giovedì 15 dicembre 2016

Think different



Fa un certo effetto leggere della “piramide” Feltrinelli e dunque della nuova sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. “Ci vuole coraggio a fare certe scelte”, scrive Sergio Rizzo sul Corriere, che così prosegue: “Il caso della Fondazione Feltrinelli è la dimostrazione che a Milano esiste una borghesia ricca e altrettanto consapevole delle proprie responsabilità da essere disposta a mettere in gioco anche ingenti risorse per operazioni, non necessariamente di tenore speculativo, che cambiano e modernizzano la città”.



Una borghesia ricca, non v’è dubbio, e però con memoria assai labile. Ci si è dimenticati chi fu Giangiacomo Feltrinelli? Non mi riferisco all’editore e ai suoi meriti. Com’è noto non ha pubblicato solo librini sulle tecniche della guerriglia tupamara e libroni di Guevara, ma anche celeberrimi romanzi e opere come quelle di Ferdinando Galliani, uno dei pochi economisti rispettati da Marx. A che cosa si stava accingendo Giangiacomo quando è morto? Leo Valiani, riconosciuto pater patriæ, lo stesso che poi sparò ad alzo zero sulle Brigate Rosse, disse ad epitaffio che Giangiacomo, nome di battaglia Osvaldo, “agiva in perfetta buona fede e con disinteresse totale, che meritano il massimo rispetto, nella sua evoluzione politica cospirativa”.

La strage che il 12 dicembre 1969 uccise 17 persone e ne ferì 88, segnò una cesura. È totalmente falso, nella ricostruzione storico-giudiziaria, coltivare il luogo comune di una verità ignota, di una strage senza paternità, di misteri totalmente mai diradati (*). Già allora s’intuì subito di che cosa si trattava. Contro questa strategia eversiva Feltrinelli entrerà in clandestinità, finanzierà la lotta armata, e infine salterà in aria mentre prepara un attentato ai tralicci Enel di Segrate. La ricca e responsabile borghesia chiamava tutto ciò “evoluzione cospirativa”. C’era molta acqua in cui nuotare, almeno fino a quando quella stessa “borghesia ricca e altrettanto consapevole delle proprie responsabilità” non scoperse con raccapriccio, qualche tempo dopo, che si stava facendo sul serio.


E se dedicassimo alla memoria di Fabrizio Pelli non dico una Fondazione (per queste cose ci vogliono i danè), ma per esempio una biblioteca di paese? Scriverebbe anche in tal caso Sergio Rizzo “Ci vuole coraggio a fare certe scelte”? Eppure la borghesia ricca e altrettanto consapevole delle proprie responsabilità non potrebbe negare che "Bicio" Pelli, lasciato morire in carcere di leucemia, “agiva in perfetta buona fede e con disinteresse totale, che meritano il massimo rispetto”.

(*) Carlo Digilio, neofascista di Ordine Nuovo, ha confessato il proprio ruolo nella preparazione dell’attentato e ottenuto nel 2000 la prescrizione per il prevalere delle attenuanti riconosciutegli appunto per il suo contributo. La Cassazione, nel 2005, nel confermare l’assoluzione in appello del trio Zorzi-Maggi-Rognoni condannato in primo grado nel 2000 all' ergastolo, ha chiaramente scritto che con le nuove prove, emerse nelle inchieste successive allo “scippo” del processo milanese nel 1972 e alla definitiva assoluzione nel 1987 degli ordinovisti veneti Franco Freda e Giovanni Ventura, entrambi sarebbero stati condannati. Neppure “servizi deviati”, depistaggi e “ruolo degli americani” sono concetti che prescindono da punti fermi giudiziari. L’ex generale del Sid, Gian Adelio Maletti (dal 1980 riparato in Sudafrica), e il capitano Antonio Labruna hanno condanne definitive per il depistaggio di indagini alle quali sottrassero protagonisti cruciali fatti scappare all’estero. E circa il ruolo americano è stata ricostruita la catena di comando Usa che gestiva il neofascista Digilio come collaboratore nascosto della Cia. La borghesia ricca e altrettanto consapevole delle proprie responsabilità s’è dimenticata di queste cose.


3 commenti:

  1. „Fino a quando sussiste il regime borghese, col monopolio della stampa in mano al capitalismo e quindi con la possibilità per il governo e per i partiti borghesi di impostare le quistioni politiche a seconda dei loro interessi, presentati come interessi generali, fino a quando sarà soppressa e limitata la libertà di associazione e di riunione della classe operaia o potranno essere diffuse impunemente le menzogne più impudenti contro il comunismo, è inevitabile che le classi lavoratrici rimangano disgregate, cioè abbiano parecchie volontà. (da La volontà delle masse, l'Unità, 24 giugno 1925)“
    – Antonio Gramsci

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    1. Penso sia legittimo esprimere un parere contrario a Sergio Rizzo nella sua valutazione urbanistica "..cambiano e modernizzano la città". Sul cambiare non c'è disaccordo, sul come modernizzare si discute.
      L'area di considevole superficie attualmente sede della Fondazione Feltrinelli ( e di Microsoft) era occupata in precedenza da una nota e vecchia Impresa vivaistica la 'Fratelli Ingegnoli' , pertanto area completamente a verde(non so se l'area sia stata di proprietà di quest'ultima). Suppongo evidente,almeno per me, che l'intervento sia urbanisticamente'fuori scala'rispetto all'intorno e che per i poveri milanesi (nonchè dirimpettai della piramide)la riduzione sistematica di verde sia pubblico che privato è una triste costante.
      Sulla differenza che intercorre tra interventi edilizi gestiti dalla cultura o da un Ligresti qualsiasi lascio il giudizio ai più esperti.

      PS Perchè non dedicare alla memoria di Giuseppe Pinelli una biblioteca di quartiere?
      Agì in buona fede e soprattutto non fece mai male a nessuno. Anarchico?

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    2. anarchico, certamente. ricordiamolo anche nel rispetto per le sue idee.
      concordo sul resto.

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