sabato 17 giugno 2017

Lo specchietto per gli allocchi



Il cosiddetto ius soli, per come si vuole attuare, è l’ennesima cazzata. Tuttavia si farà e in linea di principio non dovrebbe recare troppo danno. Se non fosse per via dell’islam. Che non è, mettiamocelo bene in testa, solo una religione. L’islam non accetta per nulla l’idea e i principi della laicità, di separare la sfera politica da quella religiosa, e non è suscettibile di secolarizzazione, tantomeno in una fase storica come l’attuale.

Noi vediamo, per esempio, quale sia il ruolo e la considerazione riservati alle donne dai maschi musulmani anche in paesi dove hanno attecchito modelli di benessere e di consumo occidentali. E dunque possiamo pensare che dei ragazzini allevati in famiglie di fede islamica e indottrinati secondo la scala di valori dettata dalla sharia, di propria sponte accolgano una concezione del rapporto tra i sessi e della libertà sessuale diversa e opposta da quella dei propri genitori e delle loro comunità per il solo fatto di aver frequentato qualche anno di scuola in Italia?

È vero che vi sono maschi italiani e magari cattolicissimi che considerano la donna alla stessa stregua degli emiri, ma ciò rappresenta appunto un problema. Per quale motivo dovremmo crearcene un altro e di difficile gestione concedendo la cittadinanza italiana con tanta facilità e disinvoltura a chi, oggi bambino e ragazzo ma presto adulto, non ha alcuna intenzione di aderire ai valori fondamentali della nostra civiltà?


Inoltre: è difficile immaginare, tra qualche decennio se non prima, la nascita in Italia di un partito politico su base islamica? Prima a livello locale, con liste proprie, poi in ambito nazionale? E Allah non voglia che tale partito non funga da ago della bilancia per la composizione di una maggioranza di governo. Portare l’esempio di Sadiq Aman Khan e simili, significa giocare con lo specchietto per gli allocchi.

26 commenti:

  1. Sono completamente d'accordo con te. Non so come, ma le "illuminate" élite borghesi (illuminate a petrolio), se avessero davvero a cuore la questione, esporterebbero la democrazia dal basso nei luoghi cosiddetti sacri dell'Islam, perché - già perché? - nessun iraniano viene a rompere il cazzo da queste parti con la sharia?

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    1. non dovrebbe esserci, in linea di principio, nessun problema a concedere la cittadinanza, fermi restando certi requisiti. la questione etnica non si pone, per gli islamici se ne pone un'altra. non vedo alcuna possibilità in generale per una loro pur minima integrazione.

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  2. Io invece non sono d'accordo (scusate se mi intrometto).
    Se abbiamo cattolici intransigenti, proprio la convivenza con altre religioni renderà più evidente la necessità di uno stato laico distaccato da ogni credo.
    In ogni caso, potete anche non essere d'accordo ma quale è la soluzione alternativa? Io non ne vedo.

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    1. infatti non c'è una soluzione ai problemi creati da un'economia di rapina e sfruttamento che chiamano mercato globalizzato; ad ogni modo, nello specifico, sarebbe utile rinunciare all'ipocrisia e dire le cose come stanno. solo partendo dalla realtà dei fatti si possono limitare i danni.
      c'è una differenza col cristianesimo. oggi noi possiamo dire ciò che vogliamo a riguardo del cristianesimo. prova a farlo con l'islam e il suo profeta.

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  3. Il cristianesimo ha dovuto subire correnti di pensiero che l'hanno ridimensionato, primo fra tutti l'illuminismo. Nel medioevo era pervasivo e assolutista come e più dell'islam moderno. Non ha qualche caratteristica intrinsica diversa dall'islam, è semplicemente stato costretto ad ammorbidirsi perché la gente non era più disposta a credere a concetti assurdi come la terra piatta, quando c'erano spiegazioni molto più convincenti. Io sono convinto che anche un'eventuale popolazione islamica, se ben integrata, possa diventare meno assolutista. È vero, c'è un percorso che devono fare, non è così immediato. Per esempio devo ammettere che non vedo una forte corrente islamica che prende nettamente e fortemente le distanze dallo stato islamico.

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    1. penso che sia "inutile" ricordare che se negli ultimi 1500 anni la CONDIZIONE UMANA è progredita nell' ex "impero romano d' occidente" ma non nell' "ex impero romano d' oriente" forse ci sarà un "perché".
      Ma di sicuro ormai "inutili" sarebbero queste riflessioni perché di sicuro vivremo nel "post-occidente" da VOI tanto desiderato senza nemmeno porvi la domanda da dove e da chi vi sia venuta questa "aspirazione"
      ws

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    2. è singolare e poco conosciuto il fatto che una componente determinante per la diffusione e affermazione dell'islam fu il cambiamento climatico.
      ad ogni modo siamo tra amici e ci stiamo scambiando solo dei punti di vista.

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  4. Non riesco a cogliere il senso del post. Lei fa un richiamo ai valori: "aderire ai valori fondamentali della nostra civiltà". Ma di quali valori stiamo parlando? La nostra lurida e iniqua società basata sullo sfruttamento del lavoro salariato, sulle guerre, sulla democrazia borghese ....

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    1. so bene in quali contraddizioni si dibatte la nostra società. credo tuttavia che la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino abbia segnato una cesura dalla quale non si può prescindere. da ciò la possibilità di criticare il cristianesimo come mi pare. ci sono stati anche i fascismi, ma questo è un altro paio di maniche. sto parlando dell'oggi senza nascondermi i pericoli.

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  5. Sono d'accordo con il significato del Post.

    caino

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  6. Interessante dibattito. Premetto che il mio pensiero e' molto affine a "Inutile". Non vedo come si possa rifiutare cittadinanza a persone nate in Italia e che contribuiscono allo sviluppo del paese, basandosi su motivi religiosi o culturali. Tenuta ferma la carta dei diritti a cui tutti devono sottostare, non metterei vincoli alla cittadinanza per chi nasce in un paese. Non nego che questo portera' a problemi di integrazione, che comunque non mi sembra non ci siano anche ora. Ricevo post da "cattolici", che mi fanno pensare che quando ci libereremo delle nostre radici giudaico/cristiane, non sara' mai troppo presto, ma questo non vuol dire abbracciarne altre di radici, semplicemente laicizzare lo stato sempre di piu' e quindi non favorire una cultura piuttosto che un'altra. Difficile tenere il discorso della cittadinanza, che riguarda persone nate e cresciute in Italia, dal discorso dell'immigrazione, che e' altro paio di maniche. Come riportato da Inutile, Il rischio maggiore e' che non ci sia una presa di posizione netta della comunita' islamica, ma una sorta di larvata "simpatia" per i "martiri", fortunatamente i fatti di Manchester fanno ben sperare. Infine approfitto per ringraziere per questo blog. Vivo a Singapore e questa piazza e' uno dei pochi canali di informazione che ancora tengo aperti. Saluti Muzio

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    1. Caro Muzio, anzitutto preciso che la mia è solo un'opinione e come tale va presa. Pongo un problema del quale non ho la soluzione, anche perché penso che soluzione, in senso proprio, non vi sia. Difficile poter discriminare sulla base dell'appartenenza religiosa. Ma il punto è proprio questo: è l'islam solo una religione? Ed è una credenza religiosa che dispone i propri fedeli a riconoscere uno stato laico con le sue leggi e le sue prerogative? Non credo. E allora invito ad uscire dall'ipocrisia. Quando vedrò che la stessa critica e la stessa satira che si può esercitare per il cristianesimo sarà agibile anche per l'islam senza conseguenza, anche gravissime, allora se ne potrà parlare diversamente.
      Saluti e buon lavoro.

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    2. Siamo tutti nel campo delle opinioni e purtroppo nessuno ha la sfera di cristallo per sapere quale puo' esere la soluzione migliore. Da un punto di vista strettamente dottrinale, non vedo differenze tra Cattolicesimo e islam: nessuna delle 2 antepone lo stato laico ai dettami/dogmi religiosi. La differenza e' che, nella pratica, come dice lei il mondo islamico e' pieno di fanatici pronti ad ammazzare per una vignetta. La mia paura e' che stiamo velocemente arrivando allo stesso livello e il detto gioca coi fanti ma lascia stare i santi sta diventando sempre piu' attuale anche alle nostre latitudini. Grazie mille, Muzio

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    3. "...contribuiscono allo sviluppo del paese..."

      Questo è un altro refrain ficcato in testa al pubblico dei mainstream.

      Per disintossicarsi consiglio questo:

      http://sollevazione.blogspot.it/2016/03/immigrazione-tutta-unaltra-storia-di.html

      Se poi si vuole approfondire il problema e liberarsi definitivamente della propaganda di chi con i migranti diventa ricco e destruttura la società civile, sempre sul sito di Sollevazione
      puo digitare, come ricerca, "Immigrazione costi".
      g.

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    4. Non trovo argomentazioni ne pensieri nel suo post. E dal primo momento avevo detto che sarebbe stato difficile mantenere separato il problema dei migranti o dell'immigrazione clandestina, dalla richiesta di cittadinanza per chi nasce e vive in un dato luogo. Saluti. Muzio

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  7. Mi spiace Olympe, ma non sono d'accordo. Insomma, essere sfruttati, poveri, emarginati, prima che islamici, indu o cattolici, corrisponde sempre più ad essere soggetti sgraditi di una società che deve essere vetrina lucida e scintillante della merce più vendibile e profittevole, elementi necessari su cui garantire il meccanismo dello sfruttamento, della precarietà, del controllo sociale e del ricatto occupazionale. Non sono un fan della dichiarazione dei diritti dell'uomo, che andrebbe riformulata dopo l'avvento della questione sociale, ma proprio su questa base lo ius soli, rispetto, allo ius sanguinis, è un reale avanzamento che spetta al proletariato immigrato. Perché deve rimanere questo regime giuridico differenziale? Ed è altamente pericoloso l'angolo di visuale reazionario dello scontro di civiltà.

    Mordecaj

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    1. lo so bene che il problema è a monte, che si tratta di una delle tante contraddizioni del sistema alla quale non c'è soluzione. lo scontro (chiamalo come vuoi) è nei fatti, nei maledetti fatti quotidiani. andresti ad abitare in un quartiere di pakistani? Fatti tuoi, ma non accusarmi di visuale reazionaria se non ci sto.

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    2. Perché deve rimanere questo regime giuridico differenziale?
      perché dovrebbe essere ormai evidente IN CORPORE VILI che e' la comune cultura che permette alle masse di difendersi mentre "l' internazionalismo" invece sia la cifra del Kapitale.
      E la cosa a me è stata sempre banalmente evidente e non ho mai capito da dove un pensatore sottile come Marx abbia tirato fuori la grossolana "piddinata" dell' "internazionalismo proletario ".
      Ma siamo sicuri che l' abbia veramente scritta Lui ? ..:-)
      ws

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  8. Olympe, lungi da me darti della "reazionaria", tutto il tuo blog testimonia del contrario. Il richiamare i "valori fondamentali della nostra civiltà", come rilevato da altri, è fortemente ambiguo proprio perché inaspettato da un tuo strenuo lettore. Quanto ai quartieri "pakistani"(!?) è giusto che ottengano dignità, accoglienza e lavoro come anche i preliminari diritti democratici elementari. Questa è l'opinione di un pervicace internazionalista.
    Mordecaj

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    1. lo so che la mia posizione è inaspettata, e volutamente un poco (ma solo un poco) provocatoria. dobbiamo dirci la verità: dignità, accoglienza e lavoro (come se fosse facile, per tutti). sono d'accordo, ma il punto è un altro, e credo di averlo espresso chiaramente. ciao

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  9. se la scelta è fra integralismo a patina religiosa (con annesso fanatismo e misoginia) e laicismo borghese (e relativa esaltazione dell' identitarismo nazionale o per contro dell' illuminismo pan-europeo) lascio volentieri fare a voialtri, io cerco di affrancarmi, senza riuscirvi, da entrambi. in qualche modo trovo il secondo più odioso del primo però.

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  10. • “Chi se lo fosse mai creso”: un post del genere su un blog del genere.
    • Abbiamo recentemente parlato della falsità di francesi e inglesi, Sykes-Picot, nei confronti degli arabi. Seguirà, nel 1947, la risoluzione 181 dell’Onu per la Partizione della Palestina e la conseguente guerra del 1948 e risoluzione ONU 194. Nel 1953 il golpe per far fuori Mosadeq, Primo Ministro dell'Iran, a seguito degli avvenimenti connessi al mancato rinnovo della concessione sullo sfruttamento del petrolio alla Anglo-Iranian Oil Company, che lo shah Reza Pahlavi aveva rilasciato nel 1933 ai britannici. Nel 1954-1962 guerra d’Algeria, fine della colonizzazione francese, emigrazione massiccia relegata e discriminata nelle Banlieue(lieu de ban) . Nel 1956 l’intervento militare in Egitto di israeliani, francesi e inglesi contro Nasser che aveva nazionalizzato il Canale di Suez. Nel 1967 altra guerra israelo-palestinese e risoluzione ONU 242. Ancora guerra nel 1973 e risoluzione ONU 338. E arriviamo al 1979: invasione sovietica dell’Afghanistan e aiuti USA ai talebani, ritorno in Iran dell’Ayatollah Komehini e guerra contro l’Iraq nel 1980 fomentata dagli USA. I° guerra del Golfo, USA-Iraq, 1990-91. I tentativi di pace israelo-palestinesi sembrano raggiunti con gli accordi di Oslo del 1993-94, ma nel 1995 il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, artefice degli accordi(“La pace si negozia con i nemici”, anche se TERRORISTI) , fu ucciso da un fanatico religioso ebreo. Viene eletto Benjamin Netanyahu che ha sempre ostacolato qualsiasi accordo.
    • Siamo al 2001, le torri gemelle, 2001 invasione dell’Afghanistan, 2003 II° guerra del Golfo, invasione dell’Iraq(guerre ancora in corso). 2011 guerra in Siria, nascita di 2 gruppi fondamentalisti ISI e ISIS.
    http://www.infodata.ilsole24ore.com/2017/06/11/scopri-flussi-dei-rifugiati-conflitti-gli-effetti-delle-guerre-dal-2000-al-2015/

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    1. mi pare di aver espresso un'opinione meno ideologica della sua, e non vedo cosa c'entri il suo commento, ossia la questione del nazionalismo arabo e segnatamente palestinese, e certe cose mi pare di averle chiarite nei miei commenti
      pongo un problema, che non va affrontato, da un lato e dall'altro, con i metodi di una crociata

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  11. Al signor ws:
    l'Ottocento e la gran parte del Novecento sono stati periodi dove non esisteva l'UE, non c'erano le masse migratorie dall'Africa o dall'Asia con i numeri degli ultimi 20-30 anni, dove il nazionalismo era fortissimo e quindi come conseguenza si potrebbe pensare che c'era un bel pò di "comune cultura" all'interno dei vari paesi occidentali. Chissà perché però in questi periodi di forte "comune cultura" tra lavoratori salariati non sono mai nate rivoluzioni anti-capitaliste di cifra comunista che abbiano almeno tentato di rovesciare il potere, al massimo ci sono stati regimi di stampo "nazional-socialista", con tutto quello che sappiamo.
    Che dite, sarà stato pure un pò troppo nazionalismo il limite delle lotte operaie in Occidente?
    Saluti,
    Carlo.

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