domenica 25 febbraio 2018

Pane e ...


Da molto tempo è mutata la forma propria del denaro quale mezzo di circolazione, ossia non usa più il denaro nelle forme metalliche quali l’oro e l’argento. La funzione della moneta si è resa infine indipendente dall’oro, tanto più dopo l’esonero del gold exchange standard del 1971. Il denaro è rappresentato essenzialmente da surrogati, da cedole di carta, o addirittura da virtualità elettroniche. Le monete virtuali segnano una volta di più il processo, non da oggi in atto, di demonetizzazione del denaro

Questi segni del valore, oltre a funzionare come vera moneta, sono anche falsa moneta, appunto perché non possono mai essere altro che un segno dell’oro. L’eccessiva e trasbordante emissione di una qualsiasi forma di questo tipo di denaro, con qualsivoglia denominazione monetaria, viola le leggi della circolazione semplice, e presto o tardi tali leggi finiscono sempre per imporsi (*).

I famosi bulbi di tulipano avevano dalla loro un’oggettività e una potenziale bellezza incommensurabile rispetto agli odierni rappresentanti del valore.

Il denaro effettivo è custodito in lingotti d’oro presso le banche centrali, il FMI e altri organismi. I governi sanno bene che solo quello è vero denaro, non moneta fittizia a corso forzoso o surrogati scambiati sulla fiducia (chiamiamola così). Non ha alcuna importanza se quei lingotti sono marchiati con il punzone di uno Stato piuttosto che con il nome di Ebenezer Scrooge.

La tesaurizzazione dell’oro muove proprio dal fatto che esso rappresenta dell’equivalente generale, ad onta di quello che molti credono sulla fine della funzione dell’oro quale misura dei valori.

*

E veniamo all’euro, quel famigerato figlio di puttana, al quale si accreditano una quantità incredibile di nefandezze, mentre la lira, poverina, tanto vituperata in passato, ora è celebrata dalle Pizie di casa come la panacea che darebbe slancio alla “crescita” e sanerebbe anche le fistole anali.

Il costo del lavoro, in Italia, nel settore privato (var. medie annue) è stato il seguente: tra il 1986-90 è salito del 7,7; tra il 1991-95 del 5.8; tra il 1996 e il 2000 del 2,9 e tra il 2001 e il 2007 è cresciuto del 2,3 per cento (qui la fonte). Con relativa e progressiva deflazione dei consumi. Pertanto nei primi anni dell’introduzione dell’euro, il costo del lavoro si è mantenuto sostanzialmente ai livelli dell’ultimo quinquennio del XX secolo. Non possiamo affermare che nei primi sei anni dall’introduzione dell’euro i salari siano rimasti al passo o addirittura aumentati rispetto ai prezzi.

Poi c’è stata la crisi e le cose sono andate anche peggio, per i salariati ovviamente. Infine, tra il 2015 e il 2016, il costo di un’ora di lavoro in Europa è aumentato in media dell’1,6%. L’unica eccezione in tutta Europa è stata l’Italia, dove si è osservata una diminuzione dei costi orari del lavoro: -0,8%. Tuttavia i media in tutti questi anni hanno parlato solo dell’insostenibile costo del lavoro italiano.

Sono numeri ai quali possono essere contrapposti altri dati, e via a infinite digressioni. Allora, siccome questo è un blog di cazzeggio vario e non un blog di studi economico-filosofici, facciamo i conti alla serva, ossia i conti come sa farli la massaia pavese.

Prendiamo il costo del pane (ma ciò vale per molte tipologie merceologiche). Il prezzo medio del grano tenero “panificabile superiore” è quotato a 197,50 euro/t), rilevazione 12-18 febbraio, vale a dire meno di 20 centesimi il kilo! Poi c’è la molenda, trasporto, tasse e qualcos’altro. Per fare un chilo di pane servono circa 700 grammi di farina. Poniamo pure che ne serva un kilo esatto e costi al fornaio 2 volte il prezzo base del frumento, ossia 40 centesimi. Nel 2001 un kilo di pane superiore costava mediamente 4.500 lire il chilo. Oggi quel tipo di pane non costa meno di 4-5 euro il kilo. Certo, poi c’è la lavorazione (la maggior parte dei panifici riceve già l’impasto pronto a -18°), elettricità, tasse e balzelli, e tutto ciò che occorre perché, infine, un kilo di quel pane arrivi a costare al panificatore 1 euro, forse 1,50. L’unico che non ci guadagna è l’agricoltore. Dal grossista al panificatore passando per il mugnaio i profitti sono enormi. Non solo sul petrolio o sui farmaci, dunque, ma sul pane!

Il prezzo è la forma monetaria del valore, ma solo in teoria. Nel caso preso in esame il prezzo del pane è esorbitante rispetto al valore delle sue componenti, e dunque quel prezzo è imposto dalla speculazione (senza kappa, funziona uguale), non da particolari condizioni monetarie.

L’euro è una moneta, l’uso politico che se ne fa è altra cosa.

(*) Euro, dollaro, sterlina, eccetera, sono nomi di monete. Un tempo esisteva, come nome di moneta, anche la libbra, per esempio. La lira, in origine, indicava un’unità di peso, per l’appunto una libbra d’argento, cioè una data quantità di una specifica merce. Perché argento, oro, rame, sono diventati denaro in quanto merci, e in quanto merci sono state elevati ad equivalente generale. In un lungo processo storico furono scelti tali metalli per le loro caratteristiche fisiche, perché comodi equivalenti, scala di misura di tutte le altre merci.

Si sarebbero potute scegliere come mezzi di circolazione (e in principio fu così) anche altri tipi di merci, per esempio il bestiame, con il quale non è certo agevole equiparare, trasportare, scambiare e tesaurizzare.

7 commenti:

  1. Due domande: 1) è vero che l'Italia, in quanto a riserve auree, non scherza? 2) che cosa intendi con tipo di pane "superiore"? Farina biologica, lievitazione "naturale"?
    Grazie dello splendido post

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    1. 1) http://www.ilgiornale.it/news/politica/litalia-ha-fortuna-oltre-confine-non-vuole-riportarla-casa-1362040.html

      2) niente biologico e robe del genere. succede come per la pasta: c'è la setaro, la cavaliere, la mancini ... e le altre che passano per essere pasta; o come per le costate di manzo: c'è quella di chianina e le altre; come per l'aceto: c'è il dop e l'altro, cioè l'igp; insomma, succede come per il cibo in generale: c'è quello che mangi a casa e la merda che ti rifilano in qualsiasi ristorante. ciao e grazie a te

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  2. Nei Grundrisse Marx poneva la seguente questione: "E' possibile rivoluzionare i rapporti di produzione esistenti e i rapporti di distribuzione ad essi corrispondenti mediante una trasformazione dello strumento di circolazione — trasformando cioè l’organizzazione della circolazione? Inoltre: è possibile intraprendere una simile trasformazione della circolazione senza toccare gli attuali rapporti di produzione e i rapporti sociali che poggiano su di essi?". Oggi si parla molto di "sovranità monetaria", di interesse nazionale, interesse soffocato da una "moneta troppo forte per noi". In particolare i rossobruni capeggiati da fotogenici filosofi fanno di questa bandiera il loro punto forte, raccogliendo, ahimè, un certo successo. Ogni volta che sento parlare di "sovranità monetaria" strappata al popolo (e alla immancabile Banca Centrale, ovviamente di Stato) mi viene da chiedere all'interlocutore cosa sia e dove sia questo popolo, e soprattutto mi viene da chiedere quando mai questo popolo è stato sovrano nelle questioni monetarie. L'idea secondo la quale sarebbe sufficiente "cambiare catene" per essere liberi, perdoni la parolaccia, ma non la trattengo, mi pare una grande cazzata.
    Grazie per il bellissimo post e scusi ancora per la parolaccia.

    Saluti

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    1. marx ovviamente c'entrava perfettamente la questione.
      grazie per il commento. saluti cordiali

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    2. non solo è una cazzata ma la situazione che lei descrive (le catene coperte di fiori) è da mettere direttamente in relazione con la assoluta afonia e apatia delle classi dominate di tutto il mondo.

      ho letto da qualche parte che è più facile immaginare la fine del mondo che guardare aldilà del capitale

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  3. L’unico che non ci guadagna è l’agricoltore
    Mai letto "Furore"? L' agricoltore "non ci guadagna" perché si è indebitato con il fabbricante del credito ( aka " moneta") ed è ancora "proprietario" del suo campo su cui LAVORA. Bosterà che "faccia fallimento" e ritorni "salariato" di un "gran proprietario" ( o molto più probabilmente DISOCCUPATO ) è vedremo che questultimo "guadagnerà".
    Si tratta appunto di un bell' esempio de " l' uso politico della moneta ". Infatti la moneta è solo una moneta come una pistola è solo una pistola e non avere una PROPRIA moneta significa SOLO essere DISARMATI e alla mercè di che ce l ' ha , la fabbrica e la può usare CONTRO di noi.
    ws

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    1. furore? dove gli agricoltori si consolano con il latte di ... mamma
      avercelo noi quel latte, che non c'è manco la tagliola delle famose quote

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