domenica 24 settembre 2017

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Sapete che cos’è la biliverdina? Io non lo sapevo. Si tratta di una sostanza legata alla degradazione del sangue. Pare sia stata identificata – scrive il Corriere della sera – tra le fibre della sindone grazie alla tecnica della spettroscopia Raman, che riconosce la struttura delle molecole, come fosse una sorta d’impronta digitale. Tempo addietro pare sia stata riconosciuta anche la presenza di un componente del sangue come la creatinina e di una proteina presente in molti tessuti, come la ferritina.

I due risultati indicano – scrive sempre il Corriere – che l’uomo avvolto nella sindone aveva affrontato una morte crudele, un trauma produce la biliverdina come degradazione dell’emoglobina nel sangue e la creatinina con ferritina risulta dalla degradazione delle fibre muscolari. Nessun’altra causa è stata presa in considerazione, e soprattutto nessun dubbio che si tratti di tracce ematiche.
 
A sostenere questa tesi, megafonata dalla stampa, è il solito Giulio Fanti, professore associato di Misure meccaniche alla facoltà di Ingegneria di Padova, che a suo tempo aveva contestato la datazione al carbonio 14 che colloca il lenzuolo nel basso medioevo (*).

Se avesse ragione Fanti, a proposito della datazione, diventerebbe impossibile stabilire, anche come vaga ipotesi, a chi appartenesse il corpo di quel povero disgraziato. Nel senso che in una società di cui è nota la crudeltà dei costumi, la ferocia delle proscrizioni e gli amabili divertimenti del circo, quel corpo potrebbe essere di una qualsiasi delle migliaia e migliaia di vittime dell’antica crudeltà. Del resto la ragion di Stato non è meno sanguinaria del Dio di qualsiasi religione.

Per contro, se diamo retta alla datazione al carbonio 14, l’identificazione del torturato avrebbe almeno la possibilità di restringersi all’ambito delle vittime della crudeltà cattolica: valdesi, catari, gioachimiti, amalriciani, dolciniani, eccetera.

Una sola cosa, da parte mia, posso affermare con certezza: anche se non so nulla di Giulio Fanti, egli non si annovera tra gli atei, né tra gli agnostici o tra i buddisti, men che meno tra mussulmani ed ebrei. Sicuramente è uomo di fede e di saldi principi cattolici (**).


(*) Dichiarazione del Custode Pontificio della Sacra Sindone, Mons. Cesare Nosiglia:
«Con riferimento alla notizia della pubblicazione da parte dell’editore Rizzoli del volume “Il mistero della Sindone” di Giulio Fanti e Saverio Gaeta, nel quale verrebbero riportate ricerche effettuate su materiale che si suppone provenire dalla Sindone, il Custode Pontificio della Sacra Sindone conferma quanto contenuto in proposito nelle dichiarazioni ufficiali su “esperimenti e analisi riguardanti la Sacra Sindone” già rilasciate – in occasione di altri analoghi tentativi effettuati in passato su presunti campioni di materiale sindonico – dai suoi predecessori: dal Cardinal Giovanni Saldarini nel settembre 1995 e dal Cardinal Severino Poletto il 4 maggio 2009.
In particolare ribadisce che, non essendoci nessun grado di sicurezza sull’appartenenza dei materiali sui quali sarebbero stati eseguiti detti esperimenti al lenzuolo sindonico, la Proprietà e la Custodia dichiarano di non poter riconoscere alcun serio valore ai risultati di tali pretesi esperimenti.
Mons. Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino
Custode Pontificio della Sacra Sindone
Torino, 27 Marzo 2013».

In una nota dello stesso 27 marzo 2013 sul sito di Vatican Insider sono riportate le dichiarazioni del CIS (oltre a quelle dei precedenti vescovi ai quali Nosiglia faceva riferimento). Si legge che:

«il Centro Internazionale di Sindonologia di Torino esprime le proprie riserve dinanzi a un approccio al tema che si baserebbe su elementi quali l’analisi di campioni di tessuto la cui appartenenza al telo sindonico risulta perlomeno dubbia e comunque non provabile, in quanto privi di qualsiasi tracciabilità.»


(**) Gian Marco Rinaldi, del CICAP, scrive: «Fra i sindonologi più “scientifici”, di cui Fanti è un capofila, si è diffusa negli ultimi anni la tendenza a cercare le ipotesi più fantasiose per spiegare la formazione dell’immagine sindonica. Si è parlato di campi elettrici ad altissima tensione con conseguente “effetto corona”, di radiazioni di tutti i tipi, in particolare radiazioni laser di inaudita intensità, poi di terremoti con annessi effetti “piezonucleari”. Un autore ha fatto ricorso addirittura a un fenomeno di annichilazione fra materia e antimateria, una sorta di primordiale Big Bang».

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