lunedì 28 novembre 2016

Pure Stalin passa per essere stato comunista



Un amico, in un commento a proposito di Castro, mi scrive: “con quello che si legge in giro …”. Gli ho risposto: “basta non leggere”. L’analfabetismo unito alla strumentalizzazione ideologica non è una novità. In simili occasioni ci si butta a capofitto. Ed ecco che Castro, suo malgrado, diventa nientemeno che “l’ultimo comunista”. Immagino perché i castristi alzavano il pugno e si chiamavano tra loro “compagni”. E pure Stalin del resto passa per essere stato comunista. Poco importa che i comunisti li fece assassinare e fucilare.

Se si cerca un antecedente immediato alla rivoluzione cubana, si può trovare, mutatis mutandis, nella rivoluzione messicana di qualche decennio prima. L’esito fu diverso per molteplici motivi, tra i quali l’ingerenza diretta statunitense con l’invio in Messico perfino di un proprio contingente (anche se combinò poco o niente). Poi il fatto che il mondo non era ancora diviso in due blocchi, e per il fatto che Zapata e Villa (si pronuncia alla spagnola) non avevano un pedigree come Fidel Castro, Frank País, Ernesto Guevara. Eccetera.

Castro fu un dittatore? Dipende dal punto di vista. Per un proprietario latifondista espropriato, o per il tenutario di un bordello, lo fu senz’altro. Del resto, a due passi da Cuba s’estende la più grande democrazia del mondo. Il regime di Pretoria prese a modello la segregazione americana per il suo apartheid. Nel 1896 la Corte suprema degli Usa dichiarava costituzionale la segregazione razziale. Per una sentenza opposta si dovette attendere il 1956. Il diritto effettivo di voto ai neri divenne meno aleatorio solo sotto la presidenza di Lyndon  Johnson (1965). E tuttavia la segregazione razziale è e restarà un problema scottante negli Usa. Per farsene un’idea, basta ascoltare questa puntata di Raistoria. Sentite cosa si dice, tra l’altro, del Ku Klux Klan. Non è solo quel che si crede comunemente. Sintomatico che lo storico che interviene nella trasmissione televisiva non possa consigliare altro sull’argomento della segregazione razziale negli Usa che un romanzo. I libri non serve bruciarli, basta non scriverli o non pubblicarli.


Ad ogni modo, sul Castro comunista e dittatore, sulla democrazia in America, eccetera, pensate ciò che volete.

15 commenti:

  1. Sì, per farsi un idea di come vanno le cose dagli slums ai piani alti di Baltimora c'era quella serie tv: "The wire", le ultime stagioni in particolare

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    1. basta guardare qualsiasi film o serie tv americani dove gli attori non fanno che bere, qualunque cosa basta che sia in un bicchiere. per esperienza personale posso dirti che più ancora dell'obesità, della droga, ecc. l'alcolismo nella popolazione americana, in tutte le classi sociali, è problema gravissimo. molto più che nell'europa dell'est, per esempio. questa fatto la dice lunga.

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  2. Fidel non ha fatto nessuna rivoluzione comunista e il regime cubano non ha fatto alcun passo al di fuori dal capitalismo.
    Il regime cubano basato sul potere della famiglia Castro non ha nulla a che fare col socialismo. Questo non dipende dalla nequizia dei fratelli Castro, ma dal fatto che non si fa il socialismo in un solo paese, non si può parlare di rivoluzione comunista se dopo quasi 60 anni Cuba sguazza nel brodo mercantile. Dove c'è la vendita della forza lavoro o del corpo femminile non c'è il socialismo, ma il capitalismo. Il crimine dei fratelli Castro non è stato quello di non avere instaurato un'economia collettivista, cosa che non era nei loro poteri, ma è stato quello di contrabbandare il capitalismo e le sue miserie per socialismo.

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    1. potrei essere tutto sommato d'accordo, ma lei è troppo netto. primo, perché il superamento del capitalismo, fatta la tara da altre considerazioni, non è questione di una stagione storica soltanto (avessimo le sue certezze, noi comunisti vivremmo meglio). poi perché parlare di "crimine dei fratelli Castro" mi sembra sopra le righe, pur concedendo ampiamente che in molti nel novecento e ancor oggi contrabbandano per socialismo ciò che non è.

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    2. Fidel, rivoluzionario anticolonialista borghese, ha compiuto una rivoluzione che col socialismo non aveva nulla a che fare poiché il soggetto che l'ha compiuta era un aggregato di classi diverso dal proletariato industriale. È cosa scema buttarla sul personale prendendosela col nefando dittatore. Fidel il socialismo non poteva farlo per un semplice motivo: l'isolamento di Cuba a causa della mancata rivoluzione comunista nelle metropoli capitalistiche. In assenza dei presupposti oggettivi, Fidel anche se lo avesse voluto non avrebbe potuto "fare il socialismo". L'unica cosa che si poteva fare dopo la rivoluzione restava la gestione del capitalismo. Cuba è sempre rimasta borghese, e a proposito dei crimini dei fratelli Castro: la repressione del dissenso si è manifestata sotto forma della sistematica criminalizzazione che ha trasformato in criminali comuni tutti gli oppositori, il tutto condito con un soffocante moralismo che ancora fino ai primi anni '90 spediva in galera gli omosessuali. Fidel che marxista non era prima della rivoluzione e non lo è stato neanche dopo, al di là dei proclami, ha gestito un capitalismo straccione cercando appoggi in altri regimi borghesi reazionari spacciati per progressisti (URSS, Assad, Gheddafi, ecc.) e mantenendo buone relazioni con regimi anche apertamente reazionari come la Spagna di Franco che non aderì al bloqueo e che per molti anni garantì i collegamenti aerei con la Havana. Il regime di Fidel non è certamente stato la dittatura del proletariato, ma quella sua personale e ora del suo clan familiare dato che la gestione del potere resta in famiglia.

      A ognuno le sue certezze, a ciascuno i suoi dubbi!

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    3. facile tagliare la storia col coltello

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  3. La cosa più interessante è in questi giorni ,l'affannarsi di "opinionisti", "scrittori" "romanzieri "media e quant'altro e qualcos'altro a tirare per la giacca la STORIA per dare assoluzioni o condanne .
    Ancora non è ben chiaro cosa sia stato Dionisio di Siracusa o Pericle a sentire certi opinionisti del tempo come Plutarco o Cicerone (sic!) .
    Meglio le commedie di Aristofane, almeno si ride..!

    Facciamoci coraggio !

    caino

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    1. TRAVI E PAGLIUZZE
      Stati che in passato sono stati governati da dittature militari in Sud America:
      • Argentina - José E. Uriburu (1930-1932); Pedro Pablo Ramírez (1943-1944); Edelmiro J. Farrell (1944-1946); Eduardo Lonardi (1955); Pedro E. Aramburu (1955-1958); Juan Carlos Onganía (1966-1971); Roberto M. Levingston (1971); Alejandro A. Lanusse (1971-1973); Jorge Rafael Videla (1976-1981); Roberto Eduardo Viola (1981); Leopoldo Galtieri (1981-1982); Reynaldo Bignone (1982-1983)
      • Bolivia - René Barrientos Ortuño (1964-1966); Juan José Torres Gonzáles (1970-1971)
      • Brasile - Humberto de Alencar Castelo Branco (1964-1967); Emílio Garrastazu Médici (1967-1974); Ernesto Geisel (1974-1979); João Baptista de Oliveira Figueiredo (1979-1985)
      • Cile - Augusto Pinochet (1973-1990)
      • Colombia - Gustavo Rojas Pinilla (1953-1957)
      • Costa Rica - Federico Tinoco Granados (1917-1919)
      • Cuba - Alberto Herrera y Franchi (1933); Fulgencio Batista (1952-1959)
      • Ecuador - Guillermo Rodríguez Lara (1972-1976)
      • El Salvador - Maximiliano Hernández Martínez (1931-1944); Salvador Castaneda Castro (1944-1948); Óscar Osorio (1948-1956); José María Lemus (1956-1960); Josè Napoleon Duarte (1972-1989)
      • Guatemala - Jorge Ubico (1931-1944); Carlos Castillo Armas (1954-1957); Efraín Ríos Montt (1982-1983)
      • Haiti - François Duvalier (1957-1971); Raoul Cédras (1991-1994)
      • Honduras - Oswaldo López Arellano (1963-1971, 1972-1975)
      • Nicaragua - Anastasio Somoza García (1932-1956)
      • Panama - Omar Torrijos (1968-1981); Manuel Noriega (1983-1989)
      • Paraguay - Serie di governi militari provvisori (1940-1948); Alfredo Stroessner (1954-1989)
      • Perù - Manuel Odría (1948-1956); Juan Velasco Alvarado 1968-1975); Francisco Morales Bermúdez (1975-1980)
      • Repubblica Dominicana - Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961); Pedro Rodríguez Echaverría (1962-1965); Héctor García Godoy (sotto l'influenza dell'Esercito Americano) (1965-1966)
      • Suriname - Dési Bouterse (1980-1988)
      • Uruguay - Juan Maria Bordaberry (1973-1985)
      • Venezuela - Carlos Delgado Chalbaud (1948-1950); Marcos Pérez Jiménez (1952-1958); Wolfgang Larrazábal (1958)

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  4. beh, come dire, se chi si definisce "comunista" o "marxista" o "socialista" rifiuta sistematicamente per decenni ogni chiarimento circa il reale significato di questi termini, rimandando sempre ai sacri testi, di cui però si riserva il diritto all'interpretazione autentica, dando vita ad un movimento che ha poco di politico e molto di religioso; perché alla fine sorprendersi se su tutto prevale la confusione e il pressapochismo ?

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  5. Una domanda: puoi farmi l'esempio di un sistema concretamente esistito di tipo comunista-socialista-altro che meritasse (o meriti, se esiste ancora) di essere appoggiato? Sono molto interessato alla tua risposta

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    1. il comunismo non è qualche cosa che debba essere instaurato, bensì il risultato di un lungo processo storico.
      L'abolizione di rapporti di proprietà esistiti fino a un dato momento non è qualcosa di distintivo peculiare del comunismo. Tutti i rapporti di proprietà sono stati soggetti a continui cambiamenti storici, a una continua alterazione storica. Per esempio, la rivoluzione francese abolì la proprietà feudale in favore di quella borghese.

      Quel che contraddistingue il comunismo non è l'abolizione della proprietà in generale, bensì l'abolizione della proprietà borghese.

      Ma la proprietà privata borghese moderna è l'ultima e la più perfetta espressione della produzione e dell'appropriazione dei prodotti che poggia su antagonismi di classe, sullo sfruttamento degli uni da parte degli altri.


      per venire allo specifico della tua domanda ti consiglio questa lettura:

      https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1884/famiglia/index.htm

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    2. vabbè le solite domande senza risposta:

      abolizione della proprietà borghese per sostituirla con cosa ?

      perché la "cosa" indeterminata che dovrebbe sostituire la proprietà borghese dovrebbe essere preferibile a questa ?

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    3. è vero, nessuno ci ha mai pensato prima
      grazie per la segnalazione

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    4. Rinnovo la mia domanda: esiste o è esistito un concreto paese che una marxista possa dire di poter appoggiare? La Cuba di Fidel Castro mi par di aver capito no, l'URSS di Stalin neppure. Ma quali? Così per capire. Marx e Lenin consideravano di grandissisima importanza la pur immatura Comune di Parigi. Tu Olympe cosa pensi?

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    5. mi pare di aver risposto esaurientemente. leggi bene e rifletti su ciò che ho scritto. ciao

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