mercoledì 20 settembre 2017

Il gusto per l’ironia involontaria



Il discorso pronunciato ieri da Donald Trump alla sessione di apertura dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York può ben dirsi senza precedenti sia per l'ONU e sia per la presidenza americana. Neanche Chruščëv, pur con ben altre motivazioni, era arrivato a tanto.

Parlando davanti a un consesso creato apparentemente per salvaguardare l'umanità “dal flagello della guerra”, il presidente americano ha apertamente abbracciato una politica di genocidio dichiarando che “Gli Stati Uniti hanno grande forza e pazienza, ma se costretti a difendere se stessi o i loro alleati, non avremo altra scelta se non quella di distruggere completamente la Corea del Nord”. Quindi di essere “pronto, disponibile e capace di distruggere totalmente la Corea del Nord” e i suoi 25 milioni di abitanti.

E che gli Stati Uniti sappiano creare dei pretesti ad hoc per un attacco “preventivo” non è cosa nuova e di cui stupirsi: dal Tonchino alle armi di distruzione di massa di Saddam, passando per le decine di guerre che costellano la loro storia recente e passata, possiamo essere certi che questo fascista non avrebbe esitato un attimo ad attaccare la Corea del Nord se essa non avesse confine con la Cina.

Al centro del discorso di Trump è stata come sempre la promozione dell’ultra nazionalismo: “America First”. Il presidente americano ha presentato il nazionalismo come soluzione per tutti i problemi del pianeta. “Lo Stato-nazione rimane il mezzo migliore per elevare la condizione umana”, ha proclamato in un discorso in cui le parole "sovrano" e "sovranità" sono state ripetute 21 volte.

Trump ha chiarito che la sua amministrazione è disposta a combattere contro qualsiasi nazione che non si pieghi al diktat di Washington. Tanto è vero che oltre a minacciare l'incenerimento della Corea del Nord perché sperimenta missili balistici e armi nucleari, ha minacciato di abrogare l'accordo nucleare del 2015 con l'Iran. Ha quindi messo gli Stati Uniti sulla via della guerra contro l'Iran, il cui il governo ha descritto come una “corrupt dictatorship,” un “rogue state” e un “murderous regime”.

Se Trump crede che l’Iran sia un medio paese mediorientale, una landa semi-desertica, torni a scuola. L’Iran ha una superficie pari a Regno Unito, Francia, Spagna e Germania messi assieme, e con quasi 80mln di abitanti, ed è uno dei paesi più montuosi del mondo, con vette che sfiorano i seimila metri, ricoperto da foreste con un clima molto piovoso, un territorio ideale per la difesa da attacchi esterni e per praticarci la guerriglia.

Alla vigilia del discorso di Trump, un funzionario senior della Casa Bianca ha detto ai giornalisti che il presidente americano aveva trascorso parecchio tempo a riflettere sul carattere “profondamente filosofico” del suo discorso. Non gli manca il gusto per l’ironia. Totalmente involontaria.
  

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