mercoledì 20 dicembre 2017

L'intervista di Lenin



Fatti abbastanza prevedibili non di rado si accompagnano con vicende che solo poco tempo prima sarebbero apparse quasi impossibili o addirittura assurde.

Il 13 luglio 1789, il marito della contessa Yolande de Polastron, durante una partita a faraone, rivelò a sua maestà Luigi XVI che a breve sarebbe scoppiata a Parigi e poi in tutta la Francia la rivoluzione. Luigi rise e bevve una coppa di sciampagna. Il cortigiano, imprudente, vaticinò: vostra maestà, fra tre anni e mezzo sarete decapitato sulla ghigliottina, la vostra testa cadrà nella cesta, il boia la prenderà per i capelli e la mostrerà alla folla riunita in Place de la Concorde. Il re non gradì, ma terminò la partita a faraone. Quello stesso giorno il loquace profeta fu rinchiuso alla Bastiglia. Il giorno seguente, fu tra i sette prigionieri liberati dagli insorti.

La contessa de Polastron, intimissima di Maria Antonietta, risuscì a salvare la propria testa dalla ghigliottina fuggendo da Parigi travestendosi da cameriera. Un suo bis-bisnipote, era il padre di Ranieri III, Principe di Monaco.

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Lenin, nel 1917, convoca le elezioni per la Costituente ma nel gennaio 1918 soglie l’Assemblea appena eletta. Incontrandosi con un esponente menscevico, questi gli rinfacciò la decisione, dicendogli: “Vladimir Ilich, non passerà molto tempo che dovrete ammettere il fallimento della vostra strategia”. Lenin, sprezzante e tagliente replicò: “Voi menscevichi non siete solo nostri oppositori, ma vi ponete oggettivamente dalla parte dei controrivoluzionari. Non volete comprendere che siamo a un tornante della storia, che il capitalismo è finito, che la rivoluzione si propagherà nei paesi europei ed infine diventerà un fatto mondiale”.

Nel marzo dell’anno successivo, Lenin, nel corso di un’intervista a due giornalisti americani ebbe tra l’altro a dichiarare: “Io faccio in questo momento una esperienza di comunismo. Essa è riuscita parzialmente, ma in molti punti è fallita. Davanti a questi fatti io non intendo far violenza ai fatti”.

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Il 18 brumaio 1982, durante un banchetto dove scorse molta vodka, il capo del KGB raccontò la seguente barzelletta al segretario generale del PCUS: tra sette anni esatti cadrà il muro che divide la Germania Democratica da quella Federale, poco dopo la DDR si estinguerà e la Germania sarà riunificata. Leonìd Il'ìč Brèžnev rise fino alle lacrime dando una forte manata sulla spalla al capo del KGB. Quest’ultimo, dopo un altro brindisi, soggiunse: tra meno di un decennio anche l’Urss non esisterà più. A quel punto Brèžnev non si trattenne più dalle risa, tanto da essere colpito da un infarto. Il motivo ufficiale della morte di Brèžnev, avvenuta il giorno seguente, fu una balla inventata dal KGB per coprire una verità che non poteva essere rivelata, quella del segretario generale del PCUS morto dal troppo ridere.

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Che Luigi Capeto e la sua consorte siano stati ghigliottinati, che il muro di Berlino non esista più, così come si siano estinte sia la DDR e sia l’Urss, sono fatti che non possono essere revocati in dubbio. Né Lenin si sognò mai di contestare le risposte riportate nell’intervista rilasciata a Lincoln Steffens e William Bullit.

Tutt’altro paio di maniche per quanto riguarda i dettagli e le interpretazioni di questi fatti. Ne ho offerto qui degli esempi, anche se in tono tra il serio e il sarcastico. La commistione di realtà storica e invenzione, di verità e mistificazione, è pane comune degli storici, dei media, dei governi, ecc., tanto che si può pacificamente sostenere che una versione vale l’altra. Non che tutto sia menzogna e mistificazione, tuttavia, come ognuno sa, bugie e manipolazione giocano un ruolo importante e non di rado decisivo nelle strategie di potere.

Chi governa le nostre vite ha bisogno di controllare la cultura e l’informazione, ha bisogno da un lato del mito sistematizzato per normare i comportamenti secondo precise direttrici ideologiche e dall’altro, in apparenza paradossalmente, della schizofrenia mediatica per disorientare chi non accetta pacificamente e felicemente le regole della subordinazione.

3 commenti:

  1. La grande attrazione del pettegolezzo storico di fronte a eventi e processi troppo complessi e, soprattutto, indeterministici... Vai a capire perché lo zar ha detto o fatto questo o quello... E così Lenin... Lo sai come la penso: è la cieca necessità complessiva rovesciamento dei mille casi singoli. Comunque, complimenti per tutte le informazioni che fornisci sui mille casi... Buone feste.

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  2. sublime.
    davvero brava.

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