - nelle persone, nella società, nei corpi intermedi -
    c'è l'arbitrio della tradizione
    c'è l'anarchia dell'opportunismo
    prevalgono le camorre, le sette, le consorterie, i famiglioni,
    in tutta la penisola,
    da sempre.

    Andare a votare è diventato, nel migliore dei casi, come andare a messa la domenica con il vestito buono.

    E' come un melo a cui la domenica si attaccano delle pere.
    Si contano e poi si vorrebbe formare un governo di peri per i meli.
    Così prevalgono, di nuovo, sempre, le camorre.
    Nella convenzione privata,
    nelle famiglie,
    dappertutto
    meno che in Europa.

    Ma questo è stranoto.

    E' l'Europa che deve trarne conseguenze.
    L'Inghilterra l'ha già fatto.

    E' vero, l'Italia è molto ricca, molto bella,
    ma non si può riprendere Polonia, Ungheria
    quando in Italia si mantiene, non so come, la forma,
    ma in sostanza non c'è alcuna democrazia
    (il salottino specchiato e in strada la monnezza)
    Paese fallito ma ricco d'ipocrisia...
    Lo stato di diritto
    completamente sbaragliato dal conflitto d'interessi
    da decenni
    ma nessuno lo ricorda, in Italia.

    La gente non sa nemmeno cos'è
    lo stato di diritto
    figurati la democrazia.

    C'è un proletariato talmente ignorante
    da pensare in massa
    che la democrazia corrisponda a mettere una x.

    Di nuovo si affaccia il vero problema dell'Italia in Europa:

    troppo fallita per essere grande.

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  6. la gestione ventura del debito e delle sofferenze (bancarie sia chiaro) darà a tutti noi la risposta che cerchiamo.

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