giovedì 29 marzo 2018

«Il Pd, che esiste a fare?»


Ogni giorno si rinnova la scoperta dell’acqua, sempre più calda (p.es., si legga qui).

Simili analisi non favoriscono certo la comprensione di come funziona davvero il capitalismo. Questi analisti affacciandosi alla finestra scoprono fenomeni senza avere la minima cognizione delle loro cause immanenti, e da ciò inferiscono epocali rivelazioni sull’oggi e soprattutto sul domani incombente. Si scopre così che le macchine sopprimono lavoro vivo, che meno occupati significa più disoccupazione, fenomeno stabile e progressivo, e che tutto questo casino induce inesorabili e significative modificazioni demografiche.

Se la loro posizione di classe lo consentisse, prenderebbero atto che il grande vecchio ha descritto le leggi che sovrintendono a tali fenomeni 150 anni prima che loro guardassero fuori della finestra! Marx ha tra l’altro formulato da un punto di vista rigorosamente scientifico (e non ideologico), nell’ambito della legge generale dell’accumulazione capitalistica, sia la legge della “produzione progressiva di una sovrappopolazione relativa”, e sia la “legge sulla caduta tendenziale del saggio del profitto”.

Il limite del capitale, per usare le stesse parole di Marx, è il capitale stesso. E ovviamente spiega perché le cose possono andare per le lunghe (le controtendenze), e tuttavia la tendenza di fondo è ineluttabilmente quella di rendere incompatibile il processo di accumulazione capitalistico con le dinamiche sociali.

La lotta tra giganti per il controllo dello spazio economico è ormai un fatto evidente e denso di conseguenze, e vediamo anche come l’aumento reale della disoccupazione e del precariato stia creando sconquassi sociali con ricadute sul piano politico di non poco conto. Questo fenomeno sta progressivamente coinvolgendo decine di milioni di persone in ogni paese (solo pochi con un seggio in parlamento), diventando ingestibile. La borghesia, messa con le spalle al muro dalla questione sociale, è ormai disposta a qualsiasi avventura politica e a scaricare i vecchi partiti.

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Scrive Ernesto Galli nel suo ultimo editoriale: «in una situazione sociale come la nostra attuale dove, lo dicono le statistiche dell’Istat, sono almeno dieci i milioni di italiani che vivono nella povertà o in condizioni di disagio assai prossime alla povertà, dove per giudizio unanime interi settori dei servizi essenziali funzionano male o malissimo, dove in intere regioni le condizioni della sanità sono una vergogna, quelle della disoccupazione insostenibili e così via proseguendo in un elenco fin troppo noto».

E conclude: «Per quel che mi riguarda pongo solo una domanda: ma se un partito che si dice di sinistra non fa o non cerca di fare quanto sopra, che esiste a fare?».

Siamo per l’appunto alla liquidazione del partito del riformismo tradizionale, ormai “identificato con l’esistente e con l’establishment”, privo di risposte (non importa quanto concrete e reali!) ai problemi  urgenti, e perciò non più consono alle linee strategiche della borghesia. La quale, a fronte delle contraddizioni che tendono a creare le condizioni favorevoli per l’esplosione dell’antagonismo sociale, punta su formazioni politiche atte a gestire gli strati proletari e piccolo-borghesi sempre più marginalizzati, in modo da recuperare e tenere sotto controllo le tensioni sociali.

4 commenti:

  1. Un post perfetto: dal generale al particolare, con sciabolata sulla nostra realtà politica e sociale. E il bello (?) è che i Piddini pensano di rifarsi una verginità stando - [im]piccati - all'opposizione...

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    1. sempre troppo generoso
      domani un post sui flussi elettorali e su come le correnti interpretazioni di essi portino completamente fuori strada nel congetturare le posizioni ideologiche del partito 5 stelle (un partito che non a caso, fin dal nome, tende ad eludere questa questione definendosi a-ideologico e un non partito).

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  2. Se il reddito di cittadinanza è un espediente per tenere sotto controllo le tensioni sociali, direi che in realtà queste tensioni non faranno altro che aumentare. Posto che più dell'80% delle tasse su cui si erge lo Stato le pagano i lavoratori (pubblici e privati), si taglierà ulteriormente la spesa sociale?
    Perché a recuperare l'evasione fiscale del gioielliere che dichiara meno dell'operaio, o della multinazionale, queste ultime formazioni politiche non ci pensano proprio. O almeno io non ne sento parlare.
    E quindi, è un cane che si morde la coda.
    Saluti

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    1. nemmeno io ne sento parlare, e, ad ogni modo, non lo farebbero:
      http://diciottobrumaio.blogspot.it/2018/03/una-questione-pratica.html
      saluti

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