martedì 31 maggio 2016

Breve cronaca di una falsificazione


L’Introduzione per l’edizione in opuscolo di Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, che uscì a Berlino nel 1895, fu scritta da Engels pochi mesi prima della sua morte, fra il 14 febbraio e il 6 marzo 1895. Proprio il 6 marzo, tramite una lettera di Richard Fischer, la direzione del Partito socialdemocratico tedesco, adducendo motivi di opportunità tattica e accennando al pericolo sempre incombente di una legge contro i socialisti (*), chiese ad Engels di attutire il tono, ritenuto troppo rivoluzionario, dell’Introduzione e di accogliere una serie di modifiche che si considerava necessario apportarvi.


In una lettera di Engels a Fischer, dell’8 marzo 1895, scoperta successivamente e pubblicata per esteso solo nel 1967, Engels, pur manifestando riserve e critiche nei confronti dell’atteggiamento irresoluto del partito e delle sue preoccupazioni legalitarie, accolse, salvo alcune eccezioni, le richieste di modifica avanzate dalla direzione del Partito socialdemocratico tedesco e consentì che fossero cancellati i passi relativi ad una eventuale lotta armata del proletariato contro la borghesia. Scrive Engels:

Caro Fischer,
ho tenuto conto, per quanto mi è stato possibile, delle vostre gravi perplessità, sebbene non riesca a vedere, almeno nella metà dei casi, in cosa consista la vostra perplessità. Io non posso supporre che voi abbiate intenzione di darvi anima e corpo all’assoluta legalità, alla legalità in ogni circostanza, alla legalità anche nei confronti delle leggi infrante da chi le ha fatte, in breve, alla politica del porgere la guancia sinistra a chi abbia colpito la destra. Sul Vorwärts, a dire il vero, la rivoluzione viene talvolta rinnegata con la stessa energia con cui prima – e forse anche fra non molto – veniva predicata. Ma questo non posso considerarlo come normativo.

Io sono del parere che non ci guadagnate niente predicando la rinuncia assoluta a menar le mani. Crederlo, non lo crede nessuno; nessun partito in qualsiasi paese arriva a rinunciare al diritto di opporsi, armi alla mano, all’illegalità.

Ma io devo considerare anche il fatto che i miei scritti vengono letti anche dagli stranieri – francesi, inglesi, svizzeri, austriaci, italiani, ecc. – e di fronte a loro io non posso assolutamente compromettermi sino a tal punto.

È di sicuro interesse anche il seguito della lettera, che si puà leggere nell’ultimo volume, il cinquantesimo, dell’edizione italiana delle opere complete di Marx-Engels.

Sennonché, ancor prima che uscisse l’edizione in opuscolo, il 30 marzo 1895, apparve sul Vorwärts, organo centrale  della socialdemocrazia tedesca, un articolo di fondo intitolato Wie man heute Revolutionen macht (Come si fanno oggi le rivoluzioni) in cui, all’insaputa di Engels, venivano citati diversi brani della sua Introduzione, scelti in modo tale da farlo apparire, come egli si lamentò con Karl Kautsky, il 1° aprile 1895, “un pacifico sostenitore della legalità ad ogni costo”.

Engels si dolse di queste subite manipolazioni anche in una lettera a Paul Lafarge del 3 aprile 1895:

Liebknecht mi ha appena fatto un bello scherzo. Ha preso dalla mia introduzione agli articoli di Marx sulla Francia dal 1848 al 1850 tutto quanto poteva servigli a sostegno della tattica ad ogni costo pacifica e contraria alla violenza che gli piace predicare da qualche tempo, e soprattutto in questo momento in cui a Berlino si preparano le leggi repressive. Ma questa tattica io la raccomando solo per la Germania d’oggi e, anche qui, con considerevoli riserve. Alla Francia, al Belgio, all’Italia, all’Austria questa tattica non si adatta nella sua interezza e, per la Germania, può divenire inapplicabile domani (**).

Per espressa richiesta di Engels, l’Introduzione venne allora pubblicata per esteso, ma sempre con le modifiche richieste tramite Fischer, sulla Neue Zeit. I passi dell’Introduzione soppressi o modificati furono pubblicati per la prima volta  nel 1924 nell’Unione Sovietica a cura dell’Istituto Marx-Enges-Lenin di Mosca. È oggi possibile ricostruire e leggere l’Introduzione engelsiana, non solo nelle modifiche apportate o accolte da Engels rispetto alla versione originaria del proprio scritto, ma anche quelle da lui arrecate nella fase di gestazione della primitiva stesura, nell’edizione critica della “nuova” MEGA (***), dunque in tedesco!

(*) Il 6 dicembre 1894 il governo aveva presentato al Reichstag il cosiddetto progetto di legge contro la sovversione (Umsturzvorlage), secondo il quale erano punibiuli con pene detentive gli atti miranti a sovvertire l’ordine esistente e gli attacchi alla religione, alla monarchia, al matrimonio, alla famiglia e alla proprietà. Il progetto venne respinto l’11 maggio 1895.
(**) Il grassetto indica sottolineature dello stesso Engels.
(***) Sulla “nuova”-“vecchia” MEGA, si vedano i saggi di AA.VV. raccolti da Alessandro Mazzone in MEGA2: Marx ritrovato, grazie alla nuova edizione critica, Roma, 2002.


4 commenti:

  1. cara Olympe,

    ottima risposta,
    anche se per comprendere che la tua era anche una risposta, bisogna aver letto anche un altro Blog.
    Piuttosto parlando di cose attuali consiglio questa lettura "sociologica" sic!

    http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Le-radici-della-crisi-del-ceto-medio-Intervista-ad-Arnaldo-Bagnasco-c27cf15d-123e-4986-866f-74e5cf20bbfa.html?refresh_ce

    da cui si percepiscono due cose
    a) che l'economia è immanente al capitalismo e che a questo punto si sta mangiando la "società".
    Non si comprende chi stia mangiando cosa e se tra il pasto ci siamo anche noi.
    b)E che alla domanda : " quali strade percorrere per superare la crisi, la sociologia risponda che questa è una domanda "impertinente".(tra serio e faceto)

    Conclusione : siamo sempre lì , non sanno cosa fare o che si dovrebbe fare.

    caino

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    1. credo che Malvino abbia citato in assoluta (ripeto: assoluta) buona fede l'Introduzione di Engels

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  2. cara Olympe,

    non v'è nulla nel mio scritto che possa mettere in dubbio la buona fede di Malvino e d'altronde personalmente non mi sono mai sognato ,né mi sogno di farlo nei confronti di una persona che non conosco personalmente, ma solo attraverso i suoi scritti nel Blog, con i quali mi posso a volte trovare in accordo ed altre meno.

    Per andare invece nel dettaglio del tuo testo, mi par di capire che invece fosse tua premura il sottolineare il contesto nel quale maturò tale testo, che chiarisce in modo inequivocabile quali fossero le vere intenzioni di Engel e che "riducendo" all'osso il discorso vanno a parare nelle opportunità tattiche di una strategia più ampia.
    Cosa peraltro sviluppata ed analizzata e praticata da Lenin ,non molti anni dopo.
    Non mi è mai parso che i padri del Comunismo scientifico ,ad di là delle loro persone , nelle analisi si siano mai lasciti andare a considerazioni di carattere moralistico etiche.
    Ancora oggi ,sappiamo bene per esempio che su un tema "quale la violenza ,quella di classe, o del potere è sempre legittima con le dovute coperture moralistiche alle spalle, l'altra comunque e sempre attentato all'ordine costituito.
    Semmai come hai sempre sostenuto pure tu, si tratta di valutazioni di opportunità ,come per la facile "valutazione" delle proteste in Francia , nel merito della prevedibilità dei risultati finali che tali lotte potranno ottenere nell'attuale quadro europeo ed internazionale.
    Effimeri entusiasmi ed esaltazioni sono dannosi, come sempre dimostra la Storia.
    E pure Marx ,quando parlava di Mazzini ,mi pareva chiaro, tanto per fare un esempio.

    caino

    (direi un equivoco che andava chiarito fin da subito a scanso di "equivoci" per il futuro.

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