venerdì 1 luglio 2016

Porca miseria


Entro il 2030 moriranno per cause prevedibili 69 milioni di bambini sotto i 5 anni, altri 167 milioni vivranno in povertà e 750 milioni di donne si saranno sposate da bambine mentre più di 60 milioni di piccoli in età da scuola primaria non avranno istruzione.

Lasciamo stare il capitalismo e cose così, poniamoci una domanda semplice: a che cosa serve far crescere il Pil, produrre sempre di più, se queste situazioni non sono poste al centro delle nostre preoccupazioni? Com’è tollerabile che 85 persone possiedano una ricchezza pari alla metà più povera del pianeta, quella che soffre di ogni penuria?

Ora poniamoci un’altra domanda un po’ meno semplice, ossia quella che riguarda le responsabilità. E non mi riferisco agli 85 personaggi di cui solo di alcuni conosciamo i nomi, i quali probabilmente non sono nemmeno in grado, dato il loro patrimonio, di comprendere correttamente la questione. Mi riferisco invece a quella varia intellettualità legata ai possessori della ricchezza. Sono i portavoce di un mondo morente che non ha più nulla a che fare con l’avvenire. Respingendo ogni idea di alternativa radicale all’esistente, essi respingono gli interessi generali dell’umanità stessa.

Essi condividono certamente l’opinione che in questo mondo non tutto sia a posto. Anzi, essi si rendono conto dell’irrazionalità di questo sistema, e ciò nonostante si comportano quotidianamente come se questo mondo fosse razionale e l’unico possibile. Non deve stupire che il loro modo di pensare non incida sul mondo. Essi considerano una sola tendenza, e sono d’accordo per lasciare sostanzialmente le cose come sono, come se i fatti non fossero obiettivi e impegnativi per tutti.

Con l’appoggio che essi offrono al mantenimento degli interessi della classe dominante, ai rapporti capitalistici di produzione e proprietà, essi tradiscono gli interessi dell’umanità intera. Lo scettico borghese, falsamente obiettivo, non vuol intendere di essere, volente o nolente, parte in causa in questa grande lotta, poiché non chiama lotta quella violenza permanente esercitata da un piccola classe sociale sull’umanità.

In fondo non c’importa nulla dei figli degli altri e dell’umanità intera. È significativo che dalla caduta del famigerato Muro, in ogni angolo del mondo, dall’Ungheria a Ceuta e Melilla, dalla Palestina a Nicosia, si siano alzati 10.000 chilometri di nuove barriere, nuove cortine di ferro-cemento, per non parlare dei muri invisibili ma non meno reali posti in essere con le nuove dinamiche di esclusione e separazione.


Che fare? Intanto prendiamo perlomeno posizione, porca miseria!

13 commenti:

  1. E non finisce qui. Questa società di merda offre ancora ampi margini di peggioramento. Alla faccia di tutti gli ignavi.

    O socialismo o barbarie.

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  2. " Nel maestro, il nuovo e significativo si sviluppa in mezzo al letame delle contraddizioni; egli ricava violentemente la legge dai fenomeni contraddittori. Le contraddizioni stesse che stanno alla base testimoniano la ricchezza del fondamento vivo da cui egli ricava la sua teoria. Per il discepolo la cosa è diversa. La sua materia prima non è più la realtà, ma la nuova forma teoretica in cui il maestro l’ha sublimata. Sia l’opposizione teoretica degli avversari della nuova teoria, sia il rapporto spesso paradossale di questa teoria con la realtà, lo spronano al tentativo di confutare la prima e di eliminare, spiegandolo, il secondo. In questo tentativo si avviluppa esso stesso in contraddizioni, e mentre cerca di risolverle egli manifesta l’ iniziale dissoluzione della teoria, di cui è il rappresentante dogmatico"

    per anni mi sono arrovellato sul perchè gli epigoni marxiani sono stati, tranne pochi, così al di sotto dei maestri, poi il dilemma l'ha risolto Marx stesso.

    La cosa vale per gli intellettuali della borghesia, quale che sia la fazione sociale (economica, politica, culturale) a cui fanno riferimento. Uuno sguardo a volo d' angelo (perchè di sguardo umano e non di uccello c'è bisogno) su questa disumanità radicale gli è precluso essendo essi stessi, falchi e colombe, progressisti o fieramente reazionari, epigoni oramai secolarizzati che si rispondono tra loro e non più alla realtà complessiva. La schiettezza degli osservatori classici è persa per sempre.

    Bisogna fare da sè, la questione degli intellettuali è così marcia da risultare noiosa, conquistare uno sguardo nuovo non è appunto questione culturale o di intelligenza

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    1. la cosa vale anche per i presenti o questi sono esclusi ?

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    2. Credo e son convinto di aver capito.
      Prescindendo da questo, dico che nella pratica politica e militante di tutti i giorni occorra ri-costruire una diffusa coscienza di classe. Cosa che non può essere evidentemente delegata ai borghesucci della cosiddetta sinistra radicale, in Italia e nel Mondo. Può farlo solamente un'avanguardia organizzata in un partito di classe, marxista, rivoluzionario e internazionalista.
      Al di fuori di questa prospettiva vedo soltanto un immenso mare di merda che si sta mangiando le coste. Piano piano ma inesorabilmente.

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    4. Stai sulla costa. E il tuo posto. Ti sentirai realizzato.

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    5. Nella vita ho sempre avuto una certa diffidenza per l'epiteto fisiologico, qui addirittura si descrive fenomeno ed eziologia : temo infatti l'effetto boomerang.

      (Ma che t'avrà mai fatto Mario)

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    6. Pensavo di interloquire fra pari, a prescindere. Evidentemente non ho capito una sega, mi ritrovo,mio malgrado, a chiacchierare fra estranei. Buon anno.

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    7. incidente tecnico, scuse a mario

      a chissacosera:

      te pigliasse una colica :-)

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  3. Chi afferma di essere oggettivo mente per definizione. La faziosità esplicita è un valore morale disconosciuto in una società che sostituisce la capacità critica con una comoda ed acquiescente ipocrisia verso il luogo comune ed il politicamente corretto.

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    Le questioni di purezza ideologica sono la cifra che ha caratterizzato il Socialismo fino dalle sue origini, ancor prima di Marx.

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    [...]85 personaggi di cui solo di alcuni conosciamo i nomi, i quali probabilmente non sono nemmeno in grado, dato il loro patrimonio, di comprendere correttamente la questione.[..]

    La comprendono benissimo e se non lo comprendono più è perchè ormai vivono in atmosfere rarefatte e sigillate.Tuttalpiù,come d'uso, rimane l'uscita di sicurezza di una misera o più consistente filantropia.Lo sanno bene coloro che hanno avuto o hanno modo di convivere per lavoro o per diletto con i 'veri' padroni del vapore. Resta, non la chiamerei umanamente soddisfazione, che il più delle volte vivono situazioni familiari disastrose.Il denaro ha sempre un costo.
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    Quali presenti? Cosa deve valere per i fantasmi leggenti e scriventi? L'adesione ideologica generale, l'adesione al tema e ai contenuti oggi trattati?
    Ho seri dubbi che Warren Buffett oltre il NYT la mattina apra la posta con Diciottobrumaio.
    Ciò che conta dal principio alla fine è quello che poi ciascuno fa, altrimenti restano piccoli esercizi di narcisismo di tastiera.

    gg

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  4. A meno che non si voglia intraprendere qualche nobile missione filantropica, in che modo è possibile per noi prendere posizione nei confronti di situazioni ingiuste presenti in altre società diverse dalla nostra, senza intervenire direttamente in esse, cioè imponendogli i nostri valori e i nostri assetti economico-sociali (libertà di pensiero, uguaglianza di genere, famiglia monogamica, natalità responsabile, laicità dello Stato, libera concorrenza, proprietà privata dei mezzi di produzione, moderni metodi di lavoro...) ? (*). Già mi pare difficile convergere verso una comune teoria della giustizia entro i nostri confini.
    Dante
    (*) La domanda non è retorica. Sono ignorante in filosofia politica, amo la verità e la giustizia e sono qui per imparare.

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