martedì 23 agosto 2016

Un motivo che viene prima di tutti gli altri


Viviamo, e non importa se nostro malgrado, in un paese dove l’onestà è tema sinodale, dove i gioiellieri dichiarano al fisco un imponibile medio di 14mila euro annui, dove l’imposta di successione e quella sulle donazioni sono le più basse della UE e tra le più blande dell’emisfero Nord, dove le società trasferiscono coraggiosamente la propria sede fiscale nei paradisi autorizzati dalla UE.

Siamo un paese dove non c’è architetto, geometra o assessore, disposto a spostarsi dalla parte dell’intelligenza e del gusto. Dove chi riceve uno stipendio alla pari o più che doppio rispetto a Obama, non può, psicologicamente e oggettivamente, sentirsi umano. Un paese dove il diritto è ad assetto variabile, dove dominano i clan, e l’egoismo e la mediocrità sono autorizzati a far gravi danni.

Dunque, se in un paese del genere accadono abitualmente queste e molte altre cose, ancor più gravi, e se ancora in un paese così si rimpiangono – non sempre immotivatamente – quei lazzaroni dei papi e quei pezzi di merda dei borboni e degli asburgo, un motivo ci sarà.

Un motivo che viene prima di tutti gli altri possibili o anche solo immaginabili. E non può essere altro che questo: a tanta, troppa gente viene comodo per un modo o per l’altro questo stato di cose. Le geremiadi, le intemerate, gli infusi di cordoglio, le grida di allarme, le doglianze spicciole o a pacchi, i moniti, i richiami alla realtà, diventano solo fuffa (nel mazzo mi ci metto pure io, chiaro).



5 commenti:

  1. la storia italiana (travagliata non più di tante altre) ha stratificato soprattutto l'arte di arrangiarsi a tutti i livelli, a volte essa agisce come incrostazione passatista a volte come agilità innovativa. Quella italiana è una società che fa molta fatica ad essere organica, troppe nicchie d'interesse che incrociano e ne avversano altre. L' ineguale sviluppo sociale ne è il prodotto e la sua risorsa.

    Il duce non disse che "governare gli italiani è inutile"? Proprio lui che c'aveva la fissa di fare dell' Italia un insieme duro e compatto..

    Oggi che l' abilità capitalistica si misura nei termini squisitamente sociali di "sistema paese" (che è concretamente la qualità e il costo delle merci o dei servizi prodotti) è ovvio che il paese rivela tutta la fragilità (che non è la mancata rivoluzione borghese!)con cui si è adattato -parrebbe controvoglia- al più vasto percorso storico europeo e fa fatica a competere globalmente, questa volta è difficile aspettare per capire da che parte tira il vento.

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    1. concordo, salvo che nell'ineguale sviluppo che è la nostra vera palla al piede

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    2. certo che la questione meridionale è la nostra palla al piede ma ha fatto la fortuna di tanta imprenditoria legale e illegale -e anche di tanta classe politica; anche quella è in fondo una strada alla accumulazione: di scarsa qualità e così socialmente reazionaria che non ne usciamo più dal punto di vista strutturale

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  2. Lo disse Giolitti prima di Mussolini, proprio Giolitti il compendio dei politici italioti, divus Giulio permettendo, un'entità geografica lunga e stretta che va dal profondo nord teutonico al profondo sud messarabico, che si pretende, che abbia il senso di appartenenza? A che poi? La 'roba' di verghiana memoria, quella sì, altro non c'è, sempre nave sanza nocchiero in gran tempesta e pure bordello......
    Caifa.

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  3. L'ineguale sviluppo non solo italiano, ma mondiale è conseguenza del sistema capitalismo.
    Accresce le contraddizioni, ma contemporaneamente permette il perpetuarsi del sistema.

    caino

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